Text & Photo_ Riccardo Sepe Visconti
Per amare lo chalet Ciro a Mergellina, ed in particolar modo per Amare le sue graffe squisite sono necessari due requisiti ed un sottorequisito (a corollario), eccoli: bisogna Amare Napoli (o essere disposti ad innamorarsene); bisogna essere golosi (o sensibili ai dolci). Il sottorequisito (a corollario) riguarda invece la Città di Napoli: chi davvero ne è innamorato include in questa sua passione un pizzico (generoso) di irrazionalità; se desideri pace, ordine, perfezione, organizzazione, regole, etc. questa non è la Città che fa al caso tuo. Se vuoi entrare in un bar poco affollato, se vuoi che il barista esegua il tuo caffè in silenzio, se non vuoi che il cameriere ti sorrida facendo una battuta mentre ti serve la colazione e – soprattutto – se non sei abituato a fare colazione con l’odore, un po’ untuoso, della salsedine nelle narici (perché il più fascinoso dei Golfi è a due passi da te!), misto – naturalmente – al fitto traffico di macchine, se non sei abituato a parcheggiare la tua auto, non dico in seconda, ma in terza fila, se non accetti l’idea egalitaria che un uomo in grisaglia possa sorseggiare il caffè al fianco di un ragazzo in zoccoli e canottiera… Allora, non hai solo sbagliato chalet, ma hai sbagliato Città. Dunque, dando per scontato che questi problemi (ma sono davvero dei problemi?!…) non li hai, ‘mbè allora corri, sì corri a mangiare quella che senza alcuna ombra di dubbio è la GRAFFA PIÙ BUONA DEL MONDO.
Da Ciro a Mergellina, le graffe le preparano in continuazione, fritte (in leggerissimo e limpido olio di girasole) senza soluzione di continuità; il loro impasto è “povero”, ovvero privo di patate, ma realizzato con una miscela di farine composta espressamente dall’onnipresente (praticamente interviene in tutte le migliori pizzerie – e sono molte! – ed in tutti i ristoranti di tradizione) Mulino Caputo, con lievito, acqua, uova e umilissimo zucchero semolato (niente “dolcificanti strani ed esotici” che non sai mai cosa c’è dentro!…), sublimemente profumato con la vaniglia. Quest’ultima annotazione (il profumo di vaniglia) è FONDAMENTALE, perché la Graffa di Ciro non è sopraffina solo per il gusto, ma anche per la fragranza (che deriva dall’essere – sempre! – appena tirata su dalla friggitrice) e per il suo indimenticabile profumo!… Una piccola nota ulteriormente positiva va assegnata al modo con il quale i camerieri te la servono: ogni graffa viene agguantata da una presina in carta appositamente studiata per quest’uso e quindi ammantata di almeno due tovagliolini di ottima consistenza e perfettamente assorbenti (accessori sempre più rari nei bar, dalla Val D’Aosta alla Sicilia…). Quest’operazione di incappottamento della graffa è utilissima per due motivi: non vi scotterete se il cibo è servito caldissimo, ma soprattutto potrete pulirvi bene (a cose fatte!) la bocca dalla tempesta di granellini di zucchero che, partendo dalla bocca, finirà per coprirvi il volto! Sì, perché la goduria va vissuta fino in fondo, e la Graffa di Ciro non puoi sbocconcellarla a piccoli morsi, ma la devi sbranare agendo come una fiera nella Savana!
Se credi, mentre vivi la tua estasi golosa, puoi attraversare la strada e appoggiarti alla vecchia balaustra di ghisa smaltata che separa il marciapiede (pieno zeppo di bancarelle di tarallari, pescivendoli e venditori di ninnoli realizzati con le conchiglie) e affacciarti su quello che a dispetto di tutto e di tutti resta il panorama della Città più colta, più allegra, più fascinosa e… molto, ma molto probabilmente anche più gustosa del Mondo. Bon appétit!
Opps, dimenticavo: da un po’ lo Chalet Ciro s’è industriato a creare un autentico filone di deliziose varianti sul tema della graffa, è nato, infatti – subito accolto con entusiasmo! – il Cono Graffa: un cono appunto, ma realizzato con impasto di graffa, quindi fritto e avvolto dalla classica copertura di zucchero, farcito, a scelta, con gelato e panna, crema o Nutella…
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