Photo_ Antonello De Rosa
“La nostra terra ha tremato poco più di un anno fa ed ha distrutto cosa? Ha distrutto cose invisibili. Ha distrutto la città invisibile che, viva e pulsante, si muoveva tra il Maio, la Rita e il Fango. Quella città fatta di mestieri, di affetti, di rituali, di consuetudini, di storie (vere e inventate), di incontri, di appartenenze, di ricordi e di racconti. Mentre la città di pietra è stata ferita, lesionata, la città invisibile è stata irrimediabilmente distrutta, polverizzata, come colpita da una bomba nucleare”.(Silvano Arcamone, architetto)
“Se ci guardiamo indietro diventa tanto più urgente un progetto serio di messa in sicurezza. Certo, non possiamo dire con assoluta certezza che il terremoto si verificherà ancora così come è stato il 21 agosto 2017, ma per principio di precauzione dobbiamo lavorare intorno a questo tema. Mettere in sicurezza i centri urbani è un investimento sul futuro, a breve come a medio-lungo termine. Si dovrebbe ragionare così per tutto il territorio nazionale e purtroppo non accade; ma almeno nel caso di Ischia, abbiamo indicazioni circostanziate e la possibilità di operare con costi bassi”. (Giuseppe De Natale, geologo)
“E’ fondamentale capire se ci sono edifici, abusivi o meno sul piano giuridico, posti su terreni oggettivamente troppo pericolosi dal punto di vista sismico ma anche idrogeologico o di rischio alluvionale, per cui non devono essere abitati. Queste sono le case che dovrebbero essere evacuate e abbattute, perché le due cose camminano di necessità insieme, altrimenti qualcuno inevitabilmente ci tornerà a vivere. Questo è l’abusivismo che non andrebbe sanato in alcun caso”. (Giuseppe De Natale, geologo)
“Questo è il momento in cui bisogna alzare la testa e chiedere di più per noi stessi come fanno altrove, chiedere contributi e azioni speciali per rilanciare l’intero territorio e non limitarsi al comma astruso e inconcludente al quale puntualmente tutte le ricostruzioni rimangono impiccate, facendo dell’Italia la peggiore nazione in tema di ricostruzioni post sisma. I numerosi fallimenti delle recenti ricostruzioni ci dicono con chiarezza che bisogna cambiare passo, cambiare metodo, acquisire una visione nuova della programmazione territoriale dove le norme e le regole rispondano alle esigenze della comunità, della qualità della vita e dell’ambiente”. (Silvano Arcamone, architetto)