Friday, November 22, 2024

n.02/2005

Photo: Riccardo Sepe Visconti
Text: Paola Spadavecchia

 

La luce, la luce… protagonista dei quadri! Nell´antico Torone, oggi atelier di Raffaele Iacono, dalle tre piccole finestre, belle come quadri, filtrano i raggi del sole di Forio: ecco l´ispirazione! Vibrazioni dense e prolungate, nate in un luogo che fu di sofferenza, emozioni luminose che si trasformano in Arte.

Raffaele Iacono è un pittore astrattista molto apprezzato in Italia e all´estero, ischitano e profondamente amante della sua isola si è distaccato, nella sua evoluzione artistica, da un esordio paesaggistico saldamente ancorato al territorio per ritrovare nelle profondità dell´io, un´ispirazione che da personale diventa universale,traducendosi nella trasposizione più generale dell´animo umano. È forse questa l´ambizione profonda della pittura di Raffaele, o nasce da un´insopprimibile esigenza di espressione del sé che deve tradursi in arte; la nostra sarebbe comunque di scovare le radici di questa ispirazione in una semplice chiacchierata nel suo studio di Forio, e, forse, carpirne i segreti. Ci accoglie nella stupefacente cornice di un´antica torre di avvistamento, che lui stesso ci descrive come “pregna dei sentimenti di paura, ansia, dolore e attesa” che in un lontano passato devono essere stati vissuti in queste due piccole stanze rotonde che facevano da incerto nascondiglio all´arrivo dei pirati o degli invasori. Qui si respira la storia vissuta,non quella dei grandi eventi, ma delle piccole vite, delle sensazioni individuali di coloro che la storia l´hanno subita. Casuale la scelta di un luogo come questo per farne il suo studio? Certamente no, come niente qui sembra affidato al caso. Regna incontrastato un grande disordine: è difficile immaginare anche di sedersi tra tele arrotolate, colori, pennelli e spatole che giustamente sono i padroni di questo spazio, ma tra essi si riconoscono oggetti che testimoniano un passato da antiquario, quadri, anfore, arredi sacri che rivelano l´assoluta dignità della loro posizione in quello che sembra caos ma è l´espressione della personalità decisamente imponente del padrone di casa. Parliamo d´arte, della sua personale visione dell´arte,ma Raffaele non ne sembra entusiasta:non ama parlare di se e cerca di sottrarsi alla valanga di fotografie di cui è “vittima”, ma è veramente impossibile resistere alla tentazione di ritrarlo nella sua affascinante semplicità di cinquantenne atletico e dai tratti giovanili in contrasto con il suo antichissimo studio. Un grandissimo trittico dominato da uno sfavillante viola con al centro una figura umana intera complicata da una miriade di tratti e macchie in bianco e nero incombe appeso al soffitto,sembra offrire uno spunto artistico di conversazione. Chiedo una descrizione e mi viene esposto esattamente quello che sono capace di vedere da sola. Cosa significa? Raffaele sorride di chi chiede una spiegazione dei suoi quadri, non si possono spiegare dei significati per quello che vuole esprimere, capire attraverso le parole non è possibile, mi chiede di guardare e sentire l´emozione che il suo quadro riesce a suscitare. La sua vena artistica non può essere spiegata: nasce da un´emozione per crearne un´altra, non vuole comunicare un messaggio simbolico, nè esprimere qualcosa di condivisibile tra il pittore e l´osservatore, ma il suo fine consiste nel suscitare emozioni attraverso emozioni in un dialogo tra due universi profondamente differenti. Uno stato fortemente emotivo di creazione dovrebbe mettere le proprie radici in uno stato emotivo di osservazione, se l´arte riesce a suscitare un sentimento, positivo o negativo che sia, ha raggiunto il suo scopo. La creazione di un quadro di Raffaele nasce da un´ispirazione immediata che guida i gesti sulla tela per poi controllarli e addomesticarli fino a trovare una forma finale; dipinge con la luce naturale che dalle tre anguste aperture del suo studio muta incessantemente, e mentre dipinge la segue in un continuo sovrapporsi di ombre che suggeriscono sempre nuove prospettive, niente è pianificato, il quadro è un fluire di stati d´animo e di immagini che sono incostanti e mutevoli come la coscienza,lo “Stream of consciousness” di Joyce trova la sua espressione sulla tela. Raffaele è affascinato dalla luce e dalla sua mutevolezza, ci racconta che la luce di Forio è unica, un fattore predominante nella sua scelta di questo luogo, e probabilmente il motivo che ha fatto affluire qui moltissimi artisti di grande importanza, al punto da farne una patria privilegiata dell´arte.Le tre finestre sembrano loro stesse quadri alle pareti, illuminate dalle immagini spettacolari del mare e dell´Epomeo ma nelle opere che ci mostra l´interpretazione della luce è personalissima e soprannaturale, irrompe in un raggio monocromatico in ombre e figure accennate in bianco e nero. La luce è quasi l´unica protagonista del quadro dove le forme diventano ombre e penombre come fotografie di un sogno colte in movimento:dalle tinte neutre esplodono fasci di luce dai colori accesi e i contorni si stemperano e diventano confusi. Una domanda ingenua: dipinge mai su commissione? Non sarebbe possibile, Raffaele Iacono dipinge perchè non potrebbe farne a meno e si vede anche dalla evoluzione che lo ha fatto passare da un periodo figurativo, ai quadri cupi e decisamente inquietanti fatti di neri e ocra a collage, dove l´aspetto predominante sono le forme nitide e nude nella loro geometricità, a questa elegia del colore che prende felicemente possesso della tela delineando immagini nella luce. Guardiamo i quadri con attenzione: strabilianti nella loro illeggibilità, emozione su emozione, potremmo dire che il fine dell´arte sia perfettamente riuscito.

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