Text_ Silvia Buchner Photo_ Famiglia Ascanio e famiglia Del Prete
Gioielli di mogano, Stradivari del mare, Rolls Royce delle barche. La fantasia si scatena quando si parla dei motoscafi Riva, frutto di quell’ingegno, gusto, capacità imprenditoriale per cui l’Italia è famosa nel Mondo, e non a caso – altro record – sono considerati i motoscafi più conosciuti in assoluto. Carlo Riva, ancora in piena attività a più di 90 anni, ne ha prodotti 4098 nei suoi cantieri sul lago di Iseo (si tratta infatti, di imbarcazioni nate per spostarsi su specchi d’acqua chiusi), ma attualmente esistono tracce solo di 2500. E gli altri? Esemplari che oggi verrebbero battuti all’asta per centinaia di migliaia di euro e oltre, sono stati affondati o comunque abbandonati quando si è sviluppato l’uso della vetroresina per la struttura degli scafi. Il Riva, infatti, è figlio di tutto quello che si è detto prima, ma anche di un’epoca in cui il lusso era possedere un motoscafo veloce ma bello, elegante, tutto in mogano, interni in pelle, piuttosto contenuto nelle dimensioni – il modello Aquarama, il più celebre, era lungo poco sopra gli otto metri, mentre i suoi predecessori Ariston e Tritone erano ancora più piccoli – quindi con pochi posti a bordo (l’Aquarama poteva ospitare al massimo 8 persone). Tutta un’altra concezione rispetto alle produzioni attuali: la stessa casa Riva oggi realizza cabinati superaccessoriati, con materiali performanti, velocissimi e costosissimi, vere case di lusso galleggianti. Invece, i proprietari dei Riva dopo una giornata trascorsa a divertirsi fra sci nautico, bagni di mare e di sole e puntate a terra nelle località turistiche più alla moda, da Capri, alla Costa Azzurra, a Ischia, scendevano negli hotel dal comfort assoluto, l’Hermitage a Montecarlo, lo Sporting Club a St Tropez, l’Albergo della Regina Isabella a Lacco Ameno. A bordo rimaneva il marinaio. Ma era molto più di un marinaio, era la persona cui si affidava il proprio gioiello, che lo guidava, lo puliva, faceva la manutenzione e i trasferimenti quando andava portato al rimessaggio alla fine della stagione, indispensabile perché lo scafo doveva essere verniciato ogni anno, altrimenti si sarebbe rovinato completamente. E dovevano dormire a bordo durante le trasferte, sui sedili abbassati, perché solo alcuni modelli di Riva erano dotati di una cuccetta. Abbiamo incontrato alcuni di questi uomini di mare, spettatori e insieme protagonisti di quel mondo dorato, cresciuto attorno al boom degli anni ’50 e 60, quando tutto sembrava possibile: Domenico Ascanio, oggi 78 anni, di Lacco Ameno, Luigi De Angelis, più o meno coetaneo, e abbiamo ascoltato i ricordi di Raffaele Del Prete, figlio di Ciro (classe 1922), entrambi di Ischia. Tutti loro hanno in comune il fatto di essere nati sul mare, in famiglie di pescatori o naviganti (come il padre di Raffaele), che poi hanno colto con intelligenza, e un pizzico di spirito imprenditoriale, la grande occasione di poter fare un lavoro molto più appagante e che rendeva meglio, ma non per questo meno impegnativo, come vedremo. Sia Luigi De Angelis che Mimmo Ascanio, infatti, erano proprietari dei loro Riva, che poi affittavano. Durante la registrazione delle riprese del colossal Cleopatra (1963), Luigi andava a prendere con il Riva Liz Taylor e Richard Burton al Regina Isabella, per portarli sul set a Ischia Ponte, nella baia di Cartaromana; inoltre per contratto insieme a un gruppo di colleghi vigilavano sulla sicurezza dello specchio d’acqua intorno al Castello, dove si svolgevano le riprese. Altra sua ‘cliente’ illustre, una giovanissima Camilla Parker Bowles, oggi moglie del principe Carlo d’Inghilterra, che frequentava Ischia assiduamente, ospite all’hotel Excelsior, e con Luigi imparò lo sci d’acqua, con il monosci, “Era diventata brava!” ricorda lui. Ciro Del Prete, invece, che era stato il marinaio di Alida Valli durante le sue vacanze ischitane nei primi anni ’50, lavorava soprattutto come pilota e in banchina, dove curava ormeggio e manutenzione dei delicatissimi scafi. Il figlio Raffaele racconta come nel pomeriggio, di ritorno dalle gite al largo, in Costiera o a Capri, l’attività sui ponti dei Riva ferveva: venivano lavati con acqua dolce e asciugati meticolosamente con panni di daino, quindi coperti con un telo blu per la notte. Arrivavano da tutta Italia, e naturalmente dall’estero, gli ospiti per i quali lavorava Mimmo Ascanio. In società con Aniello Buonocore, Giuseppe Castagna, Ciro Monti, Giuseppe Buonocore e Franco Coppa aveva comprato diversi motoscafi, dapprima usati, poi, man mano che gli affari crescevano, nuovi. Il primo fu un Aron Super florida, glielo vendette il conte Cacciaguerra, cliente del regina Isabella, e lo pagarono con le cambiali. Poi venne l’Ariston, l’Olympic, e ancora gli Aquarama, in diversi modelli. Nell’arco di 30 anni, dal 1962 al 1996, dai cantieri di Sarnico, sul lago di Iseo, uscirono 768 Aquarama, tutti caratterizzati dalla più assoluta eccellenza. Lo scafo lungo dagli 8.02 agli 8.78 m, era lavorato in mogano, che veniva poi verniciato e lucidato facendone risaltare la bellezza naturale delle venature. Tutte le versioni erano spinte da due propulsori. Si utilizzavano motori di derivazione General Motors, marinizzati da Chris Craft e Crusader, e motori Chrysler, la cui potenza variava dai 185CV ai 400CV, consentendogli di raggiungere velocità superiori ai 45/50 nodi in base alle varie potenze. Il cruscotto era in mogano anch’esso, con due poltrone anteriori. Il vano motore era coperto da un prendisole con materassini, c’era una cuccetta coperta ed era dotato di una capotte a mantice, che scompariva dietro i sedili posteriori, una scaletta era montata a poppa: prezzo di vendita quando uscì, 10 milioni ed 800 mila lire. La sagoma dell’Aquarama Special è diventata partedella cultura popolare grazie alle numerose apparizioni in film e spot tv, dalla pubblicità Martini in cui Charlize Theron guidava una di queste meraviglie, fino al 2013, quando fu usato da Paolo Sorrentino in una scena del suo film premio Oscar La Grande Bellezza. Negli anni ’70, il Riva St Tropez sancisce il passaggio dal mogano alla vetroresina, con due motori da 350 cavalli, quindi era molto veloce. E Mimmo Ascanio racconta che li acquistarono dando indietro i Riva in mogano! Infatti, tutto quello che si poteva si investiva per migliorare e ampliare il parco scafi disponibile. E la darsena presso L’Albergo della Regina Isabella, anch’essa gestita dalla società di cui faceva parte, era tutta occupata dai magnifici scafi il cui legno brillava al sole. E, in effetti, il golfo di Napoli era un punto di riferimento per la quantità di natanti che lo frequentavano: non per caso Mimmo ricorda ancora l’ingegner Carlo Riva in persona, il quale in vacanza sull’isola, quando vide le sue tante “creazioni” in bella mostra, esclamò “Montecarlo sta a Ischia?!”. Mentre Luigi De Angelis conobbe, anche lui ammirato della quantità di Riva che affollavano il porto di Ischia, Gino Gervasoni, cognato di Carlo Riva, che lavorò nell’azienda per oltre 40 anni. Tuttavia, tanti dei ricordi del signor Ascanio sono ambientati sulla Costa Azzurra, mitico paradiso del jet-set degli anni ’60 e ’70 e, quindi, meta irrinunciabile per le vacanze estive anche dell’alta borghesia italiana. In un’intervista in cui rievoca i tempi d’oro di St Tropez, il playboy italiano Gigi Rizzi, dopo aver raccontato come si divertivano passando da una festa all’altra in lussuose ville e nei locali ballando fino all’alba, aggiunge: “E all’ormeggio c’era sempre un Riva pronto ad accoglierci”. E in effetti un’icona di allora, l’attrice francese Brigitte Bardot si faceva fotografare con il suo Junior, e l’ingegnere Riva ha rivelato in un’intervista che lei quando lo comprò gli chiese uno sconto, che le accordò volentieri, consapevole della enorme pubblicità che sarebbe venuta ai suoi motoscafi dal fatto di essere accostati alla diva. Mimmo Ascanio, da parte sua, racconta di un’intera estate trascorsa in Costa Azzurra nel 1970. “Mi richiese come marinaio sul suo Aquarama l’avvocato D’Alessio, Io non volevo andare, avevo il mio Riva a Lacco Ameno che mi rendeva almeno 50mila lire al giorno; ma lui non si scoraggiò, mi propose di pagarmi il denaro che avrei perso, pur di avermi con sé. Così facemmo e accettai. Ero abituato a questi lunghi trasferimenti: noi marinai guidavamo i motoscafi fino alla destinazione prescelta dai proprietari, che ci raggiungevano via terra. Facevamo base a Montecarlo, dove c’era un pontile dedicato esclusivamente ai Riva. Un giorno si decise una gita a St Tropez, ospiti a bordo addirittura Amedeo d’Aosta, M. Gabriella, M. Pia di Savoia! Lungo il cammino, però, all’altezza di Nizza, mi resi conto che si stava avvicinando una tempesta. Pensai che l’avremmo presa in pieno, e volevo fermarmi. Il duca d’Aosta non era d’accordo, ma io fui irremovibile, tutti loro erano sotto la mia responsabilità. Attraccai appena in tempo, che si scatenò l’inferno, un temporale terribile… Quando tornò il sereno, il Duca si complimentò con me, dicendomi “Sei un buon marinaio”. Ma non era finita lì! Qualche giorno dopo dovevamo rientrare da St Tropez, ma la Capitaneria annunciava mistral in aumento ed ero contrario a partire. A bordo erano rimasti solo l’avvocato e la sua fidanzata (la famiglia Savoia era tornata via terra), ma lui non volle sentire ragione, e mise in dubbio le mie capacità di gestire il motoscafo. Mi offese molto, per cui decisi di andare. Dal golfo di St Tropez la tempesta montava, lo avvertii che non saremmo riusciti a tornare indietro! E così fu: le onde crebbero, io le cavalcavo accelerando, ma era una situazione davvero brutta. Durò un paio d’ore, ma in quelle condizioni muori mille volte… Finalmente, raggiungemmo Cap Ferrat e riuscii a rifugiarmi ‘alla cappa’ in una baia per prendere fiato; lui voleva scendere, ma io gli dissi che non era possibile, erano altri dieci minuti fino a Montecarlo e dovevano rimanere necessariamente a bordo. Una volta al sicuro, presi la mia vecchia valigia dalla cuccetta e gli dissi che me ne andavo. Ero furioso! Solo l’intervento di una terza persona che mi fece riflettere, riuscì a ricomporre la nostra lite…!” Ma dai ricordi di Mimmo, come da un forziere, riappaiono nomi e volti di tanti e tanti personaggi celebri, che ha portato in giro nelle acque intorno a Ischia: dall’attore italoamericano Victor Mature, ad Alain Delon, ospite di Luchino Visconti alla Colombaia, che usciva regolarmente insieme a un gruppo di amici, al famosissimo cardiochirurgo sudafricano Christian Barnard, a Ira Furstenberg; e poi Ugo Tognazzi, Walter Chiari, Paolo Villaggio e, in tempi più recenti, Valeria Marini e Manuela Arcuri. Addirittura, quando il 17 luglio 1973 ci fu un colpo di Stato in Afghanistan, il re era ospite all’Albergo della Regina Isabella e fu lui a riportare in gran fretta a Napoli il detronizzato Mohammed Zahir Shah. E poi il magnate Gunther Sachs: “Ormeggiava da noi il suo Riva che usava per praticare sci nautico in maniera spericolata, una volta cadde e tornò con il volto tumefatto, era una maschera nera!”. Si starebbe ad ascoltarlo per ore…