Sunday, November 24, 2024

n.11/2007

Photo: Marco Albanelli
Text: Anna Di Corcia

 

Franco Di Leva “l’artista delle stoffe” offre ai suoi osservatori una gamma di colori infinita che scompone il cielo e dilata i raggi di luce che si riflettono nelle acque del mare, un mare pigmentato di rosso, di azzurro, di violetto, di rosa, che si risveglia all’alba o si assopisce sotto i rossi tramonti ischitani. L’artista isolano, riveste le sue tavole di visioni familiari, restituendoci un orizzonte di vita multicolore che come un prisma si rifrange sulle sue tavole sotto forma di colorati pezzi di stoffa.
L’alchimia di Franco di Leva si realizza nello scomporre pezzi del reale, come i pezzi di stracci, di lenzuola, di ricordi attaccati ad una camicia bucata che vengono ricomposti sulla tavola dove ogni strisciolina di stoffa prende il suo posto per dare vita accanto alle altre ad una forma originale. Dalle stoffe, distribuite secondo una sapiente gamma pittorica emergono profondità e vedute prospettiche in cui le linee s’intuiscono e si ricompongono nello sguardo d’insieme. Vale la pena immergere lo sguardo nelle gradazioni cromatiche che ci restituiscono il movimento dei marosi, l’intarsio dei petali di una rosa, il panorama di un terrazzo assolato, l’intimità di una funzione religiosa che dalla giusta distanza e dopo alcuni istanti si materializzano ai nostri occhi venendo incontro alla percezione dei sensi.

Ciao Franco, ti va di raccontarci come ti sei avvicinato all’esperienza artistica? Hai cominciato con la pittura o ti sei lanciato direttamente con la tecnica del collage di stoffa?
La mia esperienza è nata circa trent’anni fa praticando un po’ la bottega di Funiciello (maestro indiscusso del collage di stoffa sull’isola d’Ischia) e di altri suoi diretti allievi. Ho cominciato direttamente con la stoffa, poi mi sono anche divertito con l’olio e gli acquerelli ma la mia pittura è la stoffa, i miei colori nascono dagli stracci ed è con essi che dò forma alla mia immaginazione. Non c’è mai un colore già dato, io lavoro con un mucchio di stoffa sparso attorno a me nel quale man mano cerco finché trovo, mettendo una strisciolina sull’altra, il colore che secondo me va al giusto posto.
Per lo più i tuoi quadri rappresentano scorci dell’isola, cerimonie religiose, e soprattutto la natura, esiste un luogo particolare ove trovi l’ispirazione?
Tutta l’isola mi dà l’ispirazione, particolarmente questa zona di Ischia Ponte, in cui abito e dove sono cresciuto, che mi piace di più, qui infatti sin da piccoli siamo stati abituati a vivere accanto al mare, che più di tutti è protagonista dei miei quadri.
Quando cominci un quadro o meglio un collage, parti prima dalla linea o dal colore? Tu disegni prima di distribuire sulla tavola la stoffa?
No un disegno vero e proprio non c’è mai, io individuo solo i punti dove devono venire le immagini che penso di creare, per le rose ad esempio io realizzo solo dei cerchi per localizzarle sulla tavola, il resto viene da sè. Anche la prospettiva parte da dentro, perciò a me piace fare un quadro che sento e non riuscirei a farlo su ordinazione, in questo modo sono libero di trasformare quello che vedo con i miei stracci lasciandomi trasportare dalle mie mani.
Pensi che riusciresti a lavorare lo stesso lontano dall’Isola?
Questa è una domanda un po’ difficile ,io penso di no…c’ho pensato qualche volta, quando vado a Roma per riposarmi, ma penso che non riuscirei a mettermi a lavorare. Non riesco a dirti neanche bene il perché, ma credo che sia la mancanza dei colori e delle immagini che quest’isola possiede, altrove non è lo stesso!
C’è un soggetto sul qual riesci a lavorare di più o a concentrarti meglio?
Io parto da un soggetto, un nucleo che mi serve per dare spazio alla mia immaginazione e che mi dà occasione di sviluppare nel quadro, l’intuizione che ho ricevuto guardandolo, così il soggetto in sé è importante in quanto mi permette di trasmettere all’opera un impulso poetico che diffondo creando attorno ad esso un contesto. Così attorno al castello posso creare una marina, o attorno ad una rosa un giardino, l’importante per me non è il soggetto, ma il risultato dell’insieme.
Quali sono state le occasioni espositive che ti hanno reso noto al pubblico qui sull’isola e anche fuori?
La maggior parte delle esposizioni le ho fatte fuori dell’isola, in particolare ricordo l’esposizione nel Collegio dell’Istituto de La Salle nel 1995 a Roma, grazie alla associazione “La Tavolozza” che ha unito vari pittori ischitani come Maria Caputo, Michele Cocchia, Antonio Cutaneo, Romolo Ianni, Raffaele De Maio e che ci ha permesso di portare la nostra arte al di fuori dell’isola. Nel 1998 ho fatto una personale in Germania poi nuovamente a Roma e a Napoli, infine sono tornato sull’Isola dove i miei quadri sono stati esposti al Museo del Mare e a Villa Arbusto e dove ogni anno partecipo alle varie occasioni espositive in piazza in particolare modo nei Comuni di Lacco Ameno e Forio d’Ischia.