Text_ Silvia Buchner Photo_ Riccardo Sepe Visconti Dayana Chiocca
Sui muri si è sempre scritto. Per lasciare una traccia di sé, per gridare di esistere, per raccontare la propria visione del mondo. Atti vandalici o arte? Segno di irrefrenabile creatività alla ricerca di un palcoscenico – strade, pareti, mezzi di trasporto – da cui si raggiungono migliaia di persone o espressione di un’anarchia che spinge a non “rispettare” gli spazi comuni? Il graffitismo, il muralismo, oggi la street art, hanno le loro radici nelle metropoli americane, New York in particolare, dove i writers operano dagli anni ‘70 (ma i semi di questo complesso linguaggio, anzi una serie di linguaggi con i loro codici ben precisi, i loro simboli, furono piantati ancora prima). Intanto, questa forma d’arte più che mai viva, sempre alla ricerca di altri modi per esprimersi, a lungo considerata illegale (e in parte tuttora lo è), indossa nuovi abiti, scopre obiettivi diversi, Banksy e il napoletano Jorit Agosh – suoi i bellissimi ritratti iperrealisti sui palazzi di Forcella ma anche di Ponticelli e S. Giovanni a Teduccio – vengono considerati delle star, e tanti artisti come loro sono chiamati dalle istituzioni per portare le loro opere in quartieri borderline. Di questo fenomeno abbiamo parlato con Salvatore Iacono, navigatissimo appassionato di arte contemporanea e ideatore di una galleria molto speciale, per il luogo in cui si trova, ai piedi di una torre, in una stradina nel centro antico di Forio e per il fatto di essere dedicata alla street art appunto. “Quando ho ereditato dai miei genitori la casa in cui sono vissuti, mi sono detto: ma perché limitarmi a ristrutturare l’ennesimo appartamento? Perché non mettere in un ambiente al quale sono legato ciò che amo di più?”. Nasce così circa un anno fa Ischia Street Art, che ha nella galleria il perno di una serie di progetti e collaborazioni dedicati all’arte di strada, ad eventi di urban art, ma anche alla rigenerazione di ambienti. “Quello che non dice la politica, la religione, la società lo dice la street art con messaggi che entrano nella testa delle persone. Una sorta di contro-potere comunicativo, che ha in sé una spinta all’attivismo, all’impegno sociale e predilige le aree grigie delle città”. Ma allora con Ischia cosa ha a che vedere? “Attenzione, anche noi abbiamo i nostri muri grigi, gli spazi anonimi, trascurati, spesso collegati ad edifici pubblici che appaiono davvero tristi. Anche da noi ci sono posti adatti a diventare le ‘tele’ dei writers” – spiega lo street art manager. Andare a vedere per credere: le opere realizzate grazie alla collaborazione degli artisti portati da Salvatore Iacono in occasione della prima edizione di Ischia Street Art International Festival (tema: ambiente e inquinamento) sono talvolta poetiche, sempre divertenti, e dimostrano come possano inserirsi bene anche in contesti particolari come quello dell’isola. “Li seleziono in base al mio gusto, mi devo innamorare dell’artista e di ciò che fa”. E allora Ivan Akesenov, russo, ha portato i suoi colori sgargianti in un mix di figurativo e astratto, Tony Gallo, padovano, le sue figure fantastiche, fra umano ed animale, che sembrano uscite da una fiaba (dalla Gattara, su una parete davanti alla Galleria alla sirena che regala garbo al brutto muro che circonda l’altrettanto brutto palazzo del Municipio, sempre a Forio; e c’è uno dei suoi inconfondibili personaggi anche su una cabina elettrica a Zaro). La 180, alias Mauro Carrafiello, ha dedicato al ciclo della vita la sua opera visibile sotto il tunnel del Soccorso, mentre il Paperino di Umberto Koso Lodigiani ha trasformato uno scorcio presso la Galleria di Iacono in una striscia di fumetti. Sempre lui, in collaborazione con la scuola Media di Lacco Ameno, ha realizzato nel cortile interno dell’istituto, sotto gli occhi attenti degli studenti, un lungo murale con protagoniste altre due icone, Bud Spencer e Terence Hill, nello stile pop che lo identifica. Sono dell’illustratore urbano Davide Brioschi, insieme a Teresa Sarno, gli interventi più recenti, ancora sulle pareti esterne della Galleria, in un bianco e nero grafico. Cambiano gli strumenti adoperati – si va dai pennelli alle bombolette spray, agli stencil, e gli stili, c’è chi predilige il figurativo e chi il puro gioco dei segni del lettering o addirittura della calligrafia – in comune l’esuberante fantasia di chi trova in superfici che noi non vediamo neppure il luogo giusto per comunicare. Oggi, infatti, sempre più spesso i writers cercano di muoversi nella legalità, ricevono in affidamento dai Comuni le superfici su cui lavorare, e lo fanno soprattuto nei quartieri più difficili, dove la gente convive spesso con il degrado quotidiano dei luoghi, o per lo meno con l’anonimato che li contraddistingue e dove i giganteschi murales sono colore, vita, identità altrimenti poco visibili, diciamolo con un termine abusato ma qui necessario – sono bellezza, di cui tutti possono fruire, semplicemente uscendo di casa. “E’ una mentalità questa che si sta affermando, ma l’isola è ancora indietro, naturalmente per le sue caratteristiche intrinseche, che la narcotizzano sul piano dell’effervescenza culturale per la sistemica mancanza di attività osmotica con l’esterno; non è facile, quindi, far capire alle Amministrazioni le potenzialità di iniziative come il Festival della street art. Ho trovato un certo sostegno nel comune di Forio, che ha anche dato spazi dove lavorare legalmente, non negli altri. Ma io non demordo, anche perché la presenza di queste opere diventa un deterrente contro il vandalismo, i ragazzi, infatti, tendono a non danneggiare le pareti dipinte, al massimo aggiungono le loro tags”. Tuttavia, questa resta una forma d’arte peculiare: gli autori dei murales sanno che le loro opere possono essere censurate, cancellate, ricoperte da quelle di altri writers, deteriorate dagli agenti atmosferici. Fa parte del gioco. “E’ un’arte libera, loro vivono con gli incarichi che ricevono, e vendono stampe e opere indoor. Queste ultime sono uguali nelle tecniche e nei contenuti a quelle realizzate all’aperto, ma i supporti cambiano, a me non piace la tela che considero superata, e quindi ho creato io stesso delle superfici con pannelli in polistirene, quelli isolanti per l’edilizia, trattati con delle vernici, in modo che abbiano l’aspetto della parete ma siano superleggeri”.
Rinunciare al fascino, che sicuramente ogni writer ha provato, dell’illegalità, consente di essere coinvolti in progetti che avvicinano la gente al mondo della street art. E’ il caso dei laboratori, come quello realizzato alla scuola Media Vincenzo Mennella di Lacco Ameno, dove Salvatore Iacono organizza corsi per imparare a usare stencil e bombolette. E ancora, il comune di Forio gli ha affidato l’intera superficie del tunnel del Soccorso per creare una galleria urbana a cielo aperto, e un tratto della parete prospiciente il porto per interventi di riqualificazione attraverso il writing. E inoltre, dal 1 gennaio 2019, la Galleria perde la sua connotazione tradizionale per diventare interattiva: le pareti bianche saranno a disposizione degli artisti e il pubblico potrà partecipare mettendo la propria tag. “Il fatto di essere in un ambiente chiuso consentirà di esprimersi in totale libertà, lavorando anche su temi e immagini che in strada potrebbero essere oggetto di censura”.