21/2008
Text: Emma Santo
Per ricostruire la storia di un bene storico non c’è luogo più adatto di un bene storico, maestoso, silenzioso ed “eletto” come il Castello Aragonese, dove l’arte è da sempre l’ospite d’onore. Salvaguardarla dalle ingiurie del tempo diventa quasi una missione per il professor Teodoro Auricchio, direttore dell’Istituto Europeo del Restauro, che grazie al sostegno, alla disponibilità ed alla lungimiranza di Nicola Mattera, uno dei proprietari dell’ ‘arroccato isolotto’, ha potuto dar vita ed attrezzature al “Laboratorio Sperimentale di Restauro” tra mura di secolare suggestione e sotto lo sguardo vigile di una cupola che non si lascia sfuggire nulla.
“L’istituto nasce da una sinergia tra mondo del lavoro e mondo scientifico, una sinergia reale perché offre aiuti concreti sia nell’ambito della ricerca che in quello lavorativo, attraverso l’insegnamento dell’etica professionale, per molte scuole obsoleta, per noi, viceversa, fondamentale”, ci spiega Teodoro Auricchio. “L’intenzione era quella di creare un organismo che si occupasse di beni culturali, di studio, di restauro, di alta formazione e che servisse anche alla valorizzazione territoriale, rientrando quindi nel discorso del turismo culturale”. L’offerta didattica dell’Istituto è costituita da un corso annuale di restauro, riservato ad un massimo di dodici iscritti, e diciotto corsi monotematici settimanali e quindicinali, di cui uno sperimentale. I corsisti, italiani e stranieri, sono operatori del settore che mirano alla specializzazione o studenti, iscritti a corsi universitari indirizzati alla conservazione del patrimonio culturale, che intendono acquisire conoscenze specifiche. A loro disposizione, docenti altamente qualificati, restauratori professionisti e “la tranquillità e l’armonia necessarie a chi deve immergersi nell’approfondimento della materia”.
Un punto d’incontro e di scambio tra realtà italiane e straniere che ha portato al progetto ed alla realizzazione di due strumenti innovativi, un impianto di aspirazione di sostanze nocive, creato con la Coral di Torino (azienda leader nel settore antinquinamento), adoperato non solo nel campo del restauro ma anche in quello medicale, ed il primo laser al mondo per la pulitura dei reperti archeologici sommersi, con il supporto della EL. EN Group di Firenze (principale produttore mondiale nel settore dei laser medicali), adoperato anche nella cantieristica navale. Proprio Ischia è la patria del primo corso di restauratore subacqueo, destinato a due classi A e B, a seconda che si possegga o meno il brevetto di immersione, che ha come finalità quella di creare una figura che cooperi con gli archeologi che si occupano del recupero dei reperti sommersi. Un successo che getta le basi per una discussione sull’ampliamento di quest’iniziativa che potrebbe trasformare l’isola in un “centro scuola a livello nazionale ed internazionale”.
Un’iniziativa così maestosa non poteva non avvalersi della collaborazione, oltre che di importanti centri didattici (dalle Università di Milano, Piacenza e Cremona, all’Università di Stoccarda), di quella di industrie ed associazioni “sensibili alla conservazione del Patrimonio Storico – Artistico ed al progresso tecnologico e culturale”. Contributi economici e scientifici sostengono i giovani che prendono parte al progetto, offerti dalle già citate EL. EN Group e Coral, da BOSCH (leader internazionale nel campo della tecnologia automobilistica ed industriale) e dall’ingegner Giancarlo Carriero, proprietario dell’Albergo della Regina Isabella, “uno dei pochi esponenti della sfera industriale isolana che ha compreso quanto sia importante investire sulla specializzazione dei giovani”.
Perché alla fine i protagonisti sono loro e le loro capacità, premiate con borse di studio e ‘cantieri estivi’ in vari Paesi del mondo, in cui si ha la possibilità di intervenire su restauri pubblici. E a proposito di restauri non si può non citare quello del “Cristo Nero”, scultura lignea del XIII secolo, “restituita ai cittadini” di Ischia ed alla Cattedrale dopo quattro mesi di un lavoro faticoso e meticoloso eseguito dalla dottoressa Annalisa Pilato, oggi direttrice del Laboratorio. Scopriamo infine che gli appassionati di questa disciplina si annoverano soprattutto nell’emisfero femminile ed il perché lo svela il professor Auricchio, “le donne sono più precise ed hanno uno spirito di sacrificio maggiore rispetto agli uomini”.