Saturday, November 23, 2024

16/2007

Photo: Redazione Ischiacity
Text: Anna Di Corcia

 

Organizzata dallo staff Metànoiart, è stata inaugurata il 21 agosto scorso, nella Torre del Molino presso la spiaggia dei Pescatori a Ischia Porto, la mostra personale di Massimo Venia: ha riscosso un’ampia partecipazione di pubblico, che ne ha apprezzato l’allestimento e l’atmosfera magica di cui si è illuminata la sede dell’ex carcere mandamentario in una splendida serata di agosto, grazie anche all’intervento musicale di Kikko Cotarelli, in un contesto che unisce bellezza naturale e storia. L’esposizione ha raccolto in due sezioni una rassegna della produzione realizzata con impegno e passione nell’ultimo anno dall’artista ed è stata divisa secondo le tecniche utilizzate, olio e acquerello. Particolare rilievo tra i soggetti prediletti da Venia, è stato dato alla barca, interpretata dall’artista fluttuante tra le onde, o tirata a secco sulla riva accanto ad una serie di arti e mestieri cara al mondo dell’isola e che celebra le tradizioni, guardate dal punto di vista di chi espleta mestieri semplici, come il pescatore, preso nell’atto di vendere il ricavato nelle fredde notti di dicembre sul pontile di una piovosa Ischia Ponte o il microtaxista, traccia anch’egli della vita di un’isola diventata turistica.
Racconti di mare e di terra, in opere nelle quali è evidente l’amore dell’artista per l’isola e per i suoi colori in una cornice, quella della Torre del Molino, cui non manca il fascino della storia e che rende omaggio ad un giovane artista inseritosi a pieno titolo nella rassegna dei pittori isolani. Dopo la mostra abbiamo incontrato Massimo Venia.
Quando pensi ad un soggetto da realizzare, qual è la prima cosa che metti sulla tela?
Inizialmente sintetizzo ciò che mi colpisce e che può essere dato da un’atmosfera o da certi colori, anche al di là del soggetto. Qualche volta cerco di valorizzare attraverso una visione un po’ intimistica un soggetto che può apparire banale nella sua quotidianità.
Usi moltissimi colori, non ti viene mai la paura di confonderti?
C’è stato un periodo in cui ho dipinto tutto molto in grigio e in bianco e nero, usando pochi colori e studiandoli a fondo: questa esperienza mi ha portato a capire abbastanza bene i valori tonali e mi ha permesso, successivamente, di usare i colori con maggiore disinvoltura.
Come mai hai condotto una ricerca cromatica sulle varie sfumature di grigio?
Diciamo che sperimento molto le tonalità di grigio che nascono dalla fusione dei colori complementari, ottenendo grigi sfumati tendenti all’azzurro e al violetto o all’arancio ed evitando colori troppo definiti, perché mi permettono di ottenere sfumature e di operare a partire dai colori sui giochi d’ombra che sono molto presenti nei miei lavori. Non uso mai il nero che considero un non-colore.
Qual è stata la tua formazione?
Ho condotto studi tecnici come geometra ma spinto dalla mia passione per la pittura ho frequentato i vecchi pittori fin da quando avevo 11 anni e a 16 mi sono avvicinato all’API (n.d.r. Associazione Pittori Ischitani) e al maestro Enrico Sapio dal quale ho ricevuto un’indispensabile contributo formativo. Abbiamo fatto tanta esperienza di pittura all’aperto intorno alla fine degli anni ’80. Da qui ho imparato ad essere libero, a sporcare la tela e a non temere di lavorare all’aperto, non di rado infatti, esco col cavalletto e vado a Procida e in altri luoghi per dipingere.
Come mai hai deciso di aprire uno studio e lavorarvi in pubblico?
Si tratta di una passione pura che è esplosa dentro di me e che mi ha spinto a creare questo piccolo spazio nel centro storico di Ischia Ponte, dove c’è attenzione e sensibilità per l’arte; inoltre il fatto di stare in piazza mi permette di avere continui scambi con chi passa, creando contatti con appassionati d’arte.
Sai di aver fatto una scelta coraggiosa?
Sì, e credo che dipenda o dal fatto che sono stato pazzo o molto fortunato. Quando ho cominciato, nel 2000, per un periodo sono andato qualche volta a trovare il maestro Mario Mazzella che mi ha molto incoraggiato. La prima volta che sono stato da lui ero emozionato e ne temevo il giudizio dal momento che lo ritenevo un artista di notevole spessore; a lui devo molto per il sostegno che mi ha dato, pur dicendomi chiaramente a quali difficoltà sarei andato incontro.
Nelle tue opere ricorrono spesso il Castello e Ischia Ponte, luoghi del tuo quotidiano: dipingi solo ciò che vedi o parti anche dall’immaginazione?
Ogni volta che dipingo sono animato da un interesse vero per una cosa, un coinvolgimento autentico per il soggetto, parto dall’emozione che mi provoca. Per me anche un paesaggio va vissuto: se pure lo si dipinge in studio è necessario sentirne gli odori, l’atmosfera, poi tornare in studio e lavorare.