18/2007
Photo: Redazione Ischiacity
Text: Annamaria Rossi
Dal centro di Barano, con poche falcate e molto fiatone, ci s’inerpica per una ripida scala che si addentra tra la vegetazione rustica. Alcune frecce in terracotta colorata disposte apparentemente a caso indicano il percorso per raggiungere lo studio di Paolo May, cinquantotto anni, artista della materia. Arrivati a destinazione, un’occhiata al panorama che si può godere da quassù, spiega in un nanosecondo quanto possa essere di ispirazione una collocazione simile. La natura circostante è quasi incontaminata, un selvaggio miscuglio di crisantemi, margherite e melanzane veste il silenzio, interrotto solo a tratti dal suono del campanellino di un adorabile gatto. Dai muri esterni, tra le piante, sul selciato, da ogni dove, spuntano sculture grezze o dipinte: mani, volti rugosi, finte finestre, pinne di squalo, fiori delicati, pensieri ed interpretazioni scritti ovunque con lettere e tesserine cotte al forno, come quei biscotti che fan bene allo stomaco e all’umore.
L’autore mi descrive una ad una le sue realizzazioni prima di entrare nel laboratorio, sul cui tavolaccio campeggiano parti di uno scudo che sarà inserito in un’opera che raffigurerà Achille che chiama il suo Patroclo e andrà esposta prossimamente a Napoli. In forno stanno cuocendo parti di un altro lavoro, alle pareti sono appese locandine delle numerose mostre di Paolo in giro un po’ dappertutto e negli angoli tante belle espressioni colorate che raffigurano la natura ed i suoi particolari, pezzi rari e un po’ nascosti che credo voglia conservare per sé. Si legge nel suo lavoro una carica espressiva forte, un’insolita veemenza, un notevole tratto ironico, spesso anche grottesco. Poi, ognuno vede quello che sente. Sicuramente questo artista sa comunicare attraverso i materiali utilizzati, trasferendo a chi guarda una discreta parte di sé. Il suo dono è saper unire la sua capacità artigiana nella lavorazione di argilla e metalli a quella sua visione della vita come meraviglia e scoperta continua, piccole cose non considerate che diventano grandi se rappresentate dal punto di vista di un narrativo quale lui si definisce. Racconta di essere molto attivo, sempre pieno di programmi e progetti, tra cui in questo momento una mostra a New York nella Quinta Strada per rappresentare l’Italia con la Regione Campania. Successivamente realizzerà un’imponente opera sul porto di Casamicciola, una grande scultura in metallo tratta dal suo libro “Nuvole di fantasia”, realizzato con il contributo di diversi fumettisti. Inoltre, c’è un altro grande progetto per ‘liberare’ i muri esterni del carcere di Poggioreale a Napoli, dove comparirà una sua installazione permanente che trasformerà la parete grigia in un’opera d’arte contemporanea.
Mi spiega che spesso esegue lavori su commissione per alberghi o privati, traendo sempre ispirazione dai luoghi e dalle atmosfere, ma la maggior soddisfazione gli viene sempre dal poter seguire l’istinto, le emozioni e poi rivedere a distanza di tempo i lavori inquadrandoli nel momento di vita vissuta durante la creazione. Mi accompagna in casa, attigua al laboratorio, e mi mostra i pezzi che rimarranno per lui ‘forever and ever’: il suo camino, il suo specchio, meraviglia di forma e colore, un pezzo del suo periodo africano molto intenso, i suoi fiori più belli e luminosi. In questo silenzio spesso ascolta la natura che gli parla, qualcosa che lo chiama all’urgenza di “manipolare”, poi cuocere, poi colorare, poi… Non saranno le voci che sente un folle, ma di certo l’artista ha sempre una briciola di follia meravigliosa, quel qualcosa che chiama ‘non so cos’è’. Forse però è più semplice di quanto sembri: è solo la capacità di lasciarsi andare, cogliere l’opportunità di utilizzare appieno la propria sensibilità nell’ascolto delle piccole cose e soprattutto nell’ascoltarsi, quindi produrre, trasformare, tradurre da sé alla materia. Dopo, se il risultato è soddisfacente, si condivide con gli altri. Se ne condivide la bellezza, si condivide l’esperienza e, se possibile, si fa anche del bene a chi ne ha bisogno, come nel caso di Paolo May, autore ed attore con altri artisti della Banca Etica dell’Arte, virtualmente presente nel web alla pagina www.i-bea.com e fisicamente a Villa Gingerò nel complesso di Villa Arbusto a Lacco Ameno, dove si possono acquistare importanti opere d’arte contemporanea in mostra, per destinare tutto il ricavato ad associazioni filantropiche. Credo che Paolo May, essendo stato anche un bancario, la banca l’abbia in fondo sempre concepita così, totalmente lontana da razionalità e freddezza, semplice, diretta e ricca di contenuti, generosa e aperta, esattamente come lui.
Info. 3336296067 www.pavide.com