IL REGISTA GABRIELE MUCCINO, DOPO I FILM DIRETTI NEGLI USA, FRA CUI “LA RICERCA DELLA FELICITA’” CON WILL SMITH, TORNA A GIRARE IN ITALIA, E LO FA A ISCHIA, DOVE SI E’ TRASFERITO CON UN GRANDE CAST PER CIRCA DUE MESI. NELLE SALE SI VEDRA’ A FEBBRAIO.
Text_ Pasquale Raicaldo Photo_ Dayana Chiocca Ufficio Stampa del film
A casa tutti bene. A Ischia anche. Perché il nuovo film di Gabriele Muccino ne esalta la bellezza individuando alcuni angoli inediti e suggestivi (“Molti dei quali poco conosciuti anche agli ischitani”, annota il regista) e raccontando all’Italia – a pochi mesi dal terremoto (l’uscita della pellicola nelle sale è prevista il prossimo 18 febbraio) – un’isola incantata che è la migliore delle prigioni possibili per una famiglia estesa costretta a rimanervi, suo malgrado, per una bufera di vento e il mare agitato, dopo la celebrazione delle nozze d’oro di due dei protagonisti. Una prigione che tuttavia costringerà i personaggi a guardare in faccia i fantasmi di un passato che ritorna: il tempo si annulla, il ritardato ritorno alla quotidianità – che strozza i pensieri – costringerà tutti a fare i conti con se stessi. E non solo.
E Ischia? Ischia c’è e si vede. Ancorché non nominata (“Avevo bisogno di un’isola più piccola e meno abitata per la mia storia – spiega Muccino – ma Ischia era logisticamente perfetta, benché non sarà esplicitata”), essa offre scorci riconoscibili. A cominciare dal porto di Sant’Angelo, che sarà il porto dell’isola: l’identità marinara del borgo è un vero e proprio marchio di fabbrica, apprezzato in tutto il mondo. Ne sono estimatori convinti la cancelliera tedesca Angela Merkel e il regista Steven Spielberg e non si faticherà a riconoscere la piccola frazione di Serrara Fontana nella pellicola di Muccino.
Con la collaborazione di Michelangelo Messina dell’Ischia Film Commission, le location sono piccoli tasselli di isola: il Castello aragonese ha conquistato tutti, neanche a dirlo, ed è proprio dalla piccola e graziosa chiesa di Santa Maria delle Grazie, che affaccia su Vivara e Procida, che si dipana l’articolata trama del film. E ancora: il porto di Casamicciola (che però diventa terraferma: finzione cinematografica e, forse, elementi urbanistici sui quali riflettere) e una motonave della Medmar presa a noleggio. E soprattutto la bellezza custodita all’interno e all’esterno di Villa Gancia, nel cuore del promontorio di Zaro, attraversata da vivacissime bouganville su muretti a secco, l’essenza della mediterraneità con vista (privilegiata) sulla spiaggia di San Francesco. Ischia c’è, dunque. E sulla scia dei grandi film che l’hanno celebrata (un sottile filo rosso lega “Il corsaro dell’isola verde” a “Il talento di Mr Ripley”, passando per “Il paradiso all’improvviso” e l’indimenticato kolossal “Cleopatra”), anche “A casa tutti bene” produrrà effetti benefici sull’incoming: il cineturismo è, del resto, un veicolo sempre più efficace nell’era dell’immagine imperante. E in queste settimane, i social network lo hanno già anticipato: dai componenti del cast stellare (tra gli altri, Stefano Accorsi, Stefania Sandrelli, Claudia Gerini, Pierfrancesco Favino, Sandra Milo, Valeria Solarino, Carolina Crescentini, Giulia Michelini, Massimo Ghini, il “ricercatissimo” Giampaolo Morelli) arrivano post a profusione con selfie e cartoline ischitane. Il ritweet fa bella l’isola, il popolo dei fan apprezza: quanti cuoricini si tradurranno in intenzioni di viaggio, lo dirà il tempo. “Certo non possiamo che ringraziare la produzione e il regista per aver scelto Ischia, e ancor di più per aver confermato la scelta dopo il terremoto del 21 agosto”, osserva il sindaco di Ischia Enzo Ferrandino. Arrivano giornalisti da tutta Italia, pendendo dalle labbra di Gabriele Muccino. Lui, dal canto suo, insiste per un selfie di gruppo e poi si lascia andare, quasi senza soste: “Inizialmente il titolo doveva essere ‘L’isola che non c’è’. Bello ma fuorviante, troppo legato a Peter Pan e Bennato. Ha deciso il marketing, il nuovo titolo – ‘A casa tutti bene’ – si sposa con la storia di questa famiglia, che si cela dietro una grande maschera salvo poi scoprire la vita. I protagonisti, giunti nell’isola per festeggiare le nozze d’oro dei due genitori, sono costretti a non poter rientrare a casa dopo qualche ora. La convivenza forzata si protrae per tre giorni: sono tre giorni in cui il tempo, in pratica, scompare. E questa dimensione finisce con lo scatenare inquietudini e infelicità più o meno sopite, la voglia di riscatto, i tradimenti, la gelosia, la condizione tragica di chi non ha avuto dalla vita quello che invece altri hanno ottenuto. Insomma – spiega Muccino – tutti sono costretti a confrontarsi con il passato, con i demoni e con ciò che sono realmente, senza poter fuggire – come avviene di solito dopo una festa di matrimonio, dopo quattro, cinque ore”.
Per Muccino è, questa, la storia definitiva. Dopo l’esperienza negli Usa, l’attesa in Italia è tanta. “Questo film sarà la sintesi delle cose che ho sin qui fatto”, racconta. Aggiungendo: “Ci ho messo un po’ a trovare la storia. Avevo in mente uno dei personaggi ma non trovavo la quadra. Sono partito dall’idea di un albergo isolato in inverno, come in ‘Shining’, con la neve e gli occupanti obbligati a una convivenza forzata. Il passo successivo è stato immaginare l’isola. Un luogo aperto, lavorando sul contrasto tra il sole, la bellezza, la natura ma anche una tempesta di vento che coesiste con il sole. La grande metafora di una famiglia che ha il sole dei sorrisi e la voglia di ritrovarsi, ma che deve al contempo fare i conti con l’incapacità di farlo”. Del cast si mostra particolarmente orgoglioso: “Sono stato bravo e fortunato nel cucire i personaggi addosso ad attori di prim’ordine, che portano con sé una storia pregressa professionale che diventa a sua volta parte della storia. Una trama piena di pathos, emotività e uno spasmo febbrile verso la possibilità di essere più felici. Il film è un crocevia di vite che s’incontrano, una grande commedia umana ispirata un po’ a ‘La famiglia’ di Scola. Dopo l’avventura americana, nella quale ho dovuto seguire le regole dell’industria, qui può nuovamente emergere la personalità del regista, come accade abitualmente nel cinema europeo. Ecco, il mio è quasi un ritorno a Itaca”. Lo dice, e afferra l’aria con le mani. Tutt’intorno, giornalisti che appuntano frenetici su taccuini e tablet, analogico e digitale ancora s’intrecciano nel mondo dell’informazione. “Sì, Itaca. Tutti noi abbiamo bisogno di tornare dopo aver viaggiato, e magari anche eventualmente compreso che non è quello il luogo fisico ed emotivo dove si voleva attraccare. Bene, io come Ulisse torno da un viaggio come esplorazione in tutti i sensi, in cui ho davvero conosciuto me stesso”. Si guarda intorno. Il verde di Zaro è pura bellezza. Itaca, Ischia, isole. Che ci sono, altroché.