Text_ Silvia Buchner Photo_ Dayana Chiocca Stefano Fiorentino Archivio Gran Paradiso
Le porte che introducono alla hall si sono riaperte qualche giorno prima di Pasqua, dentro l’atmosfera piacevole degli hotel ben curati, divani comodi, reception tirata a lucido, in fondo la grande terrazza panoramica che affaccia su Casamicciola, il suo mare, le sue colline verdissime. “Dobbiamo lavorare tutti per far capire che Casamicciola è viva, noi siamo motivati a fare sempre meglio per rendere la struttura e il paese attraenti”: queste parole pronunciate da chi si è messo in gioco in prima persona, con il cuore e la testa, con caparbietà e insieme una visione lucida di ciò che andava fatto (e anche con un po’ di disperazione in certi momenti), hanno un significato particolare. Perché da qualche parte si deve ricominciare e storie come quella del quattro stelle Gran Paradiso e di persone come Nicola Lombardi diventano inevitabilmente un punto di riferimento, una speranza anche per gli altri. Il suo hotel è di nuovo bello, liberato dalle impalcature dei complessi, profondi interventi di ristrutturazione dopo il terremoto del 21 agosto 2017 che l’aveva reso inagibile: dalle sue parole emergono mano a mano quella notte difficilissima – l’albergo era pieno, circa 125 ospiti e quasi 30 dipendenti – lo smarrimento del primo momento e poi, subito, la coscienza che la cosa giusta da fare era una sola, ripartire da dove aveva iniziato nel 2001 la sua vita di albergatore (dopo tantissimi anni ed esperienze diverse nel settore dell’ospitalità a Ischia e fuori), con la volontà ferrea di voler esserci fin dall’inizio della stagione turistica. In mezzo mesi e mesi di lavori, la ricerca dei finanziamenti, la preoccupazione per il suo personale rimasto dopo la chiusura dell’hotel in seguito al terremoto senza lavoro e stipendio, nell’impossibilità di poter usufruire di un assegno di disoccupazione completo (hanno ricevuto al massimo due mesi e non i sei che sarebbero spettati loro se la stagione fosse andata avanti normalmente). Eppure il ragionamento di Nicola Lombardi è pacato, privo di qualsiasi traccia di vittimismo (cosa che lo accomuna peraltro a tutte le persone che abbiamo sentito per raccontare la ripartenza di Casamicciola) e insieme preciso nel delineare ciò che non ha funzionato. Se da una parte, infatti, si definisce fortunato, perché il Gran Paradiso si trova in zona verde, il che gli ha consentito di operare con le dovute autorizzazioni e controlli – avrebbe voluto lo Stato più vicino. “Lo Stato non c’è, eppure l’Italia negli ultimi 50 anni ha visto tanti eventi calamitosi, e tuttavia non abbiamo imparato a gestirli, riusciamo a fare solo emergenza, che viene amministrata con un grande dispendio di risorse. Da parte mia non ho mai voluto che mi dessero il denaro necessario a fondo perduto, ma un prestito con tasso di interesse molto basso sì e con una dilazione molto lunga nel tempo, cosa che le banche non consentono. Ma naturalmente ciò non è previsto e a loro mi sono dovuto rivolgere, e devo ringraziarle perché mi hanno finanziato circa la metà della somma che ho speso, 500mila euro su oltre un milione di euro; al resto abbiamo dovuto pensare noi: ho fatto tutto ciò che era necessario, ma la mia vita non sarà facile per i prossimi 10 anni!”. E gli altri? Il resto del paese? Nicola Lombardi ha amici che hanno perso tanto, “sono in attesa, aspettano che succeda qualcosa. Il loro desiderio è di tornare, vorrebbero anche muoversi autonomamente, ma non è possibile, essendo in zona rossa. Io mi sono indebitato, ma ho avuto la fortuna di poter agire, loro no. Si è speso moltissimo per puntellare le macerie e adesso accade anche che i nostri clienti vadano lì a fare un’escursione! Sono assolutamente contrario a questo: io stesso che dal Majo sono passato pochi minuti dopo la scossa per venire in albergo, non ci sono mai più tornato, perché lo considero umiliante. Il che non vuol dire che non ci pensiamo, lo facciamo ogni giorno, ma la zona terremotata andrebbe ripulita dalle macerie, perché danneggia la nostra immagine e poi è necessario come punto di partenza, per iniziare a pensare seriamente a come ricostruire”. E tuttavia, nonostante le considerazioni fatte con schiettezza su ciò che continua a non andare nel modo giusto, ascoltare questo imprenditore determinatissimo che racconta la sua storia lascia passare tante sensazioni positive, di Fiducia nelle risorse di questa bella cittadina termale, di Amicizia (con tutto lo staff che compone l’azienda, ma anche con i professionisti e le ditte che hanno lavorato notte e giorno per metterlo in condizioni di riaprire), di Amore per il proprio lavoro, per ciò che negli anni si è costruito. E quando Lombardi afferma con semplicità “Io ho dato una risposta a Casamicciola, non chiedendo niente, usando le mie risorse, continuando a investire”, probabilmente dà l’indicazione per un cammino virtuoso che va intrapreso in cui il privato, l’impresa, può avere un ruolo fondamentale per restituire forza al territorio in cui opera.