Text_ Cecilia D’Ambrosio Photo_ Riccardo Sepe Visconti
UN MENU’ COSTRUITO PER ESALTARE I SAPORI CON ELEGANZA ED EQUILIBRIO, FACENDO INCONTRARE IL MARE PESCOSO E I FERTILI ORTI DELL’ISOLA.
Rifugio di charme, su un promontorio tra Forio e Lacco Ameno che regala scorci di una bellezza disarmante, circondato dall’abbraccio di una pineta di sette ettari e da quello del mare che si rompe alla base della antica torre di avvistamento che oggi costituisce il suo nucleo centrale, il Mezzatorre Resort & Spa è una vera esperienza di piacere e benessere per i suoi ospiti. Amplificata dai servizi esclusivi della spa, dall’accoglienza premurosa, dalla cura attenta dedicata alla cucina. Lo stile inconfondibile di questo cinque stelle è frutto dell’incontro e della perfetta sintonia fra la bella Alessandra De Lorenzo, la padrona di casa, al cui gusto raffinato si deve l’impostazione della filosofia del posto e lo scrupoloso direttore Giovanni Sirabella, che da molti anni coordina l’organizzazione dei reparti. E poi c’è lo chef Giuseppe D’Abundo che dal 2008 ha in mano le redini dei due ristoranti del resort di lusso, entrambi aperti anche ad ospiti esterni oltre che a quelli dell’hotel: l’appuntamento con le esperienze del gusto, infatti, è un momento importante che consente a chi viene da molto lontano di godere in modo completo della cultura del posto e a chi vi abita di ritagliarsi un momento di relax, convivialità, perché no romanticismo. Le atmosfere e ambientazioni ideate per la ristorazione al Mezzatorre sono complementari fra loro: a ridosso della piccola baia privata, si trova lo Sciué Sciué, uno spazio all’aperto per i pranzi estivi a bordo piscina, dove ogni piatto è un inno alla tradizione gastronomica partenopea. Mentre il menù dello Chandelier – arredato con monumentali candelabri d’argento che creano un’atmosfera molto sofisticata e tavoli elegantemente apparecchiati sulla suggestiva terrazza – rinnova ogni sera il racconto dell’isola d’Ischia, vulcanica, verde, circondata da un mare pescoso. Con piatti ricchi di colore, dove la freschezza delle materie prime è una priorità, gli accostamenti sono pensati, all’insegna di un equilibrio che si tiene lontano dall’ovvio, preferendo vegetali, frutta – in particolare pomodori e agrumi – pescato, erbe aromatiche, e giocando sui contrasti di cotture. Troviamo, quindi, un bell’incontro fra dolcezza dei gamberi e freschezza acidula dei frutti nel carpaccio di gamberi rossi che si accompagna a salse diverse, a base di fragole, arance, pesche e si completa con sorbetto di mele e lamponi, caviale di lamponi e chips di mela. Un grande classico come la tartare, realizzata scegliendo carni magre di fassona, viene condita con ingredienti nel più puro stile mediterraneo, capperi fritti, olive disidratate, sedano croccante, pomodorini, e una leggera maionese senza uova. Gioca sul cotto e crudo il fagottino ripieno di burrata (che D’Abundo personalizza per raggiungere la giusta consistenza e acidità), accompagnato da un crudo di coccio, su una zuppetta di pomodoro giallo. Lo chef preferisce, infatti, non mettere il pesce nelle farciture per preservare sapore e profumo di un ingrediente pregiato. Che ritorna nella variazione di pesce azzurro: alici, lampuga, merluzzo, palamita e spada, ma può cambiare in base a ciò che offre il mercato, cotto con tecniche diverse, affumicatura, tempura, bassa temperatura e servito su una crema di melanzane, grigliate e profumate con timo e maggiorana.
Infine, una carta dei dessert accattivante, che dedica spazio ai dolci della nostra tradizione, resi più freschi e leggeri preservandone intatto il gusto, come nel Carosello napoletano – che comprende la variazione di sfogliatella, pastiera cotta al vapore e gelato alla pastiera, e babà, classico, in sorbetto e croccante – o nel cannolo siciliano rivisitato con una squisita crema di ricotta, ma ci sono anche classici golosi come il cestino di frolla che racchiude una bavarese al lampone e al cioccolato bianco, completato con pistacchi, salsa di fragole e gocce di bavarese al cioccolato.