Thursday, November 21, 2024

ALDO IMER: L’ISOLA LA VEDO COSI’…

Interview_ Riccardo Sepe Visconti  Photo_ Ischiacity

Architetto e vicepresidente dell’Ordine per Napoli e provincia, grande conoscitore di Ischia, per diversi anni Aldo Imer è stato direttore e coordinatore per l’isola d’Ischia della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio – prima per i comuni di Forio e Lacco Ameno e negli ultimi 3 anni per l’intera isola. Alla vigilia del suo addio al ruolo ufficiale che lo ha visto in prima linea nel confronto spesso non facile fra le esigenze espresse dalla crescita dell’isola e la salvaguardia della sua bellezza – data da un patrimonio naturalistico e monumentale che costituisce peraltro la ricchezza su cui si trova a dover far leva per promuoversi come meta turistica – ruolo che ha interpretato scegliendo un atteggiamento di mediazione e dialogo fra l’isola stessa e l’istituzione responsabile della tutela, Imer ne passa in rassegna i punti di forza e di debolezza letti con l’occhio dell’esperto ma anche dell’appassionato. Ed è in nome di questo dichiarato amore per Ischia che Aldo Imer ha dato vita a Torri in festa, Torri in luce: un appuntamento annuale imperniato su momenti di incontro con esperti di architettura e paesaggio e momenti di spettacolo per portare l’interesse, la riflessione e l’attività di valorizzazione sulle torri e i sistemi difensivi dell’isola, una parte del suo patrimonio che richiede tutela e cura. Lo scopo ultimo però è di più ampio respiro, vale a dire porre in forte sinergia le risorse culturali, monumentali e storiche presenti sul territorio con la sua immagine turistica, che per Ischia è sinonimo – ricordiamolo sempre – di sviluppo economico e sociale.

Mi dà una sua definizione dell’isola d’Ischia?

Una volta, durante un incontro, giocando sul concetto di insularità ho detto che Ischia è un’isola “galleggiante” intendendo che, nonostante le sue molte criticità, riesce a rimanere comunque a galla.

Che impressione si era fatto di Ischia quando ha conosciuto l’isola e come ne giudica i cambiamenti visti dall’osservatorio di direttore e coordinatore per l’isola d’Ischia della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio?

Rispetto a tanti anni fa, quando ci venivo per le vacanze, nel complesso trovo che sia migliorata. Se, per esempio, Forio resta ancora per taluni aspetti un luogo cresciuto in modo disordinato e anche Ischia ha bisogno di alcuni interventi, penso che altri Comuni siano riusciti a darsi un certo tono, Casamicciola ha messo ordine sul suo lungomare. Nei centri storici sono necessari lavori di restyling, con il ridimensionamento e l’armonizzazione delle insegne, delle tende, del modo in cui viene occupato il suolo pubblico da parte degli esercizi commerciali, che hanno la tendenza a nascondere spazi e architetture con strutture troppo diverse fra loro e troppo invadenti.

Quindi il suo è un bilancio positivo?

Per molti versi sì, anche se più che mai si deve essere molto attenti a lavorare per sottrazione, nell’isola c’è già troppo, quindi bisogna intervenire ripulendo i paesaggi, liberandoli, in linea di massima si deve qualificare quello che c’è, non eseguire nuove realizzazioni. Il concetto di riprogrammazione mi piace, si deve resettare e impostare in maniera diversa, vivo la riprogrammazione come punto di partenza proprio con S. Angelo che ha già una connotazione precisa, una sua caratterizzazione ben chiara, che però va migliorata, ed essendo una realtà di dimensioni limitate è più facile da gestire in quest’ottica. Si devono collegare certi spazi e percorsi, manca una giusta cartellonistica, gli attrattori non sono raccontati, non c’è informazione, l’itinerario che conduce al promontorio non è ben definito dalla luce, mentre il promontorio stesso non è illuminato per nulla. Le due spiaggette hanno ampi margini di crescita sempre puntando alla qualità, mentre la piazzetta ha già una sua identità, intorno ad essa ruota tutto, ma ci sono anche altri spazi vicini che hanno bisogno di maggiore attenzione. Parlando più in generale, sono dell’opinione che tutte le visuali vadano recuperate, si devono eliminare certi fenomeni che qui hanno preso piede e che sono molto negativi per il territorio, uno per tutti l’area per i camion e il personale addetto alla nettezza urbana collocata sul lungomare a un passo da Citara, a Forio, è inaccettabile. E sicuramente, io come funzionario della Soprintendenza non ho dato permessi per un’iniziativa del genere. La scelta del posto in cui allocare i camion e altro per effettuare il servizio di nettezza urbana è competenza e quindi responsabilità del sindaco, come Soprintendenza ci possiamo muovere solo in base a progetti che ci vengono sottoposti per l’approvazione. Considero importante anche la stimolazione del senso civico, sociale della popolazione, per esempio ho chiesto al comune di Casamicciola di realizzare un terminal all’eliporto, in modo che le barelle con i pazienti che devono imbarcarsi sull’eliambulanza passino attraverso uno spazio coperto e riparato. L’attuale situazione lì è da terzo mondo: ho dato anche delle indicazioni su come agire, il progetto è stato approvato, poi se procederanno con i lavori non so dirlo…

Quali fra i suoi interventi come responsabile della Soprintendenza sul territorio isolano considera di maggior rilievo?

Quando mi sono insediato ho sentito l’urgenza di contribuire a smuovere la situazione di totale paralisi in cui si trovava Ischia sul fronte delle domande di condono per gli abusi edilizi. Paralisi causata dal fatto che alcuni Comuni, come Ischia e Barano, avevano un accordo di programma con la Soprintendenza, e quindi gli strumenti per far procedere l’esame delle domande, mentre gli altri mancando di questo strumento erano in difficoltà. Quindi, ho promosso un incontro fra i Sindaci dei centri senza Piano di dettaglio e il Soprintendente, e in quell’occasione lui ha comunicato che le pratiche di condono in virtù di una circolare ministeriale potevano essere portate avanti anche basandosi sul solo piano paesistico e, di conseguenza, i consigli comunali hanno poi approvato delle delibere per consentire l’operatività. Contemporaneamente, li esortai, però, a redigere il piano di dettaglio in collaborazione con la Soprintendenza, ma purtroppo questa mia osservazion,e se pure fu al momento presa in considerazione da alcuni dei Sindaci, non ha portato a nulla di concreto: da parte mia continuo a consigliare ai Comuni che ne sono privi di dotarsi prima possibile di questo importante strumento urbanistico.

Vorrei fare insieme a lei un ideale giro dell’isola per avere una valutazione su alcune zone che sono di particolare interesse e su certi interventi che sono stati fatti o che sono in progetto. Cominciamo da Ischia Ponte, dove l’estate appena trascorsa ha visto la realizzazione di un appuntamento fisso di spettacolo organizzato da Lucio D’Orta insieme agli altri commercianti del Borgo, per animarne strade e angoli suggestivi: il risultato è stato positivo, confermando che le persone, siano esse turisti o residenti, sono alla ricerca di un intrattenimento ben fatto.

Sono pienamente d’accordo. In particolare la manifestazione Borgo in Festa ha messo in luce, accanto alle aree già ben recuperate come le cosiddette Chiazze e il piazzale delle Alghe, zone come lo Stradone, cioè la via che corre lungo il mare partendo dal piazzale Aragonese, che era ancora in un cono d’ombra. Lì proprio la presenza degli allestimenti esterni dei locali, dei tavolini, ha consentito di attirare un bel movimento di persone e dare visibilità ad un luogo bello ma seminascosto. Da architetto le dico che ci sono ancora margini di valorizzazione, per esempio illuminerei la cortina muraria dei palazzi antichi che affaccia sulla strada in modo da esaltarne le linee ulteriormente; interessante in particolare è la torre campanaria della Cattedrale, e gli edifici che la circondano. Vorrei dedicarle un focus nell’ambito di Torri in festa, Torri in luce del 2018, mettendola in connessione con il Castello.

Proprio lungo lo Stradone è stato realizzato anche il primo tavolato per la balneazione della zona: cosa pensa di queste strutture? E’ favorevole alla loro installazione? Sono sempre stato convinto che oltre alla loro utilità come spazi per fruire del mare di giorno, soprattutto adesso che le spiagge si depauperano sempre più, i tavolati costituiscano una ottima location per happy hour preserali che sono un intrattenimento molto apprezzato, in primo luogo dai giovani – come hanno dimostrato i sia pur timidi ed episodici eventi organizzati sulle terrazze esistenti e che hanno riscosso molto successo.

In linea di principio sì, sono favorevole alle pedane di balneazione, portano un indotto occupazionale che non possiamo trascurare, a Forio ne ho approvate 7 su 14 domande e anche altrove, per esempio a Castellammare di Stabia, ho fatto realizzare tavolati e punti di attracco. La legge vuole che siano sottoposti a una concessione stagionale, e devo dire che non sono d’accordo, perché se costituiscono un elemento di disturbo al paesaggio allora non andrebbero consentiti per nulla, non si capisce perché sono impattanti negativamente per sei mesi all’anno e per gli altri sei no. Doverli smontare è antieconomico e distruttivo, perché si deve rimontare nello stesso luogo, forando i massi delle scogliere su cui di solito vengono allocati più e più volte, e tutto questo non mi sembra un errore. Limitazioni alle pedane devono essere poste in siti di particolare bellezza, per esempio mi hanno chiesto di collocarle ai piedi del Castello Aragonese, ma in quel caso sono assolutamente contrario. Del resto, anche a Forio, per esempio in località Fortino, ho posto delle regole per le pedane, perché la linea di costa in certi punti va preservata da ostacoli che ne interrompano la naturale conformazione. Ho dato prescrizioni sulle strutture e gli arredi da usare (per esempio adoperando un colore unico), con l’obiettivo di ottenere una visuale armoniosa della zona anche per chi arriva da mare.

Durante gli anni del suo incarico come funzionario della Soprintendenza, lei ha creato Torri in festa, Torri in luce, di cui oggi è direttore artistico. La manifestazione è dedicata alla riflessione sugli aspetti architettonici e naturalistici dell’isola d’Ischia, e alla loro valorizzazione e promozione, a partire da quei particolari edifici che sono le antiche torri. Torri in festa Torri in luce, benché giovane – nel 2018 si terrà l’ottava edizione – ogni anno si arricchisce di nuovi tasselli per raccontare la complessità affascinante del territorio isolano, rivolgendosi alla pittura, alla musica ma anche a forme d’arte nuove come la lighting painting, e insieme organizzando una sezione di approfondimento tematico che vede protagonisti personalità del mondo dell’architettura.

Vorrei che un po’ tutti capissero, a partire dai Sindaci, che iniziative come Torri in festa, torri in luce non sono “di Aldo Imer” ma dell’isola. La kermesse è stata fin dal primo momento pensata per essere costituita da due parti, come dice il suo nome, una quota di ‘festa’, intesa come un momento più popolare, di racconto aperto a tutti, e un momento di lavoro anche tecnico su questo patrimonio plurisecolare che ha delle criticità. Ebbene, ho trovato più facile riempire di contenuti questo aspetto, perché docenti, esperti, professionisti che ho portato a Ischia sono venuti tutti gratuitamente; mentre quando dobbiamo realizzare la sezione dedicata agli eventi ed è necessario riuscire ad avere un budget per pagare gli artisti non ho sostegno da parte di nessuno o quasi. Ma nonostante le difficoltà, l’associazione che promuove la kermesse, Isola delle Torri, presieduta dall’avvocato Benedetto Migliaccio, per il 2018 ha avuto accesso al bando per i Grandi eventi della regione Campania, con il comune di Lacco Ameno come capofila: la considero una tappa importantissima per la crescita di una manifestazione nata dal nulla. E per il prossimo anno, il focus sarà su paesaggio e architettura, con una particolar attenzione per il Castello Aragonese e il borgo di Ponte; e poi stringeremo una sorta di gemellaggio con il Giappone, un paese vulcanico (e soggetto ai terremoti) proprio come il nostro.

Il sisma del 21 agosto scorso ha danneggiato fortemente i comuni di Casamicciola Terme e Lacco Ameno nelle località piazza Majo, La Rita, via Borbonica, Fango e zone limitrofe, portando con sé la vita di due persone e lasciandone circa 2000 senza un’abitazione, per non parlare dei danni subiti da attività alberghiere e turistiche. Anche l’isola d’Ischia si ritrova, quindi, a confrontarsi con il complesso tema della ricostruzione, reso ancor più spinoso dalle peculiarità isolane, in primo luogo il fatto che il terremoto si sia ripresentato in un’area già storicamente nota per altri, spesso rovinosi, terremoti. Come architetto cosa pensa si debba fare? E’ possibile ricostruire in quelle località?

L’ordine degli Architetti a cui appartengo ha già messo a disposizione le professionalità che ha al suo interno per l’indispensabile attività che deve precedere la ricostruzione. Riferendosi ad Amatrice, Renzo Piano, architetto italiano famoso in tutto il mondo, ha fatto affermazioni che condivido in pieno, dicendo che il terremoto è sì un mostro, ma possediamo le tecniche e le conoscenze per difenderci. Bisogna saper costruire con metodi nuovi, all’avanguardia, che esistono, anche nel nostro Paese, ma non si può farlo in fretta. Edificare in maniera antisismica è costoso, comporta studi e indagini preliminari con apparecchiature sofisticate e persone esperte, ma a questo punto diventa necessario su un territorio a rischio come è quello dell’isola.

RENDIAMO SICURO IL PATRIMONIO INSICURO COSTITUITO DALLE NOSTRE CASE

“Il terremoto è un mostro, ma possediamo le tecniche e le conoscenze per proteggerci. Deve entrare in modo permanente nelle nostre coscienze ancora prima che nelle leggi, parlo del dovere di rendere antisismici gli edifici in cui viviamo, così come è obbligatorio per un’automobile avere i freni che funzionano. Nessuno si metterebbe in viaggio con una macchina che non frena, invece tantissime famiglie vivono incoscientemente in zone sismiche, in case insicure. (…) Cosa fare? Rendiamo sicuro un patrimonio insicuro che sono le nostre case. Credo si debba guardare lontano. Penso ad un progetto di lungo respiro, a un piano generazionale che duri cinquant’anni. Bisogna intervenire con sgravi ed incentivi nei passaggi generazionali, quando passa in eredità la casa dei nonni e la nuova generazione è più interessata a ristrutturarla. E in quel momento bisogna pensare alla sicurezza dell’edificio”. Renzo Piano, da un articolo per Il Sole 24 ore del 2 ottobre 2016.