Text_ Silvia Buchner
Photo_ Dayana Chiocca Stefano Fiorentino
Dal vigneto si ha l’illusione che basti stendere una mano per toccare il promontorio di Sant’Angelo: su di uno sperone che si allunga verso il mare, a 400 metri di altezza proprio sopra il borgo e la spiaggia dei Maronti, strisce sinuose disegnate su terrazzamenti senza le tipiche ‘parracine’, ospitano file di viti disposte con precisione; ai lati due gole scavate nella tenerissima pietra locale che precipitano fino a mare, a Cavascura. Ci troviamo a Serrara Fontana, alla Jesca, luogo particolarissimo, a mezza costa lungo il sentiero che dal mare si arrampica verso Serrara appunto e poi al monte Epomeo, scelto da migliaia di anni per coltivarvi la vite. Con successo. In linea d’aria a breve distanza sorgeva l’antico villaggio greco di Punta Chiarito, abitato fra il VII e il VI sec. a.C., dove grazie al lavoro accurato di archeologi e paleobotanici sono stati identificati fra i reperti anche semi di uva. La vite, infatti, si trovava sulle navi che approdarono a qualche chilometro di distanza da qui per fondare nell’odierna Lacco Ameno la più antica colonia greca in Occidente, Pithecusa. E da allora la storia di Ischia è legata a doppio filo al vino, e la storia di questa tenuta è storia di vino. Come racconta con passione e giusto orgoglio Benedetto Migliaccio, proprietario del rinato vigneto della Jesca, oggi battezzato La Vigna dei Mille Anni. Da secoli è della sua famiglia, grazie a uno di quegli intrecci di parentele e matrimoni che in passato consentivano di accrescere ricchezze e proprietà. Un documento ne fa risalire l’esistenza già all’anno 1036 (da qui il nome scelto); nel 1870 ricevette la me daglia d’onore ad un concorso enologico nazionale per la qualità del vino prodotto. Poi un lunghissimo abbandono, quando i Migliaccio si trasferiscono nella penisola Sorrentina. Ma Benedetto, avvocato con una passione sconfinata per la sua terra d’origine, non tarda a decidere che quel posto magnifico non può rimanere il regno di rovi e macchia mediterranea. Il passo successivo, determinante, è l’incontro con Andrea D’Ambra, enologo, erede della più famosa famiglia di vignaioli ischitani e proprietario con le figlie Sara e Marina di Casa D’Ambra, che del vino (ad Ischia e in Italia) ha letteralmente scritto un pezzo di storia. “Due fuori dagli schemi come noi non potevano che raccogliere una sfida. Andrea si attivò, scoprendo in primo luogo, grazie agli appunti del padre Salvatore, grande enologo ed estensore del disciplinare della doc nazionale, che si trattava di un’area con forte vocazione alla viticoltura. Messa quindi da parte l’idea di piantare biancolella, il vitigno coltivato per tradizione in questa zona (come del resto nella stragrande maggioranza delle vigne ischitane), decidemmo per il rosso”. Sono state eseguite accurate analisi del terreno e poi la piantumazione: otto ettari di vigna (per una superficie utile della metà, perché molto spazio viene preso dai terrazzamenti mentre la produzione è di circa 8000 bottiglie) in cui per ‘e palummo, cabernet sauvignon e aglianico tornano a catturare il sole del versante meridionale dell’isola e la brezza marina, affondando le radici in un terreno derivato dal disfacimento di depositi detritici formati da tufo verde alterato ed argillificato, influenzato dalla risalita del calore idrotermale. Il progetto della Vigna dei Mille anni, infatti, ha fra i suoi obiettivi quello di affiancare alla coltura del vino la cultura del vino, per comprendere ed approfondire le ragioni per cui il vino ben si collega sia alle caratteristiche geomorfologiche che a quelle storico-culturali del territorio.
Lasciamo la parola alla giornalista esperta di enologia Malinda Sassu che lo racconta efficacemente: “è maturato per 18 mesi in botti di rovere di Allier, carico di profumi fruttati e intensi, colorato dalle note importanti di piccoli frutti rossi, more, prugna e lampone che sfumano in accenni balsamici e floreali, spezie dolci e pepe. Elegante complessità che al naso aggiunge note minerali e affumicate. Un rosso vivo e importante anche al sorso, con tannini asciutti che promettono finezza e longevità e continui ritorni fruttati e minerali. Corpo ed eleganza lo rendono perfetto nell’abbinamento a selvaggina e cacciagione, formaggi stagionati e carni alla brace ma anche su filetti di tonno rosso e condimenti grassi e ricchi”. La prima vendemmia è del 2012 (pronta nel 2014 dato che il vino invecchia un anno e mezzo in botte) e adesso è arrivato l’imprimatur di Robert Parker il più grande guru dell’enologia mondiale. Americano, nel suo The Wine Advocate ha assegnato alla Vigna dei Mille anni un punteggio di 91, decisamente alto. E non si trattava ancora di una riserva… Secondo tutti gli esperti che lo hanno provato, infatti, è destinato a seguire l’onda dei grandi rossi, bordeaux, brunello, barolo, barbaresco, che vengono invecchiati 60 mesi. E da quest’anno Andrea D’Ambra ha deciso di creare appunto la riserva e quindi le annate più interessanti, a partire probabilmente da quelle del 2015 e 2017, saranno commercializzate rispettivamente a partire dal 2021 e 2023.
Tutto questo – lavoro, passione, professionalità, grandi traguardi – sta dietro la rinascita di un luogo che cattura con la sua bellezza, in cui uomo e natura camminano insieme, che racconta Ischia, la sua terra, ma lo fa guardando oltre, con un prodotto che vuole rivolgersi a chi ricerca grandi vini.