Business
Photo: Petra Braun
Text: Riccardo Sepe Visconti
Dress Man: Boutique Scaglione Uomo
Assistant: Isabella Longo
Location: Parco pubblico Vincenzo Telese
Si racconta che per un saggio maestro samurai una delle virtù fondamentali dei suoi allievi fosse la capacità di sorridere poiché solo chi sa guardare positivamente alla vita ed è capace di giocare con se stesso riesce ad esprimere e dominare (nel medesimo tempo) la sua forza. Bruno Basentini, con la troupe di ISCHIACITY, per qualche ora ha dismesso i severi abiti dell´imprenditore e si è prestato al gioco del “modello” dimostrando che essere uomo di spirito è l´altra faccia dell´uomo forte.
R.: Come è nata la sua “avventura”?
B.: Ho sempre lavorato autonomamente, non ho mai voluto dipendere dagli altri. In senso stretto sono divenuto imprenditore nel 1992, quando ho lasciato il gruppo Cabals Hotels e diedi vita alla SOGEAT, una società che avevo tenuto in attesa dal 1984, nel 1993 iniziai e il 4 giugno 1999 l´azienda divenne tutta mia, dopo aver superato dei sacrifici. L´albergo era stato chiuso dall´ASL; inoltre quando lo acquistai era sullo stile dello Sheraton, con moquette e faretti, quindi ho dovuto modificare tutto per renderlo più vicino all´ambiente mediterraneo in cui siamo.
R.: Possiede anche un´agenzia di viaggio?
B.: Si chiama SABA, dai cognomi mio e di mia moglie, e nel logo si richiama la regina di Saba. È un anno che siamo tour operator, non è facile nell´attuale momento di recessione economica.
R.: Vive a Ischia da trentun´anni… Quindi è divenuta la sua terra a tutti gli effetti?
B.: È così e devo riconoscere con me stesso che ho nel cuore più Ischia che le mie radici. Non vado nella mia città, Potenza, da quattro anni ormai, non ne sento la necessità.
R.: Cosa ama di quest´isola?
B.: Amo anche le persone perché per certi versi sono genuine, mentre per altri non riesco a definirli perché non hanno compreso appieno che patrimonio rappresenti il loro paese.
R.: Cosa la fa più soffrire?
B.: Vedere l´isola degradare giorno per giorno nell´indifferenza generale, come in quella canzone famosa di Pino Daniele “…comm´ ´na carta straccia e nisciun´ se n´importa”; bisogna cambiare il modo di amministrare un patrimonio turistico immobiliare di questa portata per battersi ad armi pari e affermare il primato dell´isola di fronte alla concorrenza di altri luoghi di villeggiatura in Italia e all´estero.
R.: La sua ricetta per mettere a posto le cose?
B.: Ricostruire la classe dirigente che non c´è, per cui i professionisti come me devono scendere dall´albero e darsi da fare, impegnandosi a cambiare le cose che non vanno: una delle priorità è l´incredibile patrimonio termale dell´isola che rischiamo di danneggiare perché non prestiamo la dovuta attenzione alla rete fognaria e ai depuratori.
R.: Sentendola parlare viene da ripensare ad Angelo Rizzoli…
B.: Quando nel 1980 presi il Regina Isabella che era stato creato da Rizzoli ne apprezzai la qualità, la storia, apprezzai tutto ciò che egli aveva creato, come ad esmpio la certificazione delle terme da parte del Centro Studi di Malcovati. Lo faceva perché voleva creare un´offerta di qualità che di conseguenza potesse aspirare a un turismo di qualità: Purtroppo in seguito nell´isola non si è riusciti a proseguire sulla strada che Rizzoli aveva intrapreso.
R.: Quindi bisogna portare un turismo di qualità?
B.: Questo è un passaggio importante: non esiste il turismo di qualità ma l´offerta di qualità e il turismo di qualità è una conseguenza: un errore gravissimo che si continua a fare è che ci proponiamo come singole aziende ma non esiste un brand, un prodotto Ischia nel complesso, perché non esiste l´associazione né i comuni.
R.: C´è qualche sindaco che salva?
B.: Al momento nessuno, perché se si guardano i bilanci di previsione di queste amministrazioni la cifra più alta che stanziano per la promozione turistica sono 5000 euro.
R.: Perché non si rendono conto che è necessario investire?
B.: Perché il motivo per cui molti fanno politica non è migliorare la voce più forte della nostra economia, cioè il turismo, ma accontentare gli amici, familiari e compari o l´azienda personale, basta a guardarsi attorno per vedere certe aberrazioni…
R.: Lei è per il comune unico?
B.: Attualmente sono contro il comune unico: il comune unico dovrebbe accollarsi oltre 600 miliardi di debiti esistenti nelle casse delle singole amministrazioni, per bilanci diretti o di partecipate. I sei comuni consentono la vicinanza ai problemi, ma i sei sindaci potrebbero comunque attuare l´unione dei comuni, prevista dalla legge, ma loro non lo vogliono o non lo sanno fare. Il comune unico avrebbe un vincolo di sudditanza verso il comune di Ischia – che sicuramente accentrerebbe su di sé molte prerogative – e così la già scarsa attenzione ai problemi delle aree periferiche aumenterebbe. Fare il comune unico non è importante, dobbiamo metterci insieme e parlare, non solo i sei sindaci ma anche i rappresentanti delle trecento imprese alberghiere e delle altre migliaia di commercianti per creare una vera unione dei servizi che ho chiamato “associazione dei comuni uniti isola d´Ischia”.
R.: Chi individua come personaggio positivo fra gli imprenditori e non?
B.: Ho stima di Emiddio Calise, è un grande, e del duca Fulceri Camerini, ma ce ne sono pochi… E poi credo che non sarebbero sempre sinceri come lo sono stato io: mi sono presentato alle elezioni e ho chiesto a tutte le categorie di ascoltarmi e nessuna mi ha risposto, benché sia vicepresidente nazionale di Federterme e sono nella giunta di Federturismo nazionale. Il mondo che non finisce a Ischia ti ascolta, mentre qui nessuno ti sta a sentire, provano fastidio e dicono: “Questo cosa vuole: ha vinto con il Regina Isabella, ha vinto con le Terme di Augusto e con l´Ischia calcio e ora vuole vincere anche in politica?!”. Ma i circa duemila voti che ho preso significano che senza appartenere a nessun partito ho avuto successo. Io sono indipendente, il partito che mi ha appoggiato è come un taxi, posso scendere in qualsiasi momento anche se ci sono degli amici. Resto esterno alla politica, la mia vita futura è l´impresa e tutto ciò che si muove attorno, quindi sono lontano anche da chi è al potere e gestisce le risorse che vengono dallo Stato.
R.: Qualche azienda che fa investimenti intelligenti?
B.: Nessuno fa investimenti di tasca propria, tutti si rivolgono alla Regione e quando dicono che il governatore non ha fatto nulla sbagliano, per esempio adesso c´è la realtà dell´ospedale che si sta sviluppando, ma purtroppo si tratta di soldi distribuiti a pioggia, non in modo mirato, come si dovrebbe fare, magari con un prestito a bassissimo tasso di interesse, per far fuori i furbi. Avevo la guida dell´Associazione, ma non voglio dirle un nome: io mi rendo conto di essere scomodo perché dico delle verità, non voglio fare il pagliaccio nè sento la necessità di apparire come una persona simpatica se per persona simpatica si intende chi sorride in modo ipocrita e falso come qualcuno degli amministratori in carica, io non sono così. A Natale ho regalato ad uno dei sindaci la giacca, il cappello e il bastone di Totò per andare per il paese a fare il Pazzariello ma io non sono così, rispetto gli altri e loro devono rispettare me.
R.: E il sindaco in questione cosa le ha regalato a Natale?
B.: Niente; vorrebbe i miei voti ma non li avrà mai, mi auguro che se ne vada e quanto prima perché non ha fatto niente per Ischia, come del resto gli altri: non riescono a dialogare attivamente con chi ha in mano il ´pallinò, vale a dire il potere economico, in questo momento ce l´ha la Regione, noi dobbiamo andare compatti e dire serve questo e questo, senza riferimenti personali: torniamo alla questione cruciale, il fatto che non esiste il prodotto Ischia, sia sul piano industriale alberghiero che delle agenzie di viaggio, ognuno va per conto suo e ciò ci rende naturalmente meno forti.
R.: Allora qual è il futuro di Ischia?
B.: Noi siamo fermi e in questo momento non abbiamo una meta. È fondamentale ottenere una certificazione della qualità delle acque e del sistema terme, ma se non si ha una rete fognaria e di depurazione ciò non è possibile; in senso più ampio questa situazione significa che non c´è stata crescita, sviluppo, oppure che la crescita c´è stata ma non si riesce a renderlo evidente, formalmente documentato.
R.: Quanti anni ci vorrebbero per ottenere questi cambiamenti?
B.: In realtà pochi, volendo. Non si è mai parlato di modalità e intermodalità: ad esempio se si creassero dei dissuasori per il traffico, come i pulmini navetta che facciano la spola con i parcheggi esterni su un percorso a senso unico, la gente lascerebbe l´auto a casa e quindi non sarebbe più necessario vietare lo sbarco delle macchine. Non c´è attenzione da parte delle amministrazione per quanto avviene quotidianamente nel territorio: l´osservatorio economico comunale dovrebbe avere dati che consentano l´analisi indispensabile ad avviare qualsiasi tipo di progetto. Le amministrazioni dovrebbero sapere quanti alberghi ci sono nel territorio di ciascun comune e conoscerne i bilanci, che sono pubblici, in modo da monitorare la crescita o la recessione, così ci si renderebbe subito conto se le cose non vanno e si potrebbe dialogare con le imprese per conoscere il perché di eventuali flessioni e naturalmente cercare di invertire la tendenza. Nel comune dove risiedo si spende per le fioriere ma non si affronta il problema di un divieto di balneazione che persiste da dieci anni.
R.: A proposito di Lacco, ci parli dalla decisione di provvedere a sue spese all´illuminazione del simbolo della cittadina, il Fungo.
B.: È stata una forma di ringraziamento e riconoscenza verso questa terra maledetta dagli uomini e benedetta da Dio per restituire una parte di quanto mi ha dato e mi dà tuttora. È stata anche una forma di gratificazione personale, forse anche di devozione verso S. Lucia, mi è venuto spontaneo farlo. Così pure avevo proposto di illuminare la circumvallazione e i Pilastri. Nel parlare di offerta di qualità non si può prescindere dalla valorizzazione della nostra cultura: il museo di Villa Arbusto, insieme al Castello Aragonese, ne è certamente il simbolo… Eppure è del tutto trascurato! Nel febbraio 2004 chiesi al comune di Lacco Ameno di avere in gestione per cinque anni il complesso di Villa Arbusto: si chiuse la trattativa, iniziai ad assumere i dipendenti, avevo già appuntamento a Ferrara per far entrare il museo nel circuito delle città italiane della cultura: purtroppo in un secondo tempo l´accordo con il comune è ´saltatò. Ciò dimostra tuttavia che ho avuto sensibilità verso l´istituzione del museo, tant´è che nella brossure dell´albergo negli ultimi due anni l´ultima pagina della copertina è dedicata al museo e per gli ospiti del mio albergo e delle terme di Augusto l´ingresso è gratuito: detto questo ritengo che tenerlo nello stato in cui è adesso sia assurdo. Io credo nell´offerta di qualità che vuol dire ambiente vivibile, se ci sono i parchi letterari, i parchi termali di qualità, ben tenuti e che perciò stesso l´isola viene immessa in un circuito di produzione: ma oggi sull´isola sono in pochi ad essere sensibili a questo discorso.
R.: Parliamo di lei come amante dello sport: gioie e dolori.
B.: Ne ho avuto solo gioia, i dolori sono al massimo qualche partita persa, averci perso un pò di soldi, ma i soldi si rifanno e se ne hai devi anche spenderli. Sono subentrato a Fiore nel ´90, quando mi chiamò l´allora sindaco Enzo Mazzella e mi disse: dobbiamo portare l´Ischia in C2. Ci riuscimmo ma il 29 giugno di quell´anno Mazzella morì, io avrei potuto tirarmi fuori ma non l´ho fatto, poco dopo firmai acquistando l´Ischia da Fiore per 150.000.000 di lire. Stabilii tutta una serie di regole che i giocatori dovevano rispettare, riuscendo così a inculcargli un forte spirito di squadra.
R.: Quali furono i risultati?
B.: Vincemmo il campionato, andammo in C1 spendendo poco e incassando 750 milioni. Poi facemmo 5000 abbonamenti, volevamo far sognare i tifosi e il sogno era di andare in serie B. Poi cominciarono i problemi e decisi di uscirne: c´era Catello Buono che si occupava delle giovanili e io gli proposi di comprare lui la squadra, gli chiesi quanto valeva, ci accordammo sulla cifra e vendetti.
R.: Veniamo all´oggi, alla nuova squadra che vuole creare…
B.: Ho fondato una nuova società, Ischia Benessere Sport, ho dato mandato all´allenatore Bruno Mandragola di approntare il progetto con i nomi dei giocatori e tutto quanto è necessario entro il 10 maggio e proporremo una novità assoluta. Si tratta di una sorta di emissione di obbligazioni, cioè chiederemo a 600 persone di quotarsi per 1000 euro, che equivalgono a 4 abbonamenti, e lo slogan sarà “senza pensieri”. Il meccanismo è quello di un prestito in cambio del quale si avrà diritto, se gli acquirenti sono aziende, al cartellone pubblicitario allo stadio, per ciascuna delle 4 aziende che si associano per mettere insieme i 1000 euro, e naturalmente quattro abbonamenti per assistere alle partite. Il patto sarà che se si vince il campionato non si dà nulla indietro, se si perde si restituiscono i 1000 euro, meno il costo del cartellone pubblicitario. Se entro il 20 maggio non vedrò interesse per questa proposta l´Ischia se la fanno loro, la mia disponibilità annuale resta di 20.000 euro: io non posso rovinarmi l´azienda per un mondo che non ti dà possibilità di realizzare la civiltà dello sport: si deve riuscire a creare un club serio in cui tutti possiamo identificarci, fare diversamente non serve a niente. Così tutti i giovani, ischitani e non, avranno un punto di riferimento per i loro interessi sportivi e non solo per il calcio, sarà infatti una polisportiva, che avrà particolare attenzione per i diversamente abili e per sport poco conosciuti.
R.: Cosa ricorda dell´esperienza con l´Ischia Calcio, quando si sfiorò la serie B?
B.: Ricordo la forza che aveva il nome della squadra quando arrivavamo nelle città per giocare; invitavamo i sindaci, le amministrazioni, le camere di commercio, le agenzie di viaggio a venire a trovarci negli alberghi, sempre i migliori, in cui alloggiavamo, sempre di lusso: con la nostra organizzazione spaventavamo società che oggi sono in serie A e B.
R.: Quindi l´Ischia in C1 era motivo di pubblicità e di interesse non solo per gli appassionati di calcio: è possibile che di fronte al successivo fallimento nessuno abbia fatto nulla?
B.: L´ischitano non ha ancora questa cultura di mettersi a disposizione degli altri, hanno bisogno di essere guidati da qualcuno che abbia coraggio e il calcio è una cosa assai impegnativa. Sono stato a Firenze alla Lega Calcio per parlare con Giancarlo Abete, perché ci facciano giocare nel girone A, quello del nord, perché lì l´interesse turistico per noi è maggiore, oppure si deve “tagliare” la penisola in senso nord-sud, così è stato fatto e quest´anno il Marsala ha giocato a Padova. Questa per noi è una cosa molto importante perché ogni due settimane, in trasferta con la squadra porteremo il prodotto Ischia, facendogli l´opportuna pubblicità, preannunciati adeguatamente dalla stampa. Con queste idee chi non capirà che vale la pena di investire 1000 euro? Con questa operazione di cui ho detto prima recuperiamo 600.000 euro, cui si sommano gli sponsor, i contributi da 5/10.000 euro dei 20 soci primari, i 20.000 del presidente, che possono diventare anche 30.000, e sarà una bella cifra, oltre 1 miliardo e mezzo di euro. Così daremo lezione a tutta l´Italia di come ci si organizza e daremo la possibilità di esistere a sport che oggi non vengono neppure menzionati, per esempio pattinaggio, scherma, con una società serie, con un bilancio pubblico, trasparente.
R.: Da giovane è stato uno sportivo?
B.: Ho giocato in serie B con il Potenza ai tempi di Boninsegna, Casati, Di Vincenzo. Ho giocato poche partite e ricordo che ero a Lecco quando per pochissimo perdemmo la serie B.
R.: Come valuta il provvedimento che ha consentito alla Lazio di dilazionare i suoi debiti?
B.: Fu una questione di ordine pubblico, e ha dato la possibilità di sanare un debito che non gli apparteneva ma che ha trovato e d´altra parte far scomparire un blasone come quello della Lazio sarebbe stato un errore, che si è fatto, invece per il Napoli.
R.: Lei ha dato tanto all´Ischia: cosa ha avuto in cambio?
B.: Mi hanno messo le croci in mezzo al campo, durante una partita con l´Avellino: così è il tifo, ma si deve accettarlo, perché è il gioco delle parti, vuol dire che non hai allestito uno spettacolo degno, perché se è tale la gente non fa queste cose.
R.: Qualche domanda più personale: è stato un seduttore?
B.: Non ho molto tempo, ma ho sempre tenuto un comportamento rispettoso, discreto e questo è piaciuto: ho avuto bellissime opportunità, una bellissima vita.
R.: Come descriverebbe se stesso?
B.: I miei valori sono sempre stati il lavoro, la famiglia, il rispetto verso gli altri; anche se non sembra, io ascolto tutti prima di tirare le somme, ma non riesco a scendere a compromessi, non rinuncio a essere diretto, a parlare in modo schietto e questo mi attira certamente delle antipatie, tuttavia non posso proprio fare diversamente.