LA PROFESSIONE DI BARMAN E’ IL CENTRO DELLA SUA VITA: PERCHE’ NEI COCKTAIL SONO RACCHIUSI CULTURA, INCLINAZIONI, EMOZIONI, DI CHI LI CREA E DI CHI LI BEVE.
Il tratto distintivo di Carmine Di Iorio barman all’hotel Terme Manzi di Casamicciola Terme è la gentilezza unita alla perfetta padronanza del proprio ruolo: è infatti nato e cresciuto come barman in alberghi 5 stelle e quindi, fin da giovanissimo, ha imparato a viaggiare, non con gli spostamenti fisici ma attraverso quelli dell’accoglienza. Carmine ha così girato il mondo grazie ai tantissimi, multietnici, e talvolta cosmopoliti, ospiti che con i loro desideri, la propria cultura, le preferenze, i tic, le inclinazioni più stravaganti gli hanno consentito di abbeverarsi (è il caso di dirlo!) alla loro storia, alla loro identità culturale e a quelle delicatissime declinazioni del gusto che ciascuna personalità coltiva in sè, spesso in profondità. Ma Carmine ha anche avuto la fortuna, direi il privilegio, di formarsi nel suo percorso – umano e professionale – sotto la guida di alcuni validissimi maestri – Stefano Buono e Ambrogio De Siano barman del San Montano, Franco Scollo suo attuale capobarman, Bruno De Georgio sono solo alcuni di loro – tutte persone che hanno lasciato in lui un pezzetto della loro storia, delle loro intuizioni, del proprio vissuto e, immagino, soprattutto della passione dedicata al mondo al
quale tutti hanno preso parte: rendere i propri ospiti felici attraverso un’emozione. Già perché il drink, il buon bere è una grandissima emozione. Un trionfo di sensazioni che spaziano dall’olfatto alla vista, dal compiacimento delle
architetture impiegate nella presentazione allo stupore per le intuizioni profondissime o geniali per il dettaglio, dalla poesia di certe “traduzioni” di sentimenti nel bicchiere alla – anche violenta – nostalgia evocativa di sentori smarriti… Tutto in un cocktail rimanda a ciò che siamo e, ancora più spesso, a ciò che aspiriamo ad essere. Ecco perché se il barman non di rado dal suo proscenio sostituisce la figura dell’analista, è pur vero che altrettanto spesso, con un percorso di analisi fragile e delicatissimo, elabora le sue ricette. Qui ne presentiamo una che Carmine ha intitolato “Ladies”, e che a me, che ho ascoltato con molta attenzione il suo racconto, piacerebbe assi più chiamare “O’ profumo da’ Maronna”. Si parte da due note, una dolorosa, l’altra tenerissima: la prima è la morte del padre di Carmine, avvenuta recentemente, l’altra l’attaccamento filiale alla madre e la necessità (indissolubile) di fissare un legame forte con le proprie radici familiari (e spirituali, perché la morte in questa storia ha la sua importanza!).
Ecco che Carmine ricorda di quando, da piccolo, entrava nella stanza da letto dei genitori e sulla consolle della madre vedeva (e vede
tutt’oggi) appoggiato un simbolo rassicurante, protettivo, eterno: una piccola teca di vetro contenente l’effige della Madonna, madre e conforto spirituale, scrigno di passione e fonte di amore: quale immagine più nobile, ed allo stesso tempo completa, a cui ispirare la creazione di un cocktail? Nasce così l’idea di custodire, come
santificata, sotto una teca di vetro (che ne preservi gli aromi e ne difenda lo spirito, anche in senso alcolico) la coppa del liquido creata in omaggio ai propri sentimenti. A questo punto Carmine declina l’idea della Madonna servendosi di uno stratagemma olfattivo ed attingendo quindi allo sterminato mondo floreale delle rose: il mese della Signora è maggio, e maggio è il mese delle rose. Ecco il filo conduttore attraverso il quale costruire la personalità della sua miscela: una preparazione che partendo da una realtà umile – qual è il vino mischiato alla soda, assai in uso, un tempo, nei bar del nord Italia
per intenerire le dure giornate di lavoro degli operai delle fredde valli – declina il più moderno (e diffuso) epigono di questa usanza, l’Aperol Spritz, nella formula inventata da Carmine: del rosolio (liquore profumatissimo ottenuto per macerazione di petali di rosa nell’alcool) con della spremuta di lime, qualche decilitro di effervescente prosecco ed una spruzzata (generosa) di Campari che, a differenza dell’Aperol, è giudicato (secondo me a ragione) un bitter dalla personalità assai più matura, definita ed equilibrata. La miscela va shakerata fredda con dolcezza e servita in una coppa rinfrescata e asciutta che sarà adagiata su un tappeto di profumati e lievi petali (rossissimi) di rosa appena colta dei quali, uno solo, il più bello, verrà, con molta attenzione, lasciato galleggiare sul bordo del bicchiere. Il cocktail verrà servito protetto dalla campana di vetro, nell’attesa che il rito religioso della degustazione si compia… e con esso il miracolo!
Stando dietro al suo bancone di barman Carmine Di Iorio ha girato il mondo attraverso i tantissimi, multietnici, e talvolta cosmopoliti, ospiti che con i loro desideri, la propria cultura, le preferenze, i tic, le inclinazioni più stravaganti gli hanno consentito di abbeverarsi alla loro storia e quindi identità culturale.
Cogliendo la suggestione di ricordi dell’infanzia ed elaborando il tema dell’Aperol Spritz, nasce il cocktail Ladies: profumato rosolio, prosecco effervescente, Campari e una spruzzata di lime, da servire su un tappeto di petali di rosa.
Text: Riccardo Sepe Visconti | Photo: Ischiacity