21/2008
Photo: Riccardo Sepe Visconti
Text: Emma Santo
In “Un’estate al mare”, film che state attualmente girando nell’Albergo della Regina Isabella, sarà l’amante della bella Anna Falchi. Felice di questo ruolo?
Felicissimo, perché oltre ad essere una bellissima ragazza è anche una validissima attrice. E’ la prima volta che lavoriamo insieme e trovo che sia molto brava, molto preparata, molto divertente, piacevole anche fuori dal set. Quando si lavora e c’è un buon clima è l’ideale.
Meglio la Falchi o ‘Enzino’ Iacchetti?
E’ come paragonare una bellissima località di mare a una bellissima località di montagna, sono entrambe due belle località. Con Enzino lavoro da tanti anni con successo, con Anna ho debuttato in questo film, sono contento e sono sicuro che lavoreremo ancora insieme.
Cosa farà il suo personaggio in questo film?
Sarò un impresario musicale, sposato con un grande soprano, ‘grande’ non solo per le qualità artistiche ma anche ‘grande e grossa’. Avrò un’amante, Anna Falchi, verrò ad Ischia raccontandole che sarei andato altrove. La Falchi per un caso arriverà anche lei ad Ischia, e sarò punito per le mie bugie…
Le sue battute sono ripetute, citate e ‘tramandate’ da tantissimi italiani. Come si crea un ‘tormentone’?
E’ una questione di fiuto. A volte si colgono delle frasi o ti viene un’idea parlando. Poi bisogna avere un feeling con il mezzo attraverso il quale ti esprimi e riuscire ad imporlo.
Quanto è cambiata la televisione da “Drive In”?
Parecchio, ogni anno cambia, cambiano i gusti del pubblico, il modo di fare spettacolo. Sicuramente “Drive In” ha contribuito a cambiare un po’ la formula, c’erano i Pippo Baudo, i Corrado, i Mike Bongiorno, i Daniele Piombi che conducevano trasmissioni che avevano un’impostazione schematica: il presentatore, i salamelecchi, il cantante, i balletti… Il Drive In ha fatto saltare gli schemi, niente più presentatori, c’erano tanti tipi di comicità serrate, si comprimevano nell’arco di 12, 13 minuti moltissime cose diverse tra gag, piccoli monologhi, lo stacchettino veloce. Poiché stavamo in una televisione commerciale un po’ difendevamo la pubblicità, perché i ritmi erano quelli. Poi la gente si è abituata e si è un po’ stufata delle trasmissioni lente e lagnose.
Nel ‘99 ha diretto nel suo film “Svitati” il regista Mel Brooks, che a sua volta l’aveva diretta in “Dracula morto e contento”. Come è nata l’amicizia tra lei ed il re delle parodie?
Sono tanti anni che vado a Los Angeles, lì ho una società che si occupa di cinema, avevamo un’amica comune della 20th Century Fox che ci presentò. Mel, inoltre, aveva un forte legame con l’italianità. Sua moglie, l’attrice Anne Bancroft (ndr. La famosa Mrs. Robinson nel film “Il Laureato”), che purtroppo non c’è più, in realtà si chiamava Anna Maria Italiano, la sua famiglia era della provincia di Avellino… Anche per questo lui amava molto l’Italia, e da quando ci siamo conosciuti ci siamo sempre frequentati. Poi lo chiamai per fare un ruolo in un mio film (ndr. “Il silenzio dei prosciutti”), successivamente lui chiamò me per un cameo in una sua pellicola (ndr. “Dracula morto e contento”) e nel ‘99 girammo insieme “Svitati” che è uscito in tutto il mondo… La nostra è un’amicizia che continua. Ci siamo sentiti la settimana scorsa, ero a New York e sono andato a vedere il musical “Young Frankenstein” tratto da uno dei suoi film di successo (ndr. “Frankenstein Junior”). Per me è un mito del cinema mondiale.
Cosa accomuna, cosa no, Vanzina e Brooks?
Carlo fa commedia, Mel parodia. Sono due generi parenti ma leggermente diversi. Entrambi sono grandi professionisti, grandi amici. Quando lavoro con loro sono felice.
“Il silenzio dei prosciutti” è stato il suo esordio nella regia. Si preferisce attore o regista?
Cuoco. Chiedimi cosa so fare…
[Glielo chiedo] Cosa sa fare?
Le uova alla coque. Ho scritto anche una ricetta: bisogna prendere l’uovo, prendere l’acqua, poi quando è cotto lei butta via l’uovo, mette l’acqua in un bicchiere e se la beve calda: fa benissimo!
Sarà vero? Provare per credere… ma torniamo a noi, anzi a lui.
Di prossima uscita il film “Il padre di Giovanna” di Pupi Avati, dove la vedremo per la prima volta impegnato in un ruolo ‘serio’…
Un ruolo ‘drammatico’…
Cambiare ‘genere’ è stato faticoso?
Credo che chi fa il comico fatichi molto di più quando deve far ridere che non quando deve interpretare un ruolo drammatico. Questa storia di Pupi è bellissima, me l’aveva raccontata lui un anno fa, non voglio anticipare nulla, salvo a dire che trovo che sia un bellissimo romanzo. Per questo ho accettato immediatamente il suo invito, ho fatto l’attore ‘serio’ e spero di esserci riuscito. Sicuramente voglio lavorare ancora con Pupi perché è stata un’esperienza incredibile.
Da tanti anni conduce “Striscia la notizia”, il programma satirico di Antonio Ricci. La vostra irriverenza ha un peso concreto sulla soluzione dei casi che vi vengono segnalati? Insomma, far ridere fa solo riflettere o fa anche agire?
Tante volte ci siamo occupati di inchieste di cui magari i giornali o i telegiornali non si occupavano, e abbiamo scoperto cose, fatto denunce. Poi noi siamo un piccolo manipolo, non possiamo risolvere di certo tutti i problemi del Paese, ma siamo riusciti a risolvere molti casi, a portare alla luce certe magagne, a mettere il pubblico in guardia da situazioni che possono creare problemi seri, come le truffe agli anziani. Spesso e volentieri riveliamo vicende di soldi buttati al vento per grandi opere mai realizzate. Credo che Striscia ormai, oltre ad avere una chiave di lettura satirica, suo malgrado è diventato un telegiornale, e noi ci teniamo le veline per ricordare che alla fine siamo un varietà.
Chi ‘attapirerebbe’ in: politica, cinema, tv?
Quello lo faccio in onda, non sono mai preterintenzionale. Quando sono in onda sto in cima alla torre di Striscia, guardo giù e in base a quello che passa…
Non ci concede nemmeno un nome?
Beh, si vede già quali sono gli ‘attapirati’ in questo momento. Qualcuno ha vinto ed è felice, qualcuno ha perso e sicuramente sarà attapirato.
Lei è iscritto anche all’Ordine dei Giornalisti. Quale consiglio dà a chi vuole diventare un buon giornalista?
Di avere il coraggio di fare il suo mestiere, che spesso comporta anche dover porre delle domande imbarazzanti. Credo che un giornalista deve svolgere la sua funzione ed essere più forte delle imposizioni che arrivano da un editore.
Pensi ad una ‘Striscia’ senza Michelle Hunziker e senza Enzo Iacchetti. Con chi la condurrebbe?
Dovessi proprio scegliere qualcuno, ce ne sono tanti di personaggi, ma ce n’è uno che adoro in assoluto e spero prima o poi di poter fare una Striscia con lui. Vuoi sapere chi è? Ezio Greggio!