n.09/2006
Photo: Massimo Zivelli
Text: Maddalena Carneglia
Dov’è la contessa dalla voce stridula, dall’abbigliamento eccentrico e dalla gestualità esasperata che abbiamo imparato a conoscere mediaticamente? Davanti a me, sull’esclusiva terrazza del raffinato Albergo San Montano, c’è una signora disponibile e garbata, estremamente gentile e pacata. Un vezzoso ombrellino, unica nota di civetteria, difende dal sole il suo bel viso, privo di trucco. Mentre ci accordiamo sull’intervista e relativo servizio fotografico, sfoglia avidamente, da bimba curiosa, un numero di Ischiacity. Ne è piacevolmente colpita, soprattutto da un articolo riguardante il parco idrotermale del Negombo. Ci confessa che pur essendo stata svariate volte ad Ischia, non ne conosceva l’esistenza. Mi chiede se voglio accompagnarla in quel posto da sogno, ed io naturalmente accetto, auspicando un incontro più lungo e quindi professionalmente più proficuo. E così, mentre il sole continua a lanciare le sue sfide alla mia resistenza fisica e al mio spirito di competizione, lascio il mio turno agli altri esponenti della stampa locale, giunti anche loro in albergo per intervistarla. Ogni tanto qualche stralcio di conversazione mi arriva. Le fanno domande originali, del tipo: “Quante volte è stata ad Ischia?”, “Cosa le piace di Ischia?”, “Quando ritornerà ad Ischia?”. Domande talmente specifiche da poter essere fatte benissimo anche al ricco fruttivendolo di Acerra, in vacanza sull’isola. Ma questo mi diverte, non mi stupisce. A sorprendermi è il tono di voce con cui risponde la contessa, è ridiventato stridulo, ed è accompagnato da una gestualità ancora una volta teatrale. Questo repentino cambiamento mi incuriosisce, mi invita ancora di più a stabilire, per quanto mi è possibile con un’intervista, dove finisce il personaggio e dove inizia la donna vera. E senza falsa modestia, credo di esserci riuscita.
M: La contessa Marina Ripa di Meana è una…
Cosa dovrei scrivere su quei puntini?
MR: Su di me è stato detto di tutto e di più, e va benissimo così, perché non mi va di essere ingabbiata in un’unica definizione. Sono imprevedibile ed eclettica, è difficile darmi una qualifica, io stessa non ne sarei capace. Infatti mi occupo di moda, ma non mi reputo una stilista. Frequento tanti salotti, mediatici e non, eppure non mi considero una salottiera. Ho scritto diversi libri, alcuni diventati noti per le versioni cinematografiche che ne hanno tratto, però non posso considerarmi una scrittrice. Marina Ripa di Meana è un po’ di tutto, una non classificabile, non solo professionalmente, ma anche caratterialmente. Prova ne è la sua sorpresa nel vedermi così dolce e disponibile, mentre mi ha confessato che si era preparata ad intervistare una donna capricciosa e aggressiva. Le assicuro che sono anche tale perché essendo poliedrica, o se vogliamo, volubile, ho mille sfaccettature, lontane anni luce tra di loro. Adesso traspare di me il lato dolce, perché mi trovo in un ambiente rilassante e raffinato in cui mi sento perfettamente a mio agio, sono circondata da interlocutori che trovo simpatici. Ma le posso assicurare che se qualcuno prova a farmi lo sgambetto, divento una belva, caccio fuori gli artigli. E che artigli!!!
M: Non faccio fatica a crederle, anche perché, un uomo, che certo la conosce meglio di qualsiasi altro, suo marito Carlo, in una recente intervista l’ha definita “un uragano”, capace di gesti estremi nel bene e nel male, e per questo motivo amata o odiata.
MR: Fortunatamente lui mi ama, e io ne sono estremamente lusingata e fiera. Mio marito è sensibile, intelligente, insuperabile sul piano dialettico, soprattutto quando deve mettere a fuoco, con poche parole, la sua non facile compagna. Il nostro rapporto, forse è così solido e duraturo, perché è l’unione di due opposti che si completano vicendevolmente. Carlo, con la sua flemma, mi dà equilibrio e sicurezza, mentre la mia esuberanza lo carica di energia.
M: Pur essendo caratterialmente agli antipodi, siete entrambi animalisti e ambientalisti, quindi avete condiviso la lotta contro il nucleare e, soprattutto lei, pur di fermare la crudeltà sugli animali, non ha avuto esitazioni a mostrare il suo corpo senza veli. Di tante battaglie la gente non ha memoria, però ricorda perfettamente il modo provocatorio con cui le ha combattute.
Non le dà fastidio questo? Non si è mai pentita di averlo fatto?
MR: No, perché per scuotere l’opinione pubblica, per sensibilizzare le masse su determinati temi, a volte bisogna escogitare modi forti, diretti, estremi come quelli adottati da me.
M: Per vincere quelle giuste cause, era così indispensabile mostrarsi nuda?
MR: Era un buon sistema per “acchiappare” l’attenzione della gente.
M: Quindi le sue stravaganze, i suoi eccessi, sono provocazioni studiate a tavolino?
MR: Diciamo che all’occorrenza estremizzo volutamente ciò che sono, ma non interpreto un personaggio dettato da strategie, mi annoierei a morte. Io mi diverto a stupire, e se lo stupore serve a buoni fini, ben venga, così unisco l’utile al dilettevole.
M: Si diverte anche quando la definiscono volgare per le sue esternazioni?
MR: La volgarità non è nel modo di mostrarsi, ma nel pensare in un determinato modo. A mio avviso, sono volgari gli ipocriti, i falsi, quelli moralisti e bacchettoni. Sono le tipologie umane che più detesto e a cui certamente non appartengo.
M: Tra le tante definizioni che danno di lei c’è questa: la regina della trasgressione. Le appartiene questo titolo?
MR: Assolutamente no. E poi ritengo che il termine “trasgressione” non abbia senso, perché si adatta ai tempi che corrono. Oggi ad esempio, la vera trasgressione è nella normalità.
M: Finora abbiamo parlato delle sue battaglie, ci mostra il suo tallone di Achille?
MR: Magari ne avessi solo uno, ne ho tanti, e li tengo ben nascosti al nemico.
M: Perché si sente così vulnerabile?
MR: Sono una donna molto sensibile e questo mi rende fragile.
M: Di cosa ha maggiormente paura?
MR: Mi spaventa la vecchiaia, non per lo sfiorire della bellezza e della giovinezza, ma perché l’associo alla malattia, alla sofferenza, a quell’accanimento terapeutico che non serve a guarire, ma solo a prolungare un’agonia.
M: Queste sue paure sono riconducibile alla malattia che l’ha colpita qualche anno fa?
MR: Senza ombra di dubbio.
M: Adesso le faccio una domanda che potrebbe sembrare un ulteriore infierire sul tallone d’Achille che mi ha appena mostrato.
MR: Non si preoccupi, spari pure!
M: Dopo essere guarita dal male che l’aveva colpita, lei ha voluto sposare con rito religioso suo marito, al quale era legata da tantissimi anni solo civilmente. C’è un nesso tra questi due eventi? Ovvero, la sofferenza la ha avvicinata alla fede?
Lo sguardo della contessa non diventa sfuggente, ma vaga lontano, ad afferrare momenti non belli che l’ hanno cambiata radicalmente.
MR: È così. Sono due avvenimenti concatenati. Prima della malattia divoravo la vita, perché pensavo che eravamo solo “terra per ceci”. Scoprire all’improvviso di essere malata di cancro è stato terribile, anche perché un mese prima, a causa dello stesso male, avevo perso la mia adorata sorella Paola. La lotta, la sofferenza mi hanno fatto porre domande che prima neanche mi sfioravano la mente, e le risposte le ho trovate nella fede. Il dolore mi ha insegnato a credere, per questo ho voluto sposarmi di nuovo con Carlo, ma stavolta in chiesa. Grazie a questa maggiore spiritualità percepisco cose che prima non avvertivo, infatti riesco a sentire accanto a me la presenza di Paola, che mi protegge, mi guida.
M: Non volevo rattristarla…
MR: A me piace parlare di questi argomenti, anche se per ovvi motivi, non riesco sempre a farlo col sorriso sulle labbra. Altrimenti, non avrei scritto il libro “Cara Paola, sorella mia”, il racconto di due ragazze parioline che dividevano stanze, sogni e passioni, e in età adulta anche il dolore.
M: A parte i momenti poco felici, superati brillantemente, questi suoi “secondi 40 anni” come sono? MR: Belli più dei primi, perché ora sono diventata più serena. Comunque ci saranno i terzi 40 anni e poi i quarti 40 anni, perché mi sento ancora all’inizio della vita, all’assaggio.
M: È sempre la più bella del reame?
MR: Senza ombra di dubbio.
M: E a chi vorrebbe lasciare un giorno questo scettro?
MR: C’è tempo per abdicare, e poi in giro non vedo ancora una mia degna erede.
M: Ci sarà pure qualche donna che apprezza.
MR: Una c’è, ed è il premio Nobel Rita Levi Montalcini. Ma non credo che le interessi lo scettro della “più bella del reame”. È una donna straordinaria, estremamente simpatica e ironica, ho avuto modo di incontrarla in diverse occasioni e c’è un episodio divertente che ricordo di lei. Al ritorno da una manifestazione, eravamo in macchina, e lei indossava una pelliccia. Ricordandosi le mie battaglie animaliste, con fare tenero e civettuolo si strinse nella pelliccia e mi disse: “Scusi signora, anche io amo gli animali, ma soffro così tanto il freddo!”. Non è da tutti ricevere scuse da un premio Nobel.
M: Rita Levi Montalcini è una femminista ante litteram, e ultimamente ha affermato che la donna non deve chiedere la parità dei sessi perché altrimenti rinuncia alla sua naturale superiorità sull’uomo. È d’accordo?
MR: Assolutamente sì. Penso che la naturale superiorità di una donna consista nella femminilità, ed è certamente una carta vincente che l’uomo non ha. È una sorta di talento, misterioso e impalpabile con cui è possibile raggiungere qualsiasi obiettivo. Io ho sempre usato la mia femminilità e non mi è mai mancato nulla. Certo non mi sono mai prefissa di ottenere incarichi importanti e diventare Presidente della Repubblica, ma ho avuto altre cariche e altri poteri.
M: Oltre alla femminilità cosa ama di Marina?
MR: Il fatto di essere simpatica e diretta, e soprattutto vera.
M: invece detesta di Marina?
MR: Mi rimprovero per aver fatto tanti sbagli, però mi voglio bene e con gli anni ho imparato a perdonarmi.
M: Tutto ciò che ha ottenuto dalla vita, è merito della fortuna o del suo talento?
MR: Ho avuto talento nell’acchiappare la fortuna, perché tanti non la vedono e la lasciano andar via.
M: Che colore ha oggi la sua vita?
MR: Prima aveva poche tinte e di colore acceso, ora ha svariati colori pastello.
M: E che gusto ha?
MR: Sa di vaniglia.
M: La contessa Marina Ripa di Meana cosa farà da grande?
MR: Penserà a cosa fare da grande