Friday, November 22, 2024

24/2008

Photo: Marco Albanelli
Text: Emma Santo

 

“Ha detto che il mio sorriso si espande come una farfalla sul mio volto… e allora ha detto una cosa sul mio riso. Che il mio riso era una rosa, una lancia che si sfila, un’acqua che prorompe. Ha detto che il mio riso era un’onda d’argento repentina… che era felice di restare disteso accanto a una giovane pura, come sulla riva di un bianco oceano. Mi ha detto che gli piacevo quando tacevo, perché ero come assente […]”. Così Mario riesce a far innamorare Beatrice, nel romanzo di Antonio Skàrmeta “Il postino” che nel 1994 Michael Radford porta sul grande schermo, consacrando Massimo Troisi nel panorama cinematografico mondiale. Lei, Maria Grazia Cucinotta, è l’incarnazione del fascino mediterraneo e del sole della Sicilia, sempre più radiosa, in virtù di una maternità che le brilla nei grandi occhi neri. Il Global Film Fest 2008 l’ha voluta come madrina e forse non è un caso che il regista Radford ed il compositore premio Oscar proprio per le musiche de “Il postino” Luis E. Bacalov, siano lì anche loro, quasi a commemorare con questo incontro il film che oltre a Troisi, ha fatto scoprire la Cucinotta all’America. È infatti ad Hollywood che tenta la fortuna, recitando al fianco di Pierce Brosnan in “007 – Il mondo non basta” e con Woody Allen in “Ho fatto a pezzi mia moglie”, ma capisce di volere di più e di poterselo prendere nel suo Paese. “Anche se in Italia non esistono più quei produttori di un tempo che credevano in un’attrice, la mettevano sotto contratto e poi ne facevano una star, per cui oggi devi fare tutto da sola, c’è da dire che in America, se sei straniera, ti fanno fare solo parti da straniera” ha dichiarato anni fa, riscattandosi con “Vaniglia e Cioccolato” di Ciro Ippolito, in cui ha come partner un altro sex symbol, il ballerino Joaquin Cortés (anch’egli ospite all’Ischia Global 2008). Si dà molto da fare come produttrice, cominciando in grande stile con il film corale “All the invisibile children”, diretto da cineasti che non hanno bisogno di presentazioni, come Emir Kusturica, Spike Lee, Ridley Scott e John Woo. “Il castello Aragonese è un luogo meraviglioso, evocativo, affascinante, ideale per girare un film. E sarei ben felice non solo di esserne la protagonista, ma anche di produrlo”, confessa all’isola che elargisce applausi spontanei e sinceri quando fa sbocciare un sorriso che ha il profumo familiare di casa nostra. La folla l’accoglie come l’amica della porta accanto e lei ringrazia la sua gente e la sua terra: “da nessuna parte del mondo hai queste location fantastiche e noi siamo fortunati perché ci siamo nati. Quello che bisogna fare è promuovere gli attori italiani in giro per il mondo con dei bei film come ha fatto lui”, dice, riferendosi a Silvio Muccino, con il quale si congratula sul palco allestito a piazzale Aragonese. Dopo “Last minute Marocco” e in attesa di produrre “Viola di mare”, la Cucinotta è tornata a giugno sul grande schermo con la pellicola greca “Uranya”, nei panni di una prostituta. “Non è stato molto difficile interpretare quel ruolo: mi ci vuole un secondo per andare sopra le righe, è contenermi che costa fatica” ha confessato al settimanale “Tu”, specificando: “Per ‘essere sopra le righe’ intendo seguire l’istinto, sempre”. Di prossima uscita il film del messicano Alfonso Arau, “L’imbroglio nel lenzuolo”, da lei prodotto insieme al marito Giulio Violati e “Io non ci casco” di Pasquale Falcone, basato su una storia vera, il cui tema saranno gli incidenti stradali, il coma e la scelta tra la vita e l’eutanasia. “Non voglio esprimermi su casi di cronaca specifici, credo che chi non è toccato in prima persona da queste tragedie non può ergersi a giudice di comportamenti. Il mio film si chiude però con la speranza” conclude, facendo largo ai giovani attraverso storie che mostrano della vita il suo aspetto reale. “Il cinema è il più grande strumento di comunicazione e può valere più di uno spot o di una campagna pubblicitaria”. Difficile darle torto.