Non ha importanza se credi o non credi, se sei ateo (come lo stesso Sorrentino) o agnostico, ciò che ci accomuna è – volente o nolente – la nostra “matrice cristiana”.
Siamo tutti figli di un’Italia costruita su un preciso e fondante principio: “Libera Chiesa (cattolica) in Libero Stato”. Due (idee di) Libertà che si fronteggiano ma non si affrontano. Ecco quindi che la – per sua stessa ammissione iperbolica – rappresentazione del Giovane Papa, assume dalle nostre parti, e credo nel mondo intero, cristiano e non, un valore dirompente, straordinario, come – forse – nessuna fiction era mai riuscita a fare prima. E quello che più m’intriga è che il regista/sceneggiatore Paolo Sorrentino non abbia utilizzato il suo “pulpito” (è il caso di dirlo!) per dettare neo-eticismi e (meno-che-mai) sermoni ipocrito/condivisibili, nossignore, Sorrentino ha utilizzato il suo (ancora una volta costruito ad Arte) “Potere” per creare dubbi, domande (molto legittime), quindi riflessioni. Queste, sì, tutte “sante”! Sostituendosi alla figura di maggior rilievo nella nostra coscienza (ed incoscienza) di occidentali, “spirituale/etica/drammatica/tradizionale” – il Papa – appunto, il regista inocula nella nostra ragione riflessioni necessarie, e lo fa utilizzando il più potente personaggio che ha a sua (totale) disposizione (e, cinematograficamente parlando, obbedienza), il capo della cristianità.
Ecco, allora, che la serie televisiva si apre con un’allocuzione (monologo) che rende plausibile il senso del racconto tormentato che si svolge attraverso le 10 puntate che danno vita alla serie, e si chiude con una successiva allocuzione (monologo) che serra il senso del faticoso quanto straordinario viaggio percorso tra gli ostacoli delle contraddizioni della fede e la infinita debolezza dell’intima coscienza. Poiché in fondo il giovane Papa nel rivolgersi al (suo) Dio si rivolge al suo “altro di sé”…
Tutto ha inizio con l’immaginifico discorso Urbi et Orbi:
“Ciao Roma. Ciao Mondo!
Cosa ci siamo dimenticati?… Cosa… Ci siamo… dimenticati?!…
Ci siamo dimenticati di voi.
Voglio essere molto chiaro. Io sono qui per una ragione molto semplice: per non dimenticare nessuno di voi.
Io non lascerò mai indietro nessuno.
E’ questo che mi ha detto Dio quando ho deciso di seguirlo, ed è quello che dico a voi adesso. Io servo Dio. Io servo voi.
Ci siamo dimenticati delle donne e dei bambini che cambieranno questo mondo con il loro amore e la loro gentilezza e con la loro meravigliosa divina inclinazione al gioco.
Il gioco è la sola risorsa che abbiamo per poterci sentire in totale armonia con la vita.
Non abbiamo altra scelta: noi dobbiamo essere in armonia con Dio.
E di cosa altro ci siamo dimenticati?
Ci siamo dimenticati di masturbarci.
Di usare contraccettivi.
E di abortire.
Di celebrare i matrimoni tra gay.
Di lasciare che i sacerdoti si amino tra loro e che si sposino magari.
Ci siamo dimenticati che la morte è una nostra scelta quando detestiamo vivere.
Ci siamo dimenticati di avere rapporti sessuali avendo scopi che vadano oltre la procreazione senza sentirci in colpa.
Di divorziare.
Di lasciare che le suore dicano messa.
Di fare figli in tuti i modi che la scienza ha fino ad oggi scoperto e continuerà ancora a scoprire. Miei carissimi figli. Non solo ci siamo dimenticati di giocare ma anche di essere felici.
E c’è una sola strada che conduce alla felicità. E quella strada si chiama libertà”.
L’avventura del Giovane Papa si scioglie in una serie di domande le cui risposte, in fondo, sono alla base dei più profondi conflitti che ciascuno di noi porta con sé, al cospetto di un Dio che, se esiste… “non si concede, non si fa vedere, Dio non grida, Dio non bisbiglia, Dio non scrive, Dio non sente, Dio non chiacchiera, Dio non ci conforta. Dio sorride”:
“Siamo morti o siamo vivi?
Siamo stanchi o siamo energici?
Siamo sani o siamo malati?
Siamo buoni o siamo malvagi?
Abbiamo ancora tempo o il tempo è scaduto?
Siamo giovani o siamo vecchi?
Siamo puliti o siamo sporchi?
Siamo stupidi o siamo in gamba?
Siamo veri o siamo falsi?
Siamo ricchi o siamo poveri?
Siamo re o siamo servitori?
Siamo bravi o siamo belli?
Siamo caldi o siamo freddi?
Siamo contenti o siamo ciechi?
Siamo delusi o siamo gioiosi?
Ci siamo persi o ci siamo trovati?
Siamo uomini o siamo donne”?