07/2006
Photo: Riccardo Sepe Visconti
ArtDirector: Riccardo Sepe Visconti
Text: Ciro De Angelis
Model: Verena Mele
Jewellery: Gioielleria Bottiglieri
MakeUp: Nancy Tortora
Hair: Cristian Sirabella
Assistant: Daniela Laganà
Chi è Verena? Se non l’avete conosciuta sarà difficile che possiate veramente assaggiarla. Sì, perché dopo aver frequentato il corso di primo livello dell’A.I.B.E.S, Associazione Italiana Bartender e Sostenitori, ha deciso di fare la bairmaid a Londra, soprattutto per imparare l’inglese, suo pallino da anni. È una donna di carattere e temperamento sul lavoro che va forte come un cocktail superalcolico. Ogni volta che ritorna le chiedo guardandola negli occhi “Come va?” E lei spara a zero sugli inglesi “Bevono tantissimo ma soprattutto si impasticcano”. Insisto: “E tu?” “A volte mi prendo la sbornia con le mie colleghe ma non potrei mai stare con qualcuno che prende pasticche”. Da questo lato arriva la stoccata. “E l’ultimo attentato? Non hai paura?” ” È come un mal di testa. Poi lo dimentichi”. Verena, classe 78, segno cancro, è una ragazza intraprendente, propositiva, e fortemente sensibile. A tavola? Quando si siede è per leggere e non l’ho mai veduta mangiare pasta (o meglio succhiare la salsa di pomodoro) se non per Ischiacity. Altro che per l’inglese, lei è scappata da Ischia. Negli ultimi due anni si era consumata di lavoro: di mattina curava le public relations presso il Parco Termale Negombo e di notte era in cucina, ormai da più di due anni, all’Irish Pub M9. Evidentemente non era felice. Lei lavorava per non pensare. Bella terapia, “A fine mese sei esausta ma per lo meno puoi spenderti tutto in scarpe altissime”. E se vi chiedete il perché, forse scappereste anche voi. In amore batoste ne ha prese e dunque ormai è un po’ prevenuta nei confronti dell’altro sesso e dice “preferisco stare da sola” ma quando esce ha bisogno di posti da frequentare, sale da lettura, persone interessanti, nuove proposte e anche qualcuno che vada oltre il suo essere esteriore. Beh, chi non vorrebbe vivere tutto questo? Chi si accontenta. Lei no. Domani, girando l’angolo, vorrebbe trovare qualcuno o qualcosa cui interessarsi. Ma sono cose difficili da trovare in un circolo chiuso come Ischia. Lei c’è riuscita. È fuggita a Londra dove fa la barmaid. Per amor proprio e per studiare. La prima volta che la vidi, esile ed elegantemente stretta in una gonna lunga con strascico, tacco undici, stringata in un corsetto rosso mi passò affianco noncurante. Niente mezze misure. Lavoravamo entrambi alla “Caprese”, allora. Mi affascinava la sua aria austera e distaccata e di contro occhi giovani e grandi di un’anima bella, che risaltavano per il loro colore, come due laghi gemelli tra le sfumature che lei stessa sa dargli. M’innamorai di come lei sapeva preparare la sua bellezza: ore ed ore nel bagno per il make-up, dieta perenne e falcata da gatta. Quante volte fu rispedita a casa a cambiarsi, non so dire, ma non accettava vincoli, quella prima volta che mi colpì non la rimandarono a casa. Sembrava la vita di una modella: infatti si è sempre imposta di non crescere di un solo chilo ed ha sempre indossato cose come se recitasse il ruolo di una modella. Ecco cos’è lei? Una bell’attrice. Il suo ruolo? La sua giovinezza scalfita su un viso di porcellana. Poi decise di cambiare lavoro, ma Verena è tenace: è una che indossa i guanti e la minigonna in cucina. Chi ha detto che per essere cuochi bisogna essere relegati e nascosti perché sviliti dalle macchie? Lei, che non ha mai rispettato le regole di gioco, come un portiere che mette a segno un bel gol, diventava all’Irish Pub M9 l’apparizione di una diva con un bel panino e porchetta. La sua impulsività superba è figlia della sensibilità e la sensualità del suo corpo è artificio della padronanza: Verena è una donna emancipata ma ben truccata. Ma sotto il trucco c’è una donna emaciata, pallida, con la voglia di una famiglia, di un’indipendenza economica e, perché no, di un bel vestito che scopra le sue gambe eleganti. Sembra una donna algida, invece è passionale come il rossetto più acceso che porta sulla bocca; è profonda come la sfumatura più penetrante che porta sugli occhi; ma soprattutto è pulita e giovane come solo possono essere i suoi occhi celesti. Mi piace pensare che sia sempre arrivata a letto con i tacchi alti, quasi arrampicata, perché qualsiasi lavoro si faccia bisogna avere una dignità integra, come la sua. Il suo guardaroba è fatto di una collezione di almeno 200 paia di scarpe tra i 7 e i 10 cm di tacco, ma di tre borse; di circa un centinaio di abiti neri ma forse due jeans. Ciò che amo del suo guardaroba è un tailleur bon ton rosa con pois rossi e le gonne con gli strascichi da ‘meriggio’. Ma a lei tutto è concesso, soprattutto il rosa del suo romanticismo abbinato al rosso della sua passionalità. Se il lavoro che fa oggi a Londra lo ha ereditato dal padre, barman del San Valentino, l’amore per la cucina le è stato inculcato dalla madre. Lei infatti è la seconda di quattro sorelle e quando i genitori decisero di prendere in gestione il ristorante-taverna “La Ruota” a Forio, lei e la sorella maggiore, dopo aver messo a letto le sorelline, andavano ad aiutarli. A volte la vita ci abitua anche al lavoro, ancor prima che ai giochi adolescenziali. Ma ti dà un precoce senso di concretezza ed del diritto all’indipendenza economica e morale. La famiglia è stata una buona scuola per lei. E la madre le ha dato a suo modo tre o quattro dritte importanti ma per alcuni scioccanti, ha insegnato alle figlie come truccarsi e prepararsi e se Verena dovesse ringraziare la madre direbbe “Grazie, ché m’hai fatto bella, italiana e sorridente”.