Friday, November 22, 2024

13/2007

Photo: Riccardo Sepe Visconti
Text: Annamaria Rossi

 

Esterno giorno, ore 16 circa, location Albergo della Regina Isabella, zona piscina: numerose persone stranamente abbigliate, per niente coperte e grondanti sudore formano capannelli sotto una fine pioggia e nonostante il vento. I visi rivelano provenienze lontane, parecchi occhi a mandorla, molti tipicamente esteuropei, diversi evidentemente americani, altri non so. Il brusio vocale rivela una moltitudine di idiomi, gli occhi di tutti sono accesi da una fiamma. E’ in corso un congresso internazionale di danza, “Happy training”, che per il terzo anno consecutivo si svolge a Ischia. Organizzato da Jerry Abrate e Caterina Arzenton, riunisce il top dei ballerini di tutto il mondo, quelli che scivolano dall’elegante valzer inglese alla sensuale rumba tra chiffon e paillettes, una reunion tra allievi che magari sono già campioni, e maestri che perfezionano gli stili. Un’occhiata al programma dà l’idea di quanto sia intensa questa “cinque giorni”, fitta di incontri, lezioni, esercitazioni in tutte le discipline. Gli insegnanti sono tutti di gran fama nell’ambito specifico, qualcuno conosciuto anche dal grande pubblico. M’insinuo all’interno dello Sporting: religioso silenzio, circa duecento persone di ogni razza sedute attorno ad un estesissimo e perfetto parquet da fare invidia a quello dell’Opera di Roma. Sta celebrando, pardon, spiegando, il Maestro Sammy Stopford, rigorosamente in inglese. La platea di calze a rete, scaldamuscoli, scollature, pantaloni a vita alta e raso a volontà, segue con attenzione intervenendo prontamente quando richiesto. E’ una lezione di samba e non potete immaginare di quanti e quali dettagli si stia parlando, di piccole sfumature e posizioni impercettibili, sconosciute alla maggior parte degli esseri umani. E come questi “allievi” per la maggior parte di noi già super perfetti, stiano così concentrati su ogni dettaglio, ripetendo per proprio conto i movimenti, ricchi di svolazzi ed improvvise, perfette, pause. Cambio scenario: interno hotel, due enormi sale con stucchi e decori sono state trasformate dal solito perfetto parquet in laboratori destinati a supportare l’evento. In una stanno tenendo le loro lezioni individuali quattro insegnanti quotatissimi ad altrettante coppie. E’ bellissimo osservarli lavorare, la loro diversità affascina. Mirko Saccan si sta occupando di una coppia proveniente dalla Russia (sedici anni lui quattordici lei), in modo molto energico, compreso di qualche pacca sulle schiene che non si inarcano, secondo lui, a dovere. Ralph Lephene, dolce e paziente, interviene con garbo su una coppia giapponese che, nonostante non abbia l’altezza come qualità preponderante, possiede molta energia e comunicativa, Tone Nyagen, bionda e tosta con eleganza, sta perfezionando lo stile di due giovani e navigati ballerini australiani, ed infine Espen Salberg continua a far ripetere un infinitesimale dettaglio ad una splendida coppia russa che pare abbia vinto non so quanti campionati mondiali. E’ un’atmosfera meravigliosa, così multietnica e di grande livello professionale, si respira un’aria di intensa passione, di dedizione totale, di amore per ogni gesto e soprattutto di grande rispetto per i corpi e per le menti. Mentre le macchine fotografiche ronzano in continuazione e la lingua usata continua ad essere l’inglese per tutti (se non lo parli fluentemente, maestro o allievo, sei finito), la concentrazione resta altissima, le coppie hanno un ricambio ogni mezz’ora ed io mi ritaglio qualche minuto di interrogatorio. Di Mirko Saccan, per esempio, aitante bruno dal piglio maschio e deciso, scopro che vive con la moglie da dieci anni ad Hong Kong e, dopo avere partecipato a qualunque gara internazionale, ora insegna. La sua coppia di giovanissimi russi di cui sopra promette benissimo, dice, hanno entrambi attitudine ed energia sufficienti. Poi seguiamo insieme l’esibizione estemporanea di altre due coppie appena entrate una delle quali, mi spiega, è più matura in quanto segue meglio la scansione temporale. Fondamentale è anche la compatibilità tra i danzatori. Su un divano in corridoio passo dieci minuti con Luca Baricchi, emiliano, insegnante di balli da sala a professionisti e competitori. E’ lungo il suo percorso nonostante la giovane età, ed ha compreso dodici anni di professione a Londra, due campionati del mondo e diversi trofei al British Open di Blackpool, il premio che per i ballerini equivale alla Coppa Davis per i tennisti. Per lui, la sinergia di coppia è la base per la buona riuscita dell’esibizione, non tanto vincere è essenziale nelle competizioni, quanto trasmettere a chi guarda un’emozione. Chiedo quanto possa esserci di personale in una coreografia forzatamente codificata in una routine di esibizione, passi obbligati, gesti obbligati. Mi risponde che la differenza viene fatta dalla preparazione tecnica e dalla personalizzazione dei piccoli gesti, e soprattutto dall’intensità espressiva. E’ un lavoro, o una passione, molto dura, fatta di ore d’allenamento e di ricerca della perfezione, esattamente come nella danza classica, ritenuta nobile arte. La danza sportiva, da sala, o ‘come diavolo’ vogliamo chiamarla, soprattutto nella versione da competizione, richiede altrettanto sforzo e dedizione. Aggiunge che fortunatamente, nello svolgimento di questa attività, sono rimaste alcune regole fondamentali di cavalleria e di massimo rispetto per l’altro, caratteristiche che si sono quasi perse nella vita quotidiana. E poi, conclude, nel ballo, l’uomo è uomo e la donna è donna. Punto e basta. Dopo una rapida escursione nella terza sala dove si stanno ballando valzer su valzer (e l’eta’ dei partecipanti si alza di qualche punto), cerco e trovo senza passare attraverso il suo nipponico segretario, il Maestro del Maestri, Espen Salberg, noto ai più come giudice di gara nella fortunata trasmissione di Milly Carlucci “Ballando con le stelle”. Incuriosita dal suo nome quasi impronunciabile, chiedo, e me ne racconta la storia. Espen è il personaggio di una favola norvegese, suo paese di origine, figura di ragazzo apparentemente un po’ stupido, che alla fine riesce a conquistare il cuore di una principessa proprio per la sua semplicità. Salberg è stato ed è tutt’ora un importante punto di riferimento per i maestri di ballo, in origine quasi tutti suoi allievi. Mi spiega che la perfezione tecnica è fondamentale, anche se raggiungibile raramente. Soprattutto mi consola confermando una mia teoria da profana, affermando con sicurezza, e sulla sua non ho dubbi, che quando una coppia farcisce la sua performance di ricami e svolazzi, lo fa spesso per nascondere una base non eccelsa, insomma, per buttare fumo negli occhi, “la coreografia, più è lineare e più sa evidenziare le doti dei danzatori”. Amen. L’unica napoletana presente alla convention è Angela Panico, anch’ella fra i ballerini della trasmissione televisiva della Carlucci cui ha partecipato come insegnante di Diego Maradona. E’ carina, un vulcano bonsai in shorts rossi, reduce da una lezione e sudatissima. Tipica peperina nostrana, è entusiasta ed orgogliosa dell’esperienza televisiva, da cui ha imparato molto. Le telecamere galvanizzano, soprattutto quelle di raiuno in prima serata di sabato. Altrettanto entusiasta della stessa esperienza è Denise Abrate, sorella di Jerry e valido supporto nell’organizzazione di questo evento. Denise, in “Ballando con le stelle” è stata la maestra del campione Igor Cassina e, mentre si riposa su una seggiola, stanchissima, sfatta e senza trucco è quasi più graziosa che in tivvù. Racconta che la trasmissione non è stata faticosa tanto per il lavoro di insegnante, quanto per l’impegno delle prove ed il rispetto dei tempi televisivi. Mi parla dell’importanza di “Happy Training” ormai consolidata a livello internazionale, ed è soddisfatta della grande partecipazione di quest’anno e dell’alta qualità tecnica dei partecipanti. Tra una storia e l’altra si è fatta notte, allo Sporting si consuma l’ultimo quarto d’ora di ballo free a conclusione di questa giornata tra splendidi corpi in movimento plastico, intensità e passione, potere del cuore e della mente sul fisico di ognuno di “loro”, che dovranno affrontare ancora due giorni di training per arrivare ad un lussuoso Galà finale e ripartire verso chissà quali competizioni e avventure intorno al mondo.