n.08/2006
Photo: Riccardo Sepe Visconti
ArtDirector: Riccardo Sepe Visconti
Text: Anna Schiano
Jewellery: Gioielleria Bottiglieri
MakeUp: Nancy Tortora
Assistant: Daniela Laganà
“Se penso alla vita penso alla danza…il mio più grande sogno è ballare, io faccio danza…ma forse non ho talento o forse sono in una scuola di merda…di gente che pensa solo all’apparenza…io ballo perché il mio sogno è ballare, ma non per apparire, ma perché tutte le volte che sento musica non posso star ferma e perché sento quel groppo alla gola quando vedo la gente che balla e perché sento tutti i brividi quando ballo!!! Non si può vivere in un mondo dove l’apparenza è tutto, io ho solo il desiderio di seguire la musica e vivere la mia vita a passo di danza!!!”.
Cercavo nello smisurato mare multimediale del web informazioni che potessero aprirmi una porta sul mondo della danza e il mio mouse ha cliccato il messaggio anonimo di una ragazzina sconosciuta. Mi ha colpito molto più di tante altre voci autorevoli ed esperte, perché vi ho letto le stesse emozioni che ci sono state trasmesse dalle ragazze che frequentano “Il balletto di Claudio Montefusco”. Unite dagli stessi sogni e dalle medesime aspirazioni, sono limpide e trasparenti quando lasciano emergere i loro sentimenti. Strappano i sigilli del pudore, quando si parla del ballo e non esitano a raccontare, come ha fatto in rete la loro coetanea, dell’adrenalina che pulsa nelle vene allorché si trovano ad eseguire una coreografia. “È troppo riduttivo definire il ballo uno sport, perché in realtà è una vera arte” ci spiega Barbara Rumore, insegnante di danza classica e modern jazz, che durante una delle sue quotidiane lezioni c’introduce a questo mondo presentandoci le piccole leve. Indossano tutte il loro body, perché una delle prime regole, se si vuole diventare provette ballerine, è presentarsi a lezione vestite in modo adeguato e ordinato, con i capelli raccolti sempre in uno chignon. Al corso di pre-danza, che annovera le allieve dai quattro ai sei anni, vengono insegnati i principi per coordinare i movimenti alla musica. “Le bambine devono imparare da subito ad osservare il silenzio ed il rispetto verso le compagne, che in quel momento sono impegnate ad eseguire esercizi”, commenta Barbara mentre ci godiamo lo spettacolo di queste tenere e vivacissime interpreti mentre si cimentano in svariate performance. Il passaggio ai corsi successivi è vincolato ad alcune condizioni da rispettare: l’età, lo sviluppo fisico e la predisposizione naturale all’apprendimento. “Controllando mese dopo mese la crescita individuale di ogni ragazza, valutiamo i risultati raggiunti ed eventualmente promuoviamo alle categorie successive, come il corso preparatorio, ad esempio, in cui alle ragazze vengono impartiti i fondamenti per lavorare alla sbarra”. Tuttavia soltanto intorno agli undici anni è possibile salire sulle tanto agognate punte. “Le mamme che incoraggiano le loro piccole ad abbracciare questa disciplina”, continua Barbara “sono consapevoli del fatto che la danza può aiutare a correggere o prevenire i piedi piatti, il ginocchio varo ed anche lordosi e scoliosi”. Per non parlare dell’indiscutibile eleganza che sfoggiano le ballerine più grandi quando incedono con passo misurato nella sala per dare inizio ai riscaldamenti. Sembrano non essere consapevoli del fascino che possono esercitare su di noi comuni mortali, che cerchiamo di palesare disinvoltura e distacco, mentre in realtà rosichiamo e proviamo un pizzico di invidia (e ancora un po’) per quella postura perfetta e per i movimenti mai impacciati. Alcune di loro ci raccontano che sono iscritte alla scuola da quando erano piccolissime e che nonostante molti sacrifici ed allenamenti sono riuscite ad arrivare finalmente al diploma. Durante gli anni si realizza una sorta di selezione naturale, per cui resistono e vanno avanti solo le allieve più determinate e motivate. Cullano lo stesso sogno per un decennio e oltre ed anche quando hanno portato a termine tutti i corsi non abbandonano la danza, che diventa parte integrante della loro vita, continua ad essere un’aspirazione ed una ricerca finalizzata a migliorare non solo la tecnica ed il controllo del proprio corpo, ma anche lo spirito. È una vera forma mentis quella che si acquisisce con il ballo, che poi si riversa e si applica alle diverse esperienze di vita.
Questa scuola da più di vent’anni offre l’opportunità a chiunque lo desideri realmente di formarsi sul piano tecnico, ma anche di sviluppare le doti critiche necessarie per aspirare ad esprimersi artisticamente a livelli sempre più impegnativi. Sono cento le aspiranti étoiles della danza che quotidianamente calzano le loro scarpette e calcano la sala da ballo per eseguire pirouettes e volteggi. Da anni l’Istituto, fondato nel 1985 da Claudio Montefusco, ballerino al Teatro S. Carlo e operativo grazie anche ad un altro napoletano Tony Fortezza, registra le emozioni, le agitazioni, le lacrime e le fantasie che muovono con la stessa intensità e consistenza le più giovani e le più navigate, le allieve come anche l’istruttrice e le sue collaboratrici.