13/2007
Photo: Redazione Ischiacity
Text: Raffaele Scarpati
La notte ha un fascino a cui nessuno può resistere. Il sole incomincia a calare, le serrande dei negozi si abbassano, l’aria diventa più frizzante, sembra quasi che il ciclo della giornata sia volto al termine per aspettare di nuovo il sorgere del sole e mettere in moto quella spettacolare macchina chiamata Mondo. Ma ecco che, come per magia, la notte porta vita. Un popolo di persone eccitate e vive si riversa per le strade e per i locali in cerca di altri come loro. Si chiacchiera, si beve un buon drink, si balla, si canta, si mangia… si è più liberi.
Abbiamo intervistato uno che di ‘notte’ se ne intende. E’ Federico Simonassi, Dj isolano, protagonista di numerose notti ischitane. Conosciamolo…
Ciao Federico, parlaci un po’ del tuo passato.
Sono nato ad Alessandria e vivo ad Ischia da quando avevo quattro anni. Sono cresciuto in modo normale o folle, a secondo dei punti di vista. A 12 anni ho iniziato ad appassionarmi alla musica e alla console. Ho avuto i primi giradischi l’anno successivo poi sono entrato nel meccanismo: mixare, comprare dischi, fare feste, le cassettine etc. A 14 ho iniziato a lavorare nei locali girandomeli praticamente tutti. Oggi ne ho 27 e, con 13 anni lavorativi alle spalle, attendo i 20 per raggiungere la pensione minima (spero!).
Come ti definisci, personalmente e professionalmente?
Personalmente sono curioso, introverso, un po’ complicato, ma tutto sommato un bravo ragazzo. Professionalmente ritengo di essere un buon prodotto, sicuramente fuori dagli schemi e forse anche dalle logiche del mercato. Non amo apparire, non frequento piazza degli Eroi, i locali alla moda né a Ischia né a Ibiza, non mi vesto nelle rinomate boutiques ischitane e soprattutto detesto i riti e i branchi. Faccio il mio lavoro onestamente ed in silenzio e fortunatamente mi sono guadagnato la possibilità di scegliere dove, come e quando.
Qual è il tuo genere musicale?
Giro quello che mi piace, ultimamente sono più orientato verso beats progressive/trance.
Quale altro genere di musica ascolti?
Principalmente jazz, bebop, ragtime, swing, bossa nova… sono abbastanza onnivoro. Ricerco volentieri i vecchi artisti dagli anni ’40 in poi, adoro Cole Porter e Duke Ellington tra gli americani, le grandi voci, Sarah Vaughan e Billie Holiday. Volendo essere autarchici ed in ordine cronologico, impazzisco per il Quartetto Cetra, Renato Rascel, Jannacci, Gaber. Tra i contemporanei, invece, non posso fare a meno di Bollani, Allevi, Rava, Fresu etc. etc. Nutro profonda avversione per il rock e la musica latinoamericana.
Cosa riuscirebbe a farti smettere?
Il fatto che un giorno si possano suonare solo rock o latinoamericano, o peggio ancora… entrambi, ma principalmente la voglia. Per fortuna è un lavoro che faccio per puro piacere, il giorno che non ne avrò più voglia, forse, smetterò. Ovviamente con la riserva e l’obbligo di lasciare la console raggiunta una certa età, dopo la quale si diventa ridicoli: è un lavoro rivolto ai giovani, quindi va fatto da giovani.
La pirateria musicale è sempre un argomento di stretta attualità, tu cosa ne pensi? E della sfida vinile vs cd?
La sfida vinile vs cd è uno di quegli argomenti che non mi riguarda affatto, sono un dj che vive il suo tempo, per cui non mi formalizzo troppo nell’utilizzo delle nuove tecnologie, anzi talvolta le prediligo. Come tutti quelli che hanno iniziato con il vinile custodisco gelosamente i miei dischi e di tanto in tanto sento la nostalgia del fruscìo, ma nulla di più. Sono uno dei sostenitori dell’open source globale e della liberalizzazione della musica, credo che i veri pirati siano le distribuzioni, le majors discografiche, le televisioni tematiche e le radio, che fanno razzia presso i consumatori e a scapito degli artisti minori e liberi. Ovviamente nel rispetto degli artisti e delle leggi vigenti lavoro solo ed esclusivamente con supporti originali.
Quali sono per te i tre dischi che rimarranno intramontabili?
Aphex Twin – Windowliker, Chemical Bros. – Hey boy Hey Girl, Rollercone – Nothing can stop us now.
E i tuoi tre dj preferiti?
Premetto che cambiano continuamente, in questo momento: Son Kite, Chris Micali e Snake Sederick.
Adesso parliamo un po’ del tuo futuro, hai dei progetti?
Oltre all’escogitare un sistema per sterminare tutti gli autori di rock e di latinoamericano, fino a questo momento ho realizzato gran parte dei progetti che mi ero prefissato. Per il futuro ho un po’ di idee, staremo a vedere.
Invece ora rispolveriamo il passato, qual è il tuo ricordo più bello?
Quando, ad un concerto, ho incendiato il palco di un gruppo Rock misto latinoamericano. Scherzi a parte, credo che il ricordo più bello rimanga la mia prima performance solitaria. Per la cronaca era al Bamboo nel ’94, avevo 14 anni.
L’essere dj è stata un’arma in più per conquistare le ragazze?
Boh! Io ho la stessa ragazza da 10 anni, quindi non saprei. Credo comunque che chi acchiappa, lo fa anche senza cuffie.
Che cosa cambieresti nella night life isolana?
Prima di tutto le persone, mi riferisco ai proprietari dei locali. In secondo luogo, eliminerei il Piano Bar in discoteca che nel terzo millennio non ha ragione di esistere, ed infine preferirei che si evitasse di creare la succursale dei locali di Napoli durante l’estate con p.r. napoletani e dj napoletani. Ischia può tranquillamente farcela da sola con le proprie risorse.