Abbiamo assegnato la copertina del nostro “Special Food” a Libera Iovine, perché, oltre ad essere particolarmente fieri di averla come magnifica chef dell’isola d’Ischia, siamo convinti che la strada da lei sempre indicata sia quella giusta: grande semplicità (nessun cedimento teatrale), assoluta riconoscibilità delle materie prime, colta umiltà nelle preparazioni, uso dei prodotti locali, impiattamenti essenziali, attenta cortesia nel servizio.
La nostra, naturalmente, è una precisa “scelta politica”, che vuole fissare un obiettivo: quello dell’eccellenza costruita sulla sostanza e non sull’apparenza.
Ma per spiegare bene il nostro punto di vista occorre fare una breve precisazione, eccola: nel panorama delle riviste dedicate all’enogastronomia italiana, ICity è l’unica, pur essendo distribuita in un territorio assai circoscritto, qual è l’isola d’Ischia (e dal 2018 l’area Flegrea e la Città di Napoli), ad aver raggiunto un altissimo indice di penetrazione (300mila per ogni singola edizione) attraverso delle performance che sono difficilmente replicabili da altre “riviste territoriali” e perfino dagli stessi quotidiani nazionali. Questo primato determina che il nostro magazine possa assumere una funzione strategica per l’indirizzo della politica economico/turistica del territorio. Da lungo tempo la redazione di ICity anticipa (anche con molto vantaggio di tempo) le tendenze economiche e di costume verso le quali si muove la nostra società, e lo fa con lucida determinazione. Tuttavia, la classe amministrativa, a partire dai vertici della Città Metropolitana, fa una grande fatica a seguirci, ed i ritardi che si accumulano causano la mancanza di competitività che negli ultimi anni caratterizza in negativo i territori di cui ci occupiamo. Abbiamo spiegato con chiarezza (ai vertici amministrativi locali, agli imprenditori ed a tutti gli operatori economici) che bisogna investire nel “settore food”, considerandolo quale “primo fenomeno attrattivo di flussi turistici nel Sud Italia”. Il cibo, infatti, quando è di buona qualità, esercita sui viaggiatori una seduttività anche maggiore dell’arte, della storia, del termalismo, dello stesso mare (forse perché nel rito del cucinare sono racchiusi tutti questi aspetti, e molti altri ancora…). E’ per questi motivi che lavorare sui temi della ristorazione vuol dire, di fatto, occuparsi di turismo, e lavorare sul turismo vuol dire occuparsi dell’economia di un territorio. In mancanza di significativi insediamenti industriali, la realtà è questa.
Il sistema della ristorazione presenta anche un’altra interessante caratteristica che lo rende una risorsa economica assai flessibile e dinamica: non necessita di interventi strutturali gestiti dallo Stato, né, più in assoluto, dalla politica; si basa, quasi esclusivamente, su risorse imprenditoriali private, suddivise in più unità indipendenti e assai mobili. In poche parole ha una grande e rapida capacità di adattamento, riproduzione e trasformazione. Ed è per queste ragioni che appare agli occhi di tutti come il fenomeno di maggior crescita economica degli ultimi anni. Ecco spiegato, in poche parole, perché occorre concentrarsi sui temi dell’enogastronomia per rendere competitivo – quantomeno sul piano turistico – un territorio.
Premesso tutto ciò, posso tornare sulla scelta di Libera Iovine in copertina e sul suo “significato politico”. Si tratta di un’indicazione precisa affinché ci si concentri sui contenuti della ristorazione, ed un po’ meno sull’impianto scenico. Occorre dar spazio alla sostanza, tralasciando le “emozioni” dell’apparenza. Se saremo capaci di sedurre i nostri ospiti (e non di stordirli, come molti puntano di fare) ci fabbricheremo una buona reputazione e daremo vita al “fenomeno repeat”: torneranno a trovarci. È il solo modo, allo stato dei fatti, che abbiamo per essere competitivi con altri territori. E tutto ciò risulta ancora più vero se si tiene conto che il 2018 sarà l’anno che consacrerà la pizza ad alimento prescelto su tutti gli altri. Un fenomeno questo di inarrestabile ascesa che si avvantaggia (molto) del riconoscimento UNESCO all’ “arte di fare le pizze” quale patrimonio immateriale dell’umanità. In poche parole la “cucina semplice ed identitaria” si è costruita (in modo autotrofo) una corsia privilegiata per essere vincente sulla “cucina della teatralità”. Le guide blasonate dovranno pur farsene una ragione! E per quanto ci riguarda, questo processo di resipiscenza gustativa (ri)parte proprio da quella stessa donna che per prima nel 2001 prese la stella in Campania. Come?… Con un’umile e semplice – ma perfetta – zuppa di pesce! Buon appetito e buona lettura a tutti…