Thursday, November 21, 2024

Politics

Photo: Riccardo Sepe Visconti
ArtDirector: Riccardo Sepe Visconti
Text: Riccardo Sepe Visconti
Dress Man: La Caprese più Uomo
Jewellery: Gioielleria Bottiglieri
MakeUp: Nancy Tortora
Hair: Cristian Sirabella
Assistant: Daniela Laganà

 

Da quanti anni è sindaco di Lacco Ameno?
Sono passati quasi dieci anni da quando mi sono insediato la prima volta, nel novembre del 1997.
Il suo è uno dei mandati più lunghi che l’isola ricordi?
Lacco Ameno ha una tradizione ben consolidata in tema di amministrazioni durevoli: il più ‘longevo’ è stato finora il professore Mennella che ha guidato il paese per quarant’anni. Io stesso ho cominciato a fare politica con lui: nel 1980, a vent’anni, divenni consigliere comunale.
Avere un’amministrazione forte in un paese tutto sommato piccolo permette di muoversi con una certa agilità…
La macchina burocratica è piuttosto complessa e pertanto i tempi di realizzazione dei progetti e del programma sono lunghi. L’arma più efficace per centrare gli obiettivi è costituita dalla solidità della gestione, che deve rimanere stabile nel tempo.
Infatti, la seconda volta è stato eletto con una percentuale molto alta…
Con l’80% dei voti. Sono stato uno dei sindaci più votati d’Italia.
Non è un peccato che una figura così ben voluta dalla cittadinanza debba rinunciare, stante l’impossibilità di ricandidarsi più di due volte, a guidare la comunità con risultati positivi?
Il primo cittadino deve come tutti gli altri rispettare le norme, anche se accade che non le condivida totalmente.
Quanto ha giocato nel riuscire a diventare un buon sindaco il fatto di essere un imprenditore con forti interessi radicati nel paese?
Lo scopo dell’imprenditore è quello di sostenere un’azienda, farla crescere e trarne profitto. Chi riveste una carica pubblica, invece, deve assicurare servizi soddisfacenti, preoccuparsi di ascoltare ed esaudire le richieste della popolazione e con questa confrontarsi continuamente. Naturalmente, essere un imprenditore mi ha aiutato nel momento in cui sono riuscito ad applicare alcuni principi di praticità ad un sistema piuttosto lento ed inadeguato.
Quanto si sente ancora a Lacco Ameno la presenza di Angelo Rizzoli?
La nostra popolazione, ma direi tutta l’isola, gode ancora degli effetti benefici delle iniziative di Rizzoli. Siamo consapevoli del fatto che se a Ischia c’è un certo benessere, in gran parte è merito di quest’uomo eccezionale. Abbiamo cercato di mantenere viva la sua memoria dedicandogli un museo a Villa Arbusto e il corso principale di Lacco.
Ha avuto modo di conoscerlo?
Sì, da ragazzino intorno alla seconda metà degli anni ’60. Ricordo che insieme ad alcuni amici lo vedevamo arrivare al paese: indossava un abito bianco e portava alla bocca una sigaretta finta. Ci affidava il compito di lucidare le statue che si trovavano al locale notturno “Pignatiello” e, a lavoro finito, ci pagava con una grossa banconota da diecimila lire. Le statue brillavano sempre, perché ad ogni suo sbarco a Lacco, noi ci precipitavamo a svolgere il nostro compito di lucidatori. Questo personaggio è stato fondamentale per l’isola: vivevamo in un villaggio di pescatori ed agricoltori, non conoscevamo l’attività turistica prima del suo arrivo. Ha inventato il turismo termale e quello d’élite, con gli alberghi a cinque stelle.
Raccogliendo l’eredità di Rizzoli e quella del sindaco Mennella dove pensa di aver portato la sua comunità e a cosa aspira?
Per noi era prioritario restituire a Lacco Ameno un aspetto decoroso dal punto di vista estetico, proprio perché volevamo che tornasse a splendere come nei suoi anni d’oro, quando c’era Rizzoli. Un altro vanto della nostra gestione è stato la creazione di un porto turistico esclusivo, dedicato ai mega yacht, che ha favorito l’arrivo di personalità come Sylvester Stallone, Tronchetti Provera e fino a poco tempo fa Agnelli. I profitti derivati da quest’operazione hanno dato ricchezza al paese, tanto è vero che mentre fino a qualche anno fa le attività commerciali erano quasi assenti, oggi è difficile trovare un negozio da affittare. Inoltre, tra a breve riusciremo a diminuire di due punti l’I.C.I. sulla prima abitazione di tutti i cittadini di Lacco Ameno.
Perché nel resto dell’isola le cose non funzionano allo stesso modo?
Noi non inventiamo niente. Credo che ogni cittadinanza si ritrova l’amministrazione che merita. Spesso ci fanno notare che gestire un paese piccolo consente di offrire maggiori servizi, di controllare più efficacemente la viabilità, la sicurezza, eccetera. Naturalmente è vero che contiamo solo cinquemila abitanti, ma bisogna tener presente che anche le entrate sono proporzionate al numero di abitanti. Abbiamo sfruttato al meglio le nostre risorse rifacendo, ad esempio, il sistema fognario, riducendo le tasse sulla spazzatura e così via.
Qual è il fiore all’occhiello della sua giunta?
Nel corso di questi nove anni abbiamo attuato quanto ci eravamo prefissi. Sono particolarmente soddisfatto della realizzazione delle opere pubbliche, dell’area portuale e della politica riguardante la disposizione dei servizi. Un’idea che non sono riuscito a concretizzare per mancanza di tempo è quella di un programma da attuare nelle scuole avente come fine la trasmissione alle ultime generazioni del vero senso civico. Ma non è detto che non ci riesca.
Quali sono le regole fondamentali per essere un buon sindaco?
Innanzitutto il sindaco deve rispettare le istituzioni, il consiglio comunale e le opposizioni; naturalmente suo compito fondamentale è ascoltare i problemi dei concittadini e rispondere al meglio alle loro necessità.
Se si dovesse liberare la poltrona del sindaco di Ischia, le piacerebbe andare ad occuparla?
Per ora non mi preoccupo di questo, ma Pomicino diceva che un politico coltiva per natura delle ambizioni. Penso che a prescindere dalle aspirazioni individuali sia necessario puntare a modellare un progetto politico sulle esigenze della gente.
Pensa che l’isola d’Ischia funzioni dal punto di vista turistico?
No. Bisogna adeguarsi ai tempi e mi pare che la macchina pubblica sia del tutto obsoleta. Ritengo che sia indispensabile una struttura amministrativa diversa da quella attuale. Il comune unico potrebbe apportare numerosi vantaggi all’intera isola, anche se mi rendo conto che i tempi sono lunghi e che si dovrebbe agire cercando di sensibilizzare prima di tutto la popolazione.
Cosa impedisce la realizzazione di questo progetto?
Ci sono forti interessi da parte di alcuni enti a non far conoscere i vantaggi di una simile manovra. Si fa allora credere al cittadino che il comune unico causerebbe la perdita di identità dei sei paesi. Creare uno strumento unitario in cui si eleva la classe politica, significa evitare che ci si occupi di interessi piccoli e limitati a realtà circoscritte in favore, invece, di problematiche che riguardino ed investano realtà comprensive, attualmente gestite da sei differenti amministrazioni.
Posto in questi termini sembra difficile non darle ragione, ma in concreto esiste una discordanza con le altre realtà amministrative…
Dovremmo avere la capacità di venirci a un’intesa su un programma unitario. Personalmente faccio politica per passione e quando cominciai a vent’anni ero insieme ai miei amici. Abbiamo coltivato il medesimo progetto e lo abbiamo realizzato con entusiasmo. Lo stesso spirito dovrebbe animare un programma più vasto che coinvolga l’intera isola.
Da dove si deve partire per riuscire?
Spetta ai partiti promuovere le persone più adatte ad assumersi il compito di realizzare le revisioni e innovazioni più urgenti.
Come vede Ischia fra dieci anni?
Vedo una classe imprenditoriale che non è compatta anche se valida. Non basta gestire bene un’azienda solo dall’interno, è necessaria una prospettiva più ampia. Se, ad esempio, un albergo funziona bene, ma non è supportato da un ambiente adeguato, esso non rappresenta un valore aggiunto, ma perde punti. Quindi l’imprenditore dovrebbe avere maggiore senso civico e mostrare interesse anche per il contesto urbano in cui è inserito. Ritengo, poi, che la pubblica amministrazione segua spesso metodi superati mentre da subito, per esempio, si potrebbe mettere su una sorta di consorzio tra amministrazioni per curare insieme almeno alcuni affari comuni.

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