SPIRITO RIBELLE, SGUARDO SEMPRE PRONTO A COGLIERE IL BELLO E IL GIOCO DELLA VITA. IL CORAGGIO DELLE IDEE DI UN CALABRESE SBARCATO AD ISCHIA, CON LA VOGLIA DI RIDARE VOCE A CHI L’HA PERDUTA E DI LOTTARE CONTRO LE INGIUSTIZIE E L’ILLEGALITA’.
Text _ Emma Santo
Quando chiedi ad Egidio “come stai?”, la prima risposta che ti dà è “si battaglia”. E quella risposta è anche la chiave d’accesso al suo mondo, costellato di anime disarmate di cui si fa portavoce e cantastorie.
Egidio viene da Joggi, un piccolo borgo calabrese in provincia di Cosenza, immerso nei castagni e con un cuore folk. Ad Ischia approda nel 1990, dopo la laurea in Agraria conseguita a Portici ed un’importante parentesi bolognese lunga due lustri. Nel suo bagaglio, valori incorruttibili “che fanno fatica a stare chiusi in gabbia”. Quelli che gli ha trasmesso suo padre, “operaio, contadino e pacatamente di sinistra”, che ha da poco compiuto 91 anni. «L’accoglienza, il rispetto degli altri, l’onestà di pensiero, la lealtà, la conoscenza. Tra i suoi vitigni rossi parlava a noi quattro figli del mondo e della musica, ci insegnava la bellezza delle parole». Principi sani e sacri, corroborati dagli anni bolognesi che lo prepareranno a scendere in campo per difendere i diritti degli ultimi.
Educatore professionale in ambito psichiatrico, i suoi ‘ultimi’ sono i malati di mente. Quattro anni dopo aver messo piede sull’isola, sarebbe stata completata la chiusura effettiva di tutti i manicomi italiani, cominciata nel ’78 con la Legge Basaglia. Molti dei pazienti ischitani sarebbero stati trasferiti dagli ospedali psichiatrici di Napoli ed Aversa nella residenza di Villa Orizzonte, che verrà aperta a Barano nel ’97. «Quando si sparse la voce del loro arrivo, tutta la comunità era in subbuglio – racconta Egidio. Raccoglievano firme perché non ci volevano. Ma dopo pochi mesi ci hanno conosciuto e ci hanno supportato in questa grande battaglia di civiltà per difendere i diritti dei nostri utenti. Tanto che, a giugno di due anni fa, ci siamo ritrovati al nostro fianco tutta la popolazione, scesa in piazza per proteggere i nostri ‘mattacchioni’».
Purtroppo, però, le proteste e le fiaccolate della comunità e della Diocesi non sono bastate. Ad oggi, Ischia non ha più la sua Struttura Intermedia Residenziale (SIR).
«Adesso, chi ha bisogno è costretto a trasferirsi sulla terraferma, con l’aggravio economico e tutti i disagi che ne conseguono, a cominciare da quello della traversata in mare. La chiusura di Villa Orizzonte ha significato un impoverimento dell’isola, perché per vent’anni siamo stati il fiore all’occhiello dell’ASL Napoli 2 Nord, per i nostri progetti all’avanguardia che si basavano sull’integrazione e l’autonomia».
Per lavorare con i matti, c’è bisogno di tanta forza, di spirito e di fisico. Ma anche «pazienza, predisposizione al gioco, a cogliere la sensibilità delle persone. E ogni giorno è uno scambio, spesso silenzioso. I malati di mente alternano momenti di serenità a momenti di delirio e inquietudine, ma le loro sono storie umane. Quelle che mi affascinano di più, che vado a scovare cercando di valorizzare. I regali che mi fanno sono tanti, primo fra tutti la completa fiducia che ripongono in te. In qualche modo percepiscono che tutto quello che fai, lo fai per loro. Ma è un continuo dare e avere. Ad esempio, mi hanno insegnato alcune canzoni degli anni ’50, ’60, ’70, che ascoltavano nei manicomi. Altre le ricordavo dall’infanzia, e siamo andate a ripescarle insieme».
In un mondo in corsa che facilmente perde per strada gli attimi, i suoi ‘pulcini sperduti’ riescono ancora a riconoscere la grandezza nei piccoli gesti: un caffè, un sorriso, una carezza. «Quelli che non hanno voce mi hanno sempre appassionato. Perché per me la bellezza è anche nello sguardo di una persona silenziosa che ha sofferto tanto e non riesce ad esprimerlo».
Ma non ci sono solo i matti, nel cuore battagliero di Egidio. Che è in prima linea anche nella lotta all’illegalità e alle mafie. «Io vengo dalla terra di ‘ndrangheta. Nel mio paesino non l’abbiamo mai vissuta direttamente, però percepivi l’atteggiamento di predominio ed arroganza. Dopo due anni di incontri con i familiari delle vittime della camorra e della criminalità napoletana siamo riusciti ad aprire, finalmente, il presidio “Libera” ad Ischia, che non vive la trincea del dolore, delle uccisioni».
Fondata da Don Luigi Ciotti nel 1995, “Libera” è attualmente un coordinamento di oltre 1500 associazioni, gruppi, scuole che si battono per l’uso sociale dei beni confiscati alle mafie, l’educazione alla legalità democratica, l’impegno contro la corruzione, i progetti sul lavoro e lo sviluppo, le attività anti-usura.
Ad Ischia, il presidio, intitolato alla memoria di Gaetano Montanino, ucciso dalla camorra il 4 agosto 2009, è stato presentato ufficialmente il 5 febbraio di quest’anno all’IPS “Vincenzo Telese”, che ha aderito all’iniziativa isolana insieme all’Istituto Comprensivo “Anna Baldino” di Barano e all’ITG “Mattei” di Casamicciola, oltre ad un folto gruppo di cittadini ed associazioni.
Per Egidio, un’altra esperienza incredibile. «Nelle scuole dell’isola sono arrivati i familiari delle vittime della camorra, per raccontare le loro storie. Il primo giorno di primavera, abbiamo accompagnato a Napoli gli studenti delle medie e quelli del Telese, che hanno partecipato con i loro striscioni alla Giornata della Memoria e dell’Impegno. A Barano, grazie ad un progetto voluto dalla dirigente del Baldino, Maria Rosaria Mazzella, siamo persino riusciti ad integrare le due realtà, del presidio e della salute mentale».
Il 26 maggio, Libera ha finalmente inaugurato la sua sede a Lacco Ameno, a pochi passi dalla chiesa di Santa Restituta. Tra gli obiettivi c’è anche la lotta al gioco d’azzardo, cominciata già con lo Slotmob Fest, e alla corruzione del sistema sanitario, la volontà di creare un centro di documentazione e memoria ed organizzare progetti sportivi, coinvolgendo le realtà napoletane. E poi c’è il progetto “Libera Terra”, per il recupero sociale e produttivo dei beni liberati dalle mafie, a cui aderisce la Bottega Vino e Olii di Michele D’Ambra, a Ischia Ponte.
Dal dire al fare è questione di “forza dell’indignazione”, che ad Egidio scorre senza tregua nelle vene.
«Io mi porto dietro quest’animo ribelle, in senso positivo. Ancora credo che un altro mondo sia possibile, sempre nel rispetto degli altri. Bisogna avere il coraggio delle proprie idee, cercare di costruire attorno all’ingiustizia, perché le cose possono cambiare. Anche perché io sono papà di un ragazzo di 24 anni, e penso che oggi più che mai i giovani abbiano bisogno di esempi positivi».
E poi ci sono tante altre passioni, a cui aggrapparsi quando si vuole staccare per fare il pieno di energia: lavorare l’argilla, suonare con la Scuola del Folklore di Buonopane, scattare fotografie, scrivere canzoni. «Mi piace lo sguardo dallo scoglio che apre all’orizzonte. Fotografo, rifletto, scrivo. E sto nel mondo».