n.15/2007
Photo: Marco Albanelli
Text: Redazione Ischiacity
Cosa distingue l’Ischia Film Location Festival dalle altre manifestazioni dedicate al cinema?
Il nostro è un festival consacrato ad un tema ben definito, vale a dire il rapporto che esiste tra cinema e territorio e ha il preciso obiettivo di mettere in comunicazione in maniera sistematica queste due entità. Nei fatti il cinema e i luoghi in cui le sue storie vengono realizzate hanno sempre camminato fianco a fianco ma senza dialogare in maniera organica: siamo il primo e unico festival al mondo che ha un concorso e dei premi destinati alle produzioni cine-televisive che maggiormente abbiano valorizzato il territorio o ne hanno espresso la cultura. Ma abbiamo anche un altro obiettivo. Vorremmo riuscire a far sì che nuovi produttori, in collegamento con un determinato territorio, investissero in operazioni di comarketing.
Ci spieghi in cosa consiste?
Si tratta di creare le condizioni per cui la produzione del film o della fiction trovi in una determinata zona i presupposti economici vantaggiosi e quindi la scelga per girare. Da parte sua, quel territorio ne riceve un ritorno economico immediato (ospitalità della troupe, impiego di aziende e maestranze locali ecc.) e di medio periodo, grazie al notevole meccanismo pubblicitario che sempre si collega alla produzione di un’opera del genere e alla possibilità di entrare nel circuito dei movie tours, vale a dire soggiorni turistici nei luoghi in cui film e fictions si svolgono. Di tali sinergie ci sono già esempi riusciti, soprattutto nei paesi anglosassoni, Stati Uniti (ricordiamo quelli dedicati a telefilm di grande successo come Soprano’s e Sex and the city negli USA), Nuova Zelanda, dove è stato girato il colossal Il signore degli anelli, Gran Bretagna, dove esistono oltre 100 locations per i film tratti dalla saga di Harry Potter. L’ultimo esempio di comarketing ben riuscito in Italia è legato alla fiction Capri: volevano realizzarla a Malta, ma la Film Commission della Campania è riuscita ad ottenere che si girasse fra Capri stessa e la penisola Sorrentina. Il nostro festival vuole costituire un momento di contatto e confronto fra gli addetti ai lavori di questo settore, quindi, dai produttori, agli scenografi e sceneggiatori perché i progetti di comarketing iniziano già nella fase dello script del film.
Qual è il peso dei luoghi in cui è ambientato nell’impatto di un film sul pubblico?
Forte, vedere un film può equivalere ad un viaggio, a un percorso, emotivo e culturale ma che può diventare anche propriamente geografico, perché si tende ad andare alla ricerca proprio dei posti che abbiamo scoperto e ci hanno colpito grazie alla visione di un film.
Qual è il bilancio del festival al suo quinto anno di vita?
Siamo cresciuti, nel senso che abbiamo ottenuto riconoscimenti internazionali: al nostro concorso sono stati proiettati film provenienti da 22 paesi; anche la Borsa del Cineturismo che si tiene in concomitanza con il Festival ha visto la presenza di rappresentanti di Film commission e addetti ai lavori da tutto il mondo.
Perché avete scelto Ischia come sede?
Il Festival potrebbe tenersi ovunque, perché ciò che gli dà sostanza è il tema. Lo facciamo qui perché già 50 anni fa Angelo Rizzoli, produttore cinematografico, promuoveva proprio quest’isola in cui aveva fortemente investito con i suoi alberghi proprio attraverso il mondo della celluloide, ricordiamo ad esempio il film della Cineriz Vacanze a Ischia.
A che punto è lo sviluppo del cineturismo in Italia?
Ancora indietro, benché sparsi sul territorio nazionale ci siano 1500 locations utilizzate dal cinema e dalla TV: ma per inserirne un certo numero in un circuito di movie tours ci vuole organizzazione e anche una memoria storica mentre diverse regioni non conoscono neppure il bagaglio culturale cinematografico che appartiene alla loro terra. Da studi promossi da noi in collaborazione con la BIT di Milano, è emerso che per decenni le nazioni prese a campione, Germania, Svizzera, Francia, Svezia, hanno scelto l’Italia per le vacanze anche per l’immagine di paese della ‘Dolce Vita’, spensierato che emergeva dalla filmografia. Negli ultimi 20 anni questa situazione è cambiata: esempio emblematico l’impressione fortemente negativa della Sicilia mediata da prodotti come La piovra. Con la serie de Il commissario Montalbano, che esalta un personaggio siciliano positivo, questa tendenza ha avuto un’inversione. A parte ciò, emerge anche che l’Italia è ancora promossa dai film con una forte distribuzione internazionale, le vecchie saghe americane come Il padrino, i film di Fellini, film internazionali come Ocean 12 ma anche La vita è bella di Benigni.
Che cosa pensa del fatto che l’isola d’Ischia da cinque anni ospiti due rassegne cinematografiche, l’Ischia Film Location Festival appunto, e il Global Film Festival: siete in contatto e avete mai pensato di collaborare?
Ci muoviamo entrambi nel mondo del cinema, ma il nostro festival si dedica a un tema specifico, loro invece alla sua evoluzione, alle novità, con ospiti internazionali ma hanno scelto di non avere un concorso cinematografico: il Global Film Fest è un grande evento che ha la possibilità di dialogare con i grandi del cinema, li porta nell’isola e ciò costituisce una bella vetrina pubblicitaria per Ischia. Noi siamo molto più tecnici e l’uno non esclude l’altro. Abbiamo identità distinte, ma dialoghiamo per cercare di unirci, perché in quanto unica realtà europea dedicata al cineturismo noi, e grazie al loro parterre di ospiti potremmo diventare molto più forti e competere con festival nazionali, come Venezia e Roma e altri.