Friday, November 22, 2024

30/2011

Text: Annamaria Rossi       Photo: Enzo Rando, Archivio Associazione

La Mandra In sospeso tra storia e leggenda, la notte di Sant’Anna ad Ischia si vive un evento dal sapore fiabesco: migliaia di persone si assiepano sugli scogli che circondano il ponte che conduce al Castello Aragonese, si affollano su tetti e balconi, cercano qualsiasi spazio sia utile a fare da platea ad uno spettacolo decisamente speciale. Tra mille luci, le zattere sfilano sulle acque della baia: ognuna di esse rappresenta episodi legati alla vita dell’isola e alle tradizioni locali, ma, sempre più spesso, anche situazioni ed ambienti che si richiamano a temi che, liberi da legami con la realtà ischitana, appartengono solo alla fantasia e creatività di chi li ha ideati. L’origine si perde nei ricordi tramandati dai vecchi: forse è l’evoluzione della processione di barche addobbate con fiori e lampade che in passato veniva svolta verso la cappella della baia di Cartaromana da parte delle donne devote alla Santa protettrice delle partorienti; oppure è la riproposizione di un rito arcaico che si celebrava conservando porzioni di cibo per consumarle in barca di sera, tutti insieme, per fare festa. Il ricordo di falò accesi all’imbrunire, a partire dal Monte Epomeo fino a scendere a Campagnano e dintorni, ha probabilmente contribuito a segnare l’indispensabilità del fuochi d’artificio, sempre presenti a corollario della festa, che è diventata nel tempo la sintesi di questi ricordi veri o appartenenti al mito. La competizione nasce intorno agli anni ‘30, quando un gruppo di amici pensa di istituire un premio per la barca più bella e quasi subito le barche vengono sostituite da zattere multiformi e di notevole superficie, con decorazioni ed ornamenti sorprendenti. Gli anni della guerra impongono una sospensione, che dura fino al 1952, quando alcuni professionisti ischitani fanno in modo che la festa riprenda con rinnovato vigore e criteri più attuali; infine dal 1998 si trasforma in palio tra i vari comuni dell’Isola. Prima dell’avvento della ‘formula del palio’, le zattere erano, tranne qualche rara eccezione, costruite esclusivamente da gruppi del comune di Ischia. La competizione, quindi, avveniva tra i vari quartieri, a volte addirittura tra singoli insiemi di persone. In linea di massima, hanno fatto la storia della Festa di S. Anna i gruppi della Mandra, di Ischia Ponte, del Porto e delle zone alte (Campagnano e dintorni). Giovanni D’Amico, quartiere Porto, è stato attore in molte edizioni e oggi fa parte del comitato organizzatore: “Il ricordo più vivo risale al 1967, la barca si chiamava “ ‘A Vocca Vecchia” e rappresentava la vecchia bocca del porto, nella zona Pagoda. Il gruppo era composto da Paolo Baiocco, Luciano Bondavalli, da me e dal fabbro Nerino Rotolo, che si era affacciato alla ribalta per competere con i più famosi Nerone e Funiciello. Il nostro impegno e l’entusiasmo profuso furono premiati, infatti vincemmo. E l’anno successivo ci riproponemmo con un’altra barca, “‘A furnace”, che vinse di nuovo. Nella mia memoria è ben presente soprattutto lo spirito con cui ci si avvicinava e si partecipava alla festa. Per noi erano un riferimento i lavori realizzati in precedenza da Nerone (Giovangiuseppe Sorrentino), uno dei pionieri. Le sue soluzioni ingegnose e soprattutto sorprendenti, anche se a volte tecnicamente non proprio perfette, sono state un modello, soprattutto per quell’inconfondibile stile per cui faceva di un difetto o di un imprevisto, un colpo di teatro in grado di stupire e divertire gli spettatori”. Anche l’architetto Giuliana Tosone ha contribuito fortemente con la realizzazione di molte “zattere” (non ama chiamarle ‘barche’), soprattutto negli anni più recenti. Testaccese d’adozione, ha iniziato fornendo i costumi per i figuranti, essendo anche un’esperta e brava costumista teatrale. Nell’anno successivo è stata chiamata per la realizzazione del primo progetto, cui ne sono seguiti tanti altri, soprattutto per il comune di Barano, insieme a Giovanni Migliaccio, da quando la festa è diventata palio: “Uno dei miei ricordi più gradevoli risale al 1996. Volevo a tutti i costi realizzare una zattera che riproducesse la cupola tonda della chiesa in cima al Castello Aragonese. Fatta la struttura con l’onnipresente collaborazione di Giuseppe Paucech, indispensabile maestro carpentiere e uomo dalle mille risorse, mi mancava l’idea per animare il tutto. Riccardo Pazzaglia (Ndr. Scrittore e storico, noto per la collaborazione televisiva con Renzo Arbore) mi suggerì, forse per celia, di costruire una enorme frittata. E frittata fu. Grandissima, e all’interno della cupola divenne “ La frittata del re”, che vinse il primo premio e due premi accessori. Molto divertente, poi, fu quando a Casamicciola cercavo di reclutare qualcuno in Piazza Marina, ed un turista inglese, che scoprii poi essere un professore universitario, insieme alla moglie, diedero la loro adesione. Li vestii da Nettuno e da sirena e quella sera, sulla barca, si misero a lanciare in aria manciate di pesci con un risultato entusiasmante per la folla”. Salendo nella parte alta dell’isola, raccogliamo le esperienze di Serrara Fontana, che ha partecipato alla gara a fasi alterne. Le prestazioni più entusiasmanti sono le più recenti, nelle edizioni 2009 e 2010, con le barche costruite dai ragazzi di Fontana diretti da Nicola Gioba (artigiano e scultore) e con le coreografie di Gigino Trofa. Ci racconta Nicola: “Il telaio delle zattere è stato montato proprio nel mio cortile, con una grande partecipazione da parte di tutto il borgo. In special modo, il progetto della barca del 2009, “Il Galeone”, riuscì a convogliare una grande energia che diede i suoi frutti: il lavoro risultò altamente scenografico e riscosse un successone di pubblico e di critica, anche da parte degli addetti ai lavori e degli altri costruttori in competizione. Era opinione concorde che dovesse vincere, ma la giuria decise diversamente, e ci si dovette accontentare del secondo posto. La delusione fu grande, le energie del gruppo erano state profuse a volontà. Nel 2010, le medesime persone hanno realizzato “Cleopatra”, facendosi onore, ma era ancora cocente la delusione dell’anno precedente”. Il gruppo di Buonopane ha costruito diverse barche, con la mano di Giuseppe Di Costanzo, la direzione artistica di Raffaele Di Costanzo e, naturalmente, la collaborazione dei buonopanesi. Ed è proprio Giuseppe Di Costanzo a esprimere come sia stato bello partecipare, anche prima del palio: “C’è sempre stata molta complicità, anche con coloro che lavoravano alle altre barche; ci siamo molto divertiti, soprattutto le sere precedenti al 26 luglio, durante l’assemblaggio delle zattere ad Ischia Ponte, quando scendevamo a lavorare portandoci appresso insalatone di campagna e vino abbondante da condividere con tutti. La vittoria ci ha sorriso nell’anno in cui presentammo la barca con la storia della ‘Ndrezzata. Purtroppo anche noi abbiamo assaggiato il sale della delusione nel 1984 con “I mestieri di una volta”, bellissima zattera costruita nei minimi dettagli e che purtroppo ebbe la sfortuna di sfilare per prima. Applausi e standing ovation da parte della folla, ma la giuria non era ancora al completo, e quindi chi arrivò in ritardo diede alla barca un voto a casaccio, disgraziatamente piuttosto basso. Tra lo sconforto di tutti e i fischi del pubblico, arrivammo terzi per soli due voti”. Torniamo infine in riva al mare, alla spiaggia dei Pescatori, la Mandra. E’ stata, da oltre cinquanta anni, la località dove venivano e vengono tuttora realizzate la maggior parte delle barche partecipanti alla Festa di Sant’Anna. Tantissimi sono stati i trofei vinti dai vecchi costruttori, dai “Ragazzi della Mandra” ed in ultimo dall’Associazione Culturale Largo dei Naviganti, ma la peculiarità della zona è che tutti partecipano alla realizzazione di queste opere, dai ragazzini alle persone di una certa età. Giovanni Conte, costruttore a cavallo di due generazioni, fa il suo resoconto: “La Mandra, dalla fine del mese di giugno fino al giorno della sfilata, diventa un cantiere a cielo aperto dove si lavora, si scherza ma soprattutto, alla fine della giornata lavorativa, si mangia allegramente sulle tavole di ‘ponte’ che formano la struttura della zattera, generalmente non inferiore ai 150 mq. Ovviamente, chiunque passa per la zona viene invitato e, quindi, potete immaginare la gioia dei turisti che, chiamati alla “mangiata”, tra un pezzo di coniglio ed un bicchiere di vino, si uniscono con il loro accento particolare, al canto di vecchie canzoni napoletane accompagnate dal suono di chitarra. Lo spettacolo maggiore, comunque, resta quello del varo: la zattera posta sull’arenile e ad una certa distanza dal mare, pesa moltissimo. Come sempre, all’inizio, non si muove di un millimetro ma poi, ecco “il miracolo”: tutte le persone degli stabilimenti balneari della zona “metten’ e’ man’ n’facc’ ” e la barca lentamente raggiunge l’acqua, accompagnata dai battimani e da un bagno collettivo. L’altro momento speciale è quello del ritorno, il giorno dopo la sfilata: l’arenile è in frenetica attesa e tutti partecipano, ancor più entusiasti se c’è stata vittoria. Brindisi, spari pirotecnici e soddisfazione creano una ulteriore festa.

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