Friday, November 22, 2024

25/2008

Photo: Romolo Tavani
Text: Silvano Arcamone

 

Piano & Jazz è una rassegna musicale organizzata con gusto e qualità nello scenario suggestivo di Villa Arbusto, che ha il solo difetto di essere troppo vicina alla strada e quindi esposta ai rumori del traffico. Quattro serate con altrettanti grandi pianisti italiani, incentrate sul rapporto tra musica classica e jazz. Il tema della contaminazione di generi non è una novità, anzi. Oggi, infatti, la musica è talmente aperta che risulta sempre più difficile catalogarla, soprattutto il jazz è ormai fuori dagli schemi linguistici di origine da tempo e i progetti degli artisti che si sono esibiti a fine agosto a Lacco Ameno da anni propongono sonorità ricche di contaminazioni. Interessante si è rivelata la presenza di Franco Fayenz, decano della critica jazz internazionale, che ha introdotto insieme ai musicisti ogni singolo concerto, un modo per parlare di jazz oltre che ascoltarlo. Le serate si sono concluse all’Albergo della Regina Isabella con il trio del pianista Renato Sellani accompagnato da Massimo Morriconi al contrabbasso e da Massimo Manzi, uno dei batteristi italiani più validi del momento.
La rassegna è stata aperta dal pianista romano Danilo Rea. Musicista versatile e molto apprezzato nelle esecuzioni in trio con il Doctor 3, ma anche nelle performance da solo, ci ha presentato “Lirico”, un titolo che si conferma nella scelta delle composizioni, che hanno uno spiccato lirismo nel tema al di là della provenienza di genere. Infatti il repertorio va da Giacomo Puccini a Luigi Tenco fino a Thelonius Monk: la proposta musicale si snoda attraverso suite che tracciano percorsi il cui senso lirico fa da guida a citazioni e improvvisazioni con un linguaggio che resta quasi esclusivamente swing.
Enrico Pieranunzi ha portato a nostro avviso il programma più interessante, forte anche di un elaborato lavoro che si è concretizzato in un disco dedicato a Domenico Scarlatti, musicista napoletano di epoca barocca che ha operato molto alla corte spagnola ma che, oltre a comporre per i regnanti, ha sviluppato un proprio percorso artistico nel quale, a detta dello stesso pianista romano, si trovano le prime tracce della musica jazz. “La sua è una musica umorale, cangiante, piena di movimento, le sue linee sono inscritte nel flusso della vita, come quando si improvvisa jazz. E lui, è ben noto, era uno straordinario improvvisatore. In più il suo linguaggio, anche se fissato sulla carta, condivide col jazz una grande, pagana ‘fisicità’. Lo si percepisce chiaramente da moltissimi dei suoi geniali spunti tematici. Sono disegni ritmici, nuclei melodici, a volte semplici intervalli non pensati a tavolino ma creati direttamente dalle sue mani sulla tastiera e poi elaborati e sviluppati”. “Scarlatti – Suggestioni & Improvvisazioni” è il titolo che Enrico Pieranunzi ha dato al concerto. Un’esibizione improntata naturalmente su brani di Scarlatti, ma che non scade mai nella pedissequa rilettura della composizioni sulle quali improvvisare con il linguaggio jazz, piuttosto il pianista elabora una proposta musicale più raffinata e meno scontata. Lo stesso Pieranunzi sostiene “… che le cosiddette operazioni di ‘jazzificazione’ sono del tutto fallimentari, sia rispetto al jazz sia nei confronti del materiale classico che si utilizza”. Il concerto si è concluso con una standing ovation.
Riccardo Arrighini lo conosciamo per averlo visto negli ultimi anni (ed in più occasioni anche ad Ischia) al fianco del giovane sassofonista di talento Francesco Cafiso. Oggi, lasciata alle spalle questa esperienza, si propone al pubblico con un lavoro da lui molto sentito: “Puccini Jazz – Recondite Armonie”. “C’entra sicuramente il fatto che sono cresciuto a due passi da casa sua, è sempre stato per me un ‘vicino illustre’ e fin da bambino le sue arie risuonavano nel mio piccolo mondo, quindi è normale che, oltre al valore delle stesse, io sia influenzato anche dalla forza dei ricordi che ognuno di noi prova ogni qual volta risente o rivede qualcosa legato alla propria infanzia”. Il progetto, portato anche in un tour internazionale dal maestro Arrighini, è sostenuto dalla Fondazione Festival Pucciniano in collaborazione con Umbria Jazz, nell’ambito delle celebrazioni per i 150 anni dalla nascita di Puccini. Anche in questo caso il concerto si è improntato sulla esecuzione delle romanze del compositore di Lucca, con una rivisitazione delle stesse in chiave jazz.
La rassegna è stata chiusa dal pianista più eclettico e comunicativo fra i quattro, Stefano Bollani. La serata ha registrato una presenza di pubblico altissima, con spettatori disposti anche a seguire il concerto in piedi. Bollani si è sganciato di fatto dal tema classica/jazz esibendosi in un concerto “Solo” che propone se stesso appunto, nella propria capacità di rielaborare composizioni e generi musicali con gusto e virtuosismi tecnici che hanno conquistato completamente la platea, alla quale è stata regalata una sorpresa nel finale con il duo Stefano – Irene Grandi. Un modo per accontentare anche chi segue i concerti jazz ma preferisce il pop.