18/2007
Photo: Marco Albanelli
Text: Emma Santo
Cadono negli occhi le stelle. Arrivano da lontano, sulla scia di una novella antica raccontata con una miriade di accenti ed una varietà di particolari, dettati dalla fantasia e dalle tradizioni dei popoli che aprono le porte di case, strade, piazze ad una ricorrenza che invita chi vi partecipa ad esser più buoni e generosi. Almeno per un giorno, almeno a Natale. Cinque anni che l’Associazione Villa di Campagnano organizza il “Presepe Vivente” e ogni volta ci si emoziona e ci si diverte come se fosse la prima. E’ il 29 dicembre e tre Re Magi in sella ai loro esemplari di razza equina scortano la folla che si accalca sui marciapiedi di Sant’Antuono alla ricerca della grotta e della cometa che le fa da balia. Non appena raggiungiamo la piazza, cuore del borgo di Campagnano, smarrire la cognizione del ‘quando ci troviamo’ viene spontaneo, quasi come se il vin brulè che ci viene offerto per ristorarci dal viaggio ed ingannare il freddo, fosse una sorta di pozione magica che incanta i sensi e ci rende incapaci di intendere se il mondo che si svela al nostro sguardo è reale o frutto di una bizzarra allucinazione. Tende tranelli la nostra mente al cospetto delle pastorelle che vendono dolci fatti in casa, zucche e mele cotte, degli uomini che cucinano la polenta o scottano caldarroste, di chi mostra come si macina il grano duro e di chi imbottisce di salsicce fresche panini appena sfornati. Il percorso a ritroso nel tempo diventa più ripido, e ci fa scivolare in un’antica stireria, dove donne che indossano la ‘magnosa’, il copricapo tipico delle contadine di un’epoca remota, imbracciano ferri da stiro in ghisa riempiti di carbone bollente. Si attraversano vigneti al cospetto di una luna sorniona e ci si imbatte nell’ “Osteria del Tempo Perso”, mai nome più appropriato per una vecchia cantina che non ricorda più in che anno siamo, nella quale due compaesani di due annate diverse giocano a carte e offrono da bere e da parlare a chi va a porgere loro saluti e compagnia. Il tragitto continua con la ‘sarturia’ in cui si lavorano pizzi per la biancheria, con le signore della raffia, con il fabbro che batte il ferro “finché è caldo”, con la segheria in cui vediamo all’opera il ‘segaccio a due’ ed il ‘prozio dell’aratro’, con cui si facevano solchi nel terreno per sollevare zolle e raccogliere le patate. Ed ancora, gli artigiani ed i loro manufatti, dallo ‘stagnino’ dedito alla lavorazione del rame e alla riparazione di pentole ed arnesi da cucina nonché a quella delle grondaie, ai cestini di olmo e canna, lavorati all’interno di un vecchio palmento insieme agli allievi della scuola elementare Ischia 2 (il secondo circolo della scuola di Ischia Ponte), alle preziose opere in ceramica. Un viaggio nelle viscere della tradizione, dei costumi e del folklore di un paese che ha davvero tanto da raccontare ai visitatori ‘venuti dal futuro’. Fino a prendere sottobraccio le zampogne e la loro musica a tema e seguire una luce lontana che brilla alla fine di un sentiero che si circonda di fiaccole, barlumi di respiro nel buio che calpestiamo. Così, il viaggio si conclude, con la grotta ed i suoi ‘componenti’ e con la ‘partecipazione straordinaria’di una capra in carne e lana.
Faticoso, il lavoro delle oltre 150 persone che si sono prodigate per la realizzazione di questo “presepe nel presepe” come l’ha definito l’avvocato Giuseppe Di Meglio, ideatore dell’Associazione. Unanime, di organizzatori e spettatori che quest’anno sono accorsi ancora più numerosi, la convinzione che ne sia valsa la pena.
La celebre stella si acquatta in un angolo ed aspetta il prossimo anno, per appuntare sulla sua scia un ennesimo momento di gloria.