Friday, November 22, 2024

34/2012

Photo: Romolo Tavani
Text: Riccardo Sepe Visconti

 

Ciò che spesso manca ad Ischia nei locali pubblici è la creazione di “un’atmosfera ad hoc”. Realizzare un ambiente unico conferendo carattere e originalità è, infatti, un uso ampiamente consolidato in terraferma come all’estero ma, purtroppo, molto poco diffuso nell’isola d’Ischia. In totale controtendenza il Signore degli Agnelli che quest’anno, avvantaggiandosi anche dell’apertura del dirimpettaio Blanco, ha rappresentato – in particolare a Casamicciola Terme – una felice eccezione. Com’è nato il progetto per il locale “Il Signore degli Agnelli”? E’ stato una sfida sotto più punti di vista: innanzitutto contro il tempo, perché Massimiliano Scibilia, il proprietario, mi ha chiamato dicendomi di voler aprire dopo due settimane e, in secondo luogo, perché mi ha dato carta bianca su tutto, affidandosi completamente alle mie idee. Il locale prima dei lavori era in condizioni pessime e non aveva stile, ma non appena ho saputo che avrebbe ospitato una steak house subito ho pensato di far ruotare tutto intorno ad una storia: il gregge che pascola. L’ambiente, infatti, è realizzato come se fosse una stalla, con materiali semplici e naturali ed essenze tipiche di un orto mediterraneo. Anche il design delle pecore è tuo? Sì, ho disegnato anche le pecore e poi mi sono rivolto al mio fabbro di fiducia per la realizzazione. E per i complementi d’arredo a chi ti sei rivolto? Ho scelto tutti artigiani particolari, ad esempio le lampade sono realizzate da Teresa Cervo, plasmate da giornali torti e ripiegati su se stessi, per ricordare cumuli di fieno. Ci tenevo che venissero utilizzati materiali che rispecchiassero la semplicità dell’isola d’Ischia, come la paglia presente in tutto l’ambiente. Sono un fanatico del design ma nel caso del “Signore degli Agnelli” me ne sono discostato pienamente perché volevo qualcosa di unico, che rendesse esclusivo il locale. Anche gli altri materiali sono basici, come il ferro arrugginito… In un primo momento avevo pensato all’acciaio corten poi, invece, ho optato per il ferro grezzo. Non ho voluto neanche che si lucidasse con una pennellata leggera di flatting poiché spero che col tempo acquisti una patina di ruggine sempre più vissuta e particolare, unica, appunto. Come mai la scelta dell’arredamento è ricaduta sull’Ikea? Per una questione di tempo: cercavo delle sedie da bistrot francese, quelle laccate di bianco delle osterie classiche e, ad Ischia, non sono riuscito a reperirle. Ordinandole ci sarebbero voluti più di due mesi per averle e Ikea era l’unica ditta in grado di fornire gli arredi immediatamente. Alla fine funziona tutto, poiché quello che abbiamo scelto da Ikea ha un design pulito, essenziale e semplice, in perfetta armonia con lo spirito del locale e poi le sedie sono comode e decorose. Sono soddisfatto di come sia stato risolto questo piccolo inconveniente! Invece, la preferenza del bianco alle pareti a cosa è dovuta? Originariamente, il locale era molto scuro e la prima idea è stata quella di rivoluzionarlo totalmente. Idea che si è rivelata vincente man mano che davamo le pennellate di bianco: tutto si illuminava e la cupezza che prima portava a non guardarsi intorno lasciava lo spazio ai colori spettacolari di Casamicciola, al tramonto, al mare, al cielo. E l’obiettivo da raggiungere era proprio questo: esaltare le bellezze naturali annullando il contesto, in modo da poter organizzare, in futuro, anche aperitivi e cocktail in preserata. Quali sono le altre particolarità de “Il Signore degli Agnelli”? Il bancone, un elemento scenografico di grande impatto, semplicissimo e rientra sempre nel contesto della stalla. Quanto sei soddisfatto dei risultati raggiunti? Non vorrei parlare del risultato ma dell’entusiasmo che Massimiliano ed io ci siamo trasmessi vicendevolmente: spesso ad Ischia trovo persone che mettono di continuo paletti e fanno richieste assurde che non sempre si armonizzano col contesto. Il lavoro dell’architetto è creativo e la creatività ha bisogno di spazio. Il locale ha avuto una bella armonia soprattutto a livello di gestione del lavoro che, come la progettazione, è risultata un gioco. Ho voluto evidenziare la forza della semplicità che si fa guardare, senza creare aspettative che poi non siamo in grado di reggere. Il nome com’è nato? Il nome è stata una scelta della famiglia Scibilia. Io avevo proposto “La Pecora Pazza” o “La Pecora Allegra”, giocando sul contrasto degli ovini che passeggiano felici nonostante siano in una steak house, ma poi ho lasciato a loro la scelta finale. E’ stato il minimo che potessi fare dopo aver avuto carta bianca su tutte le decisioni. Il progetto del Signore degli Agnelli è dell’architetto Marco Cortese (cell.3284011409; arch.marcocortese@libero.it); Le lampade sono di Teresa Cervo. (cell.:3391175276; cervo2bis@libero.it)  Le realizzazioni in ferro sono di Ecoferro. (tel.081902520; ecoferro@lbero.it)

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