Saturday, November 23, 2024

Il compito di un bravo direttore responsabile è quello di indicare una precisa linea politica espressa dalla propria redazione, in altre parole fissare obiettivi concreti e, possibilmente, raggiungerli.

In casa ICity l’obiettivo è contribuire a creare economie turistiche nell’area del Golfo di Napoli. Per farlo ci siamo dati il ruolo di “raccontatori” ufficiali della Bellezza, dell’Efficienza, dell’Eccellenza, del Fascino. Attraverso questi requisiti ogni cosa diventa vendibile, e tutto ciò che è vendibile massicciamente crea economie. Il turismo, in tal senso, è la principale.

Non lo scrivo perché ci sono nato, ma poiché è un fatto oggettivo: Napoli è la Città più colta del mondo. E per troppi anni è stato criminale sottacere questo aspetto all’umanità mettendone in luce quasi solo gli aspetti folkloristici o grotteschi. Ecco, quindi, che prende forma l’obiettivo di ICity: sollecitare riflessioni, sviluppare le conoscenze intorno al Capitale Umano – di abilità, talenti, genio, tradizione – che alimenta molti degli aspetti caratteristici dell’Esistenza a Napoli, in Campania, nel Sud Italia (per capirci, nel vecchio Regno delle due Sicilie…).

La riflessione che desidero spingere attraverso questa edizione “special food” di ICity è molto semplice: il buon cibo è un potentissimo attrattore internazionale turistico, i viaggiatori ci scelgono perché sanno che da noi si mangia bene. Ecco, allora, che nella sfida competitiva sul piano turistico la ristorazione assume un ruolo fondamentale, direi assolutamente primario: ancor prima dei presidi d’Arte, di quelli Culturali, del Clima mite o delle Bellezze Naturali. Il buon gusto ci rassicura, ci affascina e si fissa nei nostri ricordi.

Nella corsa alla “grande scommessa turistica” che la Città di Napoli sta entusiasticamente affrontando, quindi, bisogna tenere in massima considerazione i fenomeni legati al mondo dell’enogastronomia, ed occorre farlo promuovendo con tutti i mezzi ogni iniziativa virtuosa espressa in questa direzione.

La mia redazione ha individuato nell’area Napoletana (e provincia) quattro realtà che si distinguono su molte altre perché ciascuna di esse affronta con lucida determinazione (secondo i propri mezzi ed un preciso target) la sfida di elevare il concetto di ristorazione a “sistema di seduzione perfetto”: esse sono il ristorante Palazzo Petrucci in via Posillipo, il ristorante Caracol a Baia, la Pizzeria (dedicata esclusivamente alle pizze fritte) De Cham al quartiere Sanità e la trattoria Taverna Luciana ai Vergini (via Santa Teresa degli Scalzi, sul ponte della Sanità).

Indico loro perché: Palazzo Petrucci (lo chef Lino Scarallo è insignito della stella Michelin) è il ristorante maggiormente impegnato nel concept di alta ristorazione al centro della Città; esso coniuga eccellenza con cura attentissima degli ambienti e dell’ospitalità, ed in tal senso si assume la “responsabilità” di supportare l’immagine della ristorazione partenopea contemporanea nel mondo; il Caracol (lo chef Angelo Carannante è insignito della stella Michelin) – dal quale mi aspetto le più vistose performance per l’anno 2020! – perché ha il coraggio di svettare in un territorio dove fino ad oggi nessun ristorante aveva inseguito sogni di gloria; la pizzeria De Cham (con Isabella De Cham a capo del fortunatissimo team di “Guerriere della Sanità” aiutata dalla eclettica Imma Verde) perché oltre a dare personalità e gusto a pizze buonissime e portatrici di allegria, ha raccolto la sfida di questi anni: trasformare il Rione Sanità, rendendolo cuore pulsante della Napoli rinnovata o, se preferite, la Napoli del terzo millennio; infine la semplice e accogliente Taverna Luciana (voluta dalla determinazione di Iolanda Canale) che – da donna sola! – ha sfidato ogni pregiudizio, aprendo in un quartiere difficile (sempre in zona Sanità) senza cedere ad alcuna lusinga della “rivisitazione nel piatto”, quindi mantenendo un controllo assoluto sulla realizzazione ortodossa di tutte quelle ricette che fanno di Napoli una Città gustosissima (la pizza del Quartiere, la pasta alla genovese, le polpette al pomodoro, i polipetti alla Luciana, le uova al purgatorio, la pasta e patate, il baccalà fritto e in cassuola, etc etc.)

Questi sono i miei quattro Eroi, ed i loro ristoranti sono le fortezze del gusto (moderno, d’avanguardia o di tradizione). Li celebro portandoli sull’altare poiché sono convinto che tutte le discussioni sul cibo partenopeo – almeno quelle che caratterizzeranno l’anno 2020 – devono passare da qui.       

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