Thursday, November 21, 2024

IL CASTELLO SI RIFA’ IL TRUCCO

Text_ Pasquale Raicaldo Photo_ Marco Albanelli

Sono trascorsi 150mila anni da quando è emerso dal mare, in seguito a gigantesche eruzioni vulcaniche; poi natura e uomini lo hanno fatto com’è ora, intreccio di rocce, vegetazione, edifici aggiuntisi gli uni agli altri, ha resistito ai secoli e alle dominazioni, cambiando forma e funzioni e continuando a dominare la baia di Cartaromana. Per il Castello Aragonese, incontrastata icona dell’isola d’Ischia nel mondo, è arrivato, però il momento di farsi il maquillage. O meglio: qualcosa in più. Un restauro in piena regola, con tanto di consolidamento e pulizia dei costoni. D’altronde qui il tempo passa e lascia qualche segno. Inevitabile. Se, infatti, è solo leggenda che il suo primo signore in epoca greca sia stato Ierone di Siracusa, potentissimo tiranno siciliano, è storia che almeno negli ultimi 1200 anni circa abbia offerto riparo alla popolazione contro saccheggi e incursioni dei pirati e sia stato la roccaforte che tutti i dominatori dell’isola hanno eletto a loro dimora, dagli Angioini agli Aragonesi alla famiglia d’Avalos. Dagli inizi del Novecento il Castello è gestito dai privati. Ed è la famiglia Mattera, oggi, a salvaguardarne ogni angolo, con una cura meticolosa e un’attenzione divenuta proverbiale, che si traduce anche in una attenta selezione degli eventi legati a una location unica nel suo genere: dall’Ischia Film Festival al Festival internazionale di filosofia, passando per il Workshop mondiale di urban sketching.

Il restauro in corso, durante il quale il Castello è rimasto sempre visitabile, come quelli che lo hanno preceduto è interamente promosso e finanziato dai proprietari grazie ai proventi derivanti dall’attività di visita del Castello e senza alcun contributo pubblico. “L’intervento – spiega Nicola Mattera – incide su varie aree e ha scopi diversi. Come in tutti gli altri restauri realizzati qui la linea guida è quella della ‘mano leggera’, che consiste nell’aggiungere e modificare il meno possibile per garantire la conservazione delle patine secolari che ne hanno caratterizzato l’immagine fino a noi”. Insomma, il celeberrimo volto del Castello aragonese, immortalato tutti i giorni da migliaia di fotografie, resterà naturalmente immutato. E allora in cosa consiste il restauro? “La facciata centrale ha richiesto l’eliminazione di piante e arbusti che nel corso degli anni si erano ingranditi al punto da mettere in pericolo la sicurezza dei costoni. Alla prima opera di ‘pulizia’ è seguito un intervento di apposizione di reti e di legature con cavi in acciaio che garantiscano la tenuta della facciata. La tecnica utilizzata consentirà, nel prossimo futuro, lo sviluppo di una vegetazione minore che ripopolerà i costoni senza metterli in pericolo”. C’è poi un intervento al primo bastione difensivo, realizzato in epoca aragonese: si tratta del punto inziale della cinta muraria voluta da Alfonso d’Aragona nella fase di fortificazione e ampliamento della precedente struttura angioina. “Il suo restauro segue quello del secondo e terzo bastione già realizzato alcuni anni fa. E’ prevista l’eliminazione di piante e arbusti e la reintegrazione della parte muraria laddove danneggiata”. E infine: la Cattedrale diroccata dell’Assunta, fatta di ruderi silenziosi e stucchi sopravvissuti, è più suggestiva delle chiese integre. Testimonianza preziosissima di epoca trecentesca, in parte compromessa dal famigerato bombardamento inglese del 1809 e da crolli successivi, il suo campanile presentava una muratura disconnessa e bisognosa di lavori di ripristino dei giunti. Detto, fatto. Così il Castello continuerà a resistere ai secoli. Con la sua straordinaria bellezza.