Ci sono persone per le quali l’azione, il fare, contano piĂą di tutto. Rosario Terranova è sicuramente una di queste: da sette anni si dedica con passione, entusiasmo, caparbietĂ alla sua palestra di judo. Una palestra speciale, che lui – di professione è un poliziotto – ha creato ispirandosi al lavoro eccezionale realizzato da Gianni Maddaloni con la sua Judo Star Club a Scampia (al quale dedichiamo un ampio spazio in questo numero del magazine), con cui collabora assiduamente: “Nasco come atleta, sempre nel judo e questa passione mi è rimasta. Adesso voglio mettere a disposizione dei giovani ischitani le mie competenze e dare la possibilitĂ a tutti, ma proprio a tutti, di praticare uno sport che sia inteso in primo luogo come formazione del carattere, della personalitĂ . Anche a Ischia, infatti, ci sono bambini, ragazzi le cui famiglie non possono permettersi di pagare per fargli fare regolarmente sport, per questo da me alla ASD Judo Ischia, ospitata in uno spazio mezzo a disposizione dal comune di Ischia, su 50 iscritti pagano la retta forse in 20, ma sono tutti i benvenuti. Ho figli di nuclei familiari numerosi, sfollati per il terremoto, ragazzi che abitano nei prefabbricati in seguito all’alluvione di Monte Vezzi”. E proprio uno di loro, Giovangiuseppe Migliaccio,15 anni, sta diventando un piccolo campione, “per me è come un figlio – dice Rosario – spesso viene a casa mia, vorrei tanto che il Comune intervenisse per far sì che possano avere una vera abitazione perchĂ© hanno bisogno di dignità ”. Sicuramente scoprire talenti è soddisfacente e anche i figli di Rosario, Rocco e Michela sono judoka con una brillante carriera agonistica (oltre a supportarlo nella gestione della struttura, insieme alla moglie Annamaria), tuttavia non è questo l’obiettivo unico che persegue nella sua palestra. Piuttosto il maestro Terranova vuole fare del praticare un’arte marziale come il judo uno strumento educativo: “noi come genitori – dice – e anche io come maestro, dobbiamo tracciare la strada, certo ci sono mamme e papĂ che da me vorrebbero un miracolo e questo non è possibile, ma insieme possiamo contribuire a formare il carattere dei ragazzi. A farli crescere con equilibrio, apertura e rispetto allo stesso tempo, imparando ad avere padronanza di sĂ©. Attraverso le regole del judo che, in realtĂ , diventano regole di vita”. Sul tatami, infatti, dopo aver eseguito un rituale di saluto semplice ma importante che consente di calarsi nello spirito della disciplina, si apprende un’arte di difesa, inventata nell’800 da un giapponese e oggi praticata in tutto il mondo, che non contempla l’attacco e non fa uso di violenza; piĂą che adoperare la propria forza, infatti, si sfrutta quella dell’avversario per batterlo. “Per prima cosa insegno a cadere correttamente e paragono le cadute sul tappeto a quelle della vita, ai problemi, alle difficoltĂ , alle inclinazioni che una persona può avere. Dico sempre ai miei piccoli allievi che nella vita cadere è inevitabile, ma si deve imparare a rialzarsi”. Judo significa “via della gentilezza”, ma potremmo dire anche della cedevolezza, della morbidezza: in un ambiente protetto, con regole precise e chiare si apprende l’applicazione di forme di lotta elaborata e non violenta, in una dialettica che fluisce continuamente fra resistere e farsi prendere, restare in piedi e cadere, afferrare e liberarsi, in un confronto fisico che è anche psicologico. Gli scritti della ASD Judo Ischia vanno dai 4 anni in poi, suddivisi in gruppi, 4-7/8, dagli 8 ai 12 e poi i grandi. Fra gli adulti, poi, c’è chi viene perchĂ© sente che il judo gli dĂ sicurezza mentale e fisica, ci sono signore come Raffaella, due figli, che a breve sosterrĂ l’esame da cintura nera, e per passione da 5 anni pratica quest’arte marziale. Rosario Terranova, inoltre, ha in affidamento dal carcere minorile, secondo uno schema consolidato che Gianni Maddaloni attua con successo nella sua palestra di Scampia, ragazzi (in questo momento sono tre) che hanno commesso reati per cui la Procura dei minori li ha “messi in prova” presso la sua associazione, che a Ischia è l’unica che dĂ questo tipo di servizio, per un periodo di un anno. Conducono, infatti, la loro vita consueta in famiglia, ma almeno 3 volte alla settimana sono tenuti a venire in palestra, dove aiutano nella manutenzione e partecipano alla vita di questa piccolissima comunitĂ che può indicare loro un diverso modo di vedere il rapporto con gli altri. “Mi dispiace solo – conclude Rosario – che le bambine che seguono i corsi siano pochissime, in questo momento una sola; ma è un tabĂą tutto ischitano, una volta al mese insegno in una palestra a Roma e lì la maggioranza sono femmine”.
Text_ Silvia Buchner Photo_ Riccardo Sepe Visconti
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