Text_ Pasquale Raicaldo Photo_ Dayana Chiocca
Terracotta e ceramica. Fragili, come l’isola dal ventre turbolento. Sembra quasi una beneaugurante metafora, la storia di Keramos d’Ischia, la bottega artigiana che trema – in frantumi vasi e decori, danni per migliaia di euro – e che però si risolleva, qualche mese dopo. Creta e determinazione a resistere, l’impasto sapiente di acqua, terra e aria. E il fuoco, poi. E’ proprio una metafora la storia di Gaetano De Nigris e Nello Di Leva, che la sera del 21 agosto hanno tremato nei locali di via D’Aloisio, la stradina che da piazza Majo scivola giù, lambendo la chiesa di Santa Maria del Suffragio, sotto la quale ha trovato la morte la povera Lina Balestrieri. “Eravamo tutti dentro: io, con mia moglie e mio figlio, e due clienti isolane, delle amiche – racconta Nello, con immagini vivide per nulla scalfite dal tempo (sono passati otto mesi) – Gaetano era più all’interno, al computer, protetto. Il boato sotto i nostri piedi: attimi interminabili. Gli scaffali scaraventano a terra di tutto. Uno dei piatti in ceramica appesi al muro mi colpisce sulla spalla: fosse arrivato in testa, chissà se sarei ancora qui. La bottega, la nostra bottega, diventa un inferno. Poi i minuti dell’incertezza: e se arriva un’altra scossa? Porto famiglia e ospiti al riparo, sotto un arco. Fuori, il caos. Saltano gli infissi delle case che ci sovrastano, un filo elettrico produce scintille. Il black-out è quasi provvidenziale, penso. Crollano sassi, Gaetano ne prenderà a calci uno, assalito dalla rabbia. Vede tutto distrutto, diciassette anni di sacrifici. Diciassette, già: poi va’ a dire che la scaramanzia non conta. Prende a calci un sasso e per cinque giorni avrà dolore a un piede, pensate. Io no, io provo a scuotermi e a scuoterlo. Vedo il bicchiere mezzo pieno, anche nei momenti più tragici. Dico: ‘Abbiamo braccia e gambe, ricostruiremo. Ripartendo da zero’. Lo dico, e ci credo per davvero”.
E così è stato, sin da subito. A gennaio Keramos d’Ischia è ripartita da Forio, in via Giovanni Patalano 64. Una migrazione obbligata, gran folla all’inaugurazione, una vera e propria festa. Arrivano in centinaia: una delegazione di “Presepiarte”, da Cerreto Sannita, dona ai due ceramisti un contributo frutto dei proventi della vendita dei presepi. Don Pasquale Sferratore benedice la nuova attività, leccornie preparate da Nicola, Vincenzo, Luigi e Pasquale, il pane e pomodoro di Franco Iacono, i vini con il sommelier Tommaso Mascolo, le note di Music Store, altra realtà terremotata, e la voce di Keeniatta. Allegria e buonumore, una ripartenza coi fiocchi “Dobbiamo ringraziare Franco Costagliuolo, un amico, che con la famiglia, a due giorni dal sisma, ci dice: ‘Ecco le chiavi del negozio dal quale potete ricominciare, subito’. Ed è stato fondamentale. Perché in casi del genere – spiega Nello, con il tono che si fa grave – il nemico numero uno è la depressione. Stare fermi, con le mani in mano, aspettando che siano gli altri ad aiutarti non serve. Lo status di terremotati è pericolosissimo: ho perso mia suocera, così. A casa mia, a Ischia, ho ospitato dodici familiari. Faticavamo a trovare sistemazioni in affitto. Ci dicevano: ‘Meglio gli extracomunitari dei terremotati, chissà quando se ne vanno da casa con questi chiari di luna’. Come fai a non arrabbiarti? Come fai a non farti prendere dalla rabbia: anni di lavoro più che dignitoso e non riesci neanche a trovare una casa in affitto”.
Il terremoto è costato tantissimo ai due soci di Keramos d’Ischia. I locali di proprietà, in via D’Aloisio, sono da abbattere. Così come le due case di Gaetano. I danni al materiale si aggirano intorno ai 60mila euro. Ceramiche, scaffali, pennelli e colori. Un piccolo mondo in pezzi. “Per salvare il salvabile abbiamo impiegato mesi, dodici ore al giorno con i vigili del fuoco. Parecchia roba è ancora lì”. Oggi, però, Keramos d’Ischia è una delle icone virtuose del post-terremoto. “Lo ammetto: molta gente ci ha conosciuto con il sisma. E oggi abbiamo una posizione vantaggiosa, a Forio. In più tanti amici per i primi mesi hanno scelto i nostri prodotti per darci una mano. Ma i turisti che ci vengono a trovare, ora, neanche ricordano che ad agosto c’è stato il terremoto”. Polemiche e sassolini nella scarpa? “Non mi è piaciuto l’atteggiamento di alcuni casamicciolesi – spiega Nello Di Leva – che ci hanno accusato di aver abbandonato il nostro paese, di non essere più casamicciolesi. La verità è che siamo ripartiti, senza attendere le promesse del politico di turno, e preferendo non restare in standby. Del resto, Keramos è la nostra vita, la nostra unica fonte di reddito. Che senso aveva restare a braccia conserte attendendo aiuti che non arrivavano? E poi: non dovrebbe essere forse l’amministrazione a spendersi affinché le realtà virtuose del territorio non abbandonino Casamicciola?”. E il futuro? “Noi contiamo di tornare a piazza Majo e a Casamicciola. Oggi siamo ospiti, e siamo profondamente grati a chi ci ha dato questa opportunità, ma la nostra vittoria sarebbe il ritorno a quella che è stata, per molti anni, la nostra quotidianità. Del resto, un artista si esprime al meglio a casa propria, benché non possa negare che le emozioni negative ci hanno dato una buona carica. Per tornare a Casamicciola, però, servono condizioni chiare e un risanamento complessivo della zona rossa. Non ha senso spendere duecentomila euro per rimettere in piedi un immobile e poi alla prima piccola scossa assistere al crollo della casa affianco. Né è pensabile che i turisti vengano in un paese ricostruito a metà, magari percorrendo una strada pericolosa. Insomma: servono regole chiare ed appropriate, perché piazza Majo riesca a rialzarsi davvero”. Ceramiche e resilienza, questa storia è in parte ancora da scrivere. Lo sanno bene, Gaetano e Nello, che impastano gli elementi: acqua, terra e aria. Sotto, cova il fuoco di un’isola fragile, proprio come la terracotta. Ma nessuno, qui, ce l’ha con la natura o con l’irrequietezza del gigante Tifeo, che pure ispira alcune delle bellissime decorazioni di Keramos. Il bicchiere è sempre stato mezzo pieno, anche il 21 agosto.
Kèramos d’Ischia
Info. 339. 3394545 – laboratorio e showroom di Kèramos
Forio, via G. Patalano, 64