text_Isabella Puca
Aveva 13 anni Simone De Sanctis quando iniziò a scattare in pellicola con la sua prima reflex, «Mio padre era un appassionato. Utilizzava una macchina analogica, ricordo che aveva ricreatola camera oscura in bagno e io stavo con lui, al buio, con la luce rossa accesa senza capire cosa stesse facendo». Abbandonata quella che sembrava essere solo una passione Simone per 10 anni è stato barman freestyle tra vari locali dell’isola guadagnandosi, nel 2006, il titolo di campione Aibes. Poi il matrimonio e, 9 anni fa, l’avvento del digitale che lo portò a trasformare una passione nel suo attuale lavoro. «È stata una cosa graduale, – ci racconta – lavoravo ancora tra Alchemie e Dolce Vita (locali notturni tra Ischia e Forio n.d.r.) ma volevo imparare. Chiesi a Bruno Di Scala, che ha uno studio fotografico, se potevo accompagnarlo. Era agosto e lui volle una mano per i matrimoni». Due anni fa la scuola di fotografia pubblicitaria di Napoli e un’amicizia, che diventa poi una collaborazione, con Eugenio D’Orio e Carlo Rossi. L’ultima campagna pubblicitaria che hanno creato insieme porta il nome di Rocco Barocco. Con Michele Cozzolino e l’App studio a Napoli si occupa, invece, di food. «L’avvento del digitale – racconta Simone – è stato positivo secondo me. Una volta bastava sapere la tecnica, magari poi non eri creativo ma avevi l’attrezzatura e quella, un tempo, faceva il fotografo. Con l avvento del digitale la fruibilità della fotografia è diventata alla portata di tutti quindi anche chi non ha tecnica riesce a emergere. In realtà la differenza la fa il cervello, la creatività, la ricerca, l’estro». Il mondo della rete è fatto ormai di sole immagini; ci pervadono alle volte ne siamo sopraffatti e in molti si divertono a scattare, usare filtri e aggiungere un copyright. «Non posso mai dimenticare che comprai la Reflex digitale e incontrai Oscar Pantalone a Ischia Ponte. Gli feci vedere la macchina, lui mi guardò e mi disse “Aee, siamo tutti fotografi!” Quella frase mi spense ma fu un’ analisi vera perché in quel periodo, parlo di 3,4 anni fa, tutti compravano la Reflex». Da prodotto di settore, visibile solo su riviste specializzate, ora la fotografia d’autore ha conquistato il web divenendo oggetto di studio di chiunque affronti la materia con serietà, «credo che la fotografia completa – ci spiega Simone – sia quella di moda, quella commerciale, per la ricerca che c’è dietro. Si parte da un’idea,da una storia che si vuole raccontare e da lì colleghi una modella, dei vestiti, il trucco e il parrucco. Arrivare allo scatto finale, il click, è la cosa minore». Per Simone un’immagine è soprattutto interpretazione e da anni ormai si esprime esclusivamente con i suoi scatti. Con un gruppo di ragazzi ischitani ha creato un’agenzia di comunicazione con la quale stanno iniziando a muoversi in tantissime direzioni, sottolineando il discorso della qualità che inizia a premiare il loro lavoro. «Chi è il fotografo? Per me è una persona soprattutto umile. Qualcuno che porta avanti dei lavori con grande semplicità e un risultato eccellente». Il primo lavoro importante pensato e realizzato interamente da lui è racchiuso in un’immagine affissa al muro del suo studio, il titolo è “Bogart” e l’ ambientazione è tutta anni ’50. Una donna in penombra, un trench e una veneziana che ricorda un ufficio di investigazione. «Appena uscito da scuola – racconta ancora Simone – feci le copertine per il catalogo vacanze di Imperatore Travel, fu quello il primo lavoro importante ma ancora mi imbarazzo ai matrimoni. Entri nelle case della gente e trovi delle realtà assurde così come i personaggi tipo che incontri in tutte le famiglie come lo zio che fa le battute sceme». Quella frase detta da Oscar Pantalone, un’ artista molto conosciuto e apprezzato in questo settore e in ambito musicale, il primo giorno che arrivò la Reflex, ha segnato Simone che da allora si impegna ogni giorno di più in ciò che fa. Uno degli ultimi lavori è legato al food. Sul set, fatto di pasta e farina, lo chef Nello Patalano con dei ritratti freschi, dinamici e divertenti che hanno dato vita al progetto “Gourmet in movimento”. «La moda del food è scoppiata con i Social Network; immortaliamo tutto e alcuni ristoranti hanno allestito un mini set per i piatti. Fotografare il cibo è bellissimo, ed è la cosa che più mi piace. Con lo chef Patalano abbiamo ricreato una storia a 360° con i suoi piatti e poi sto lavorando a una serie di foto da food d’arredamento dove vedrete uno spicchio d’ aglio assumere le forme di un veliero». Tra i suoi sogni c’è quello di viaggiare scattando in giro per il mondo, tra i progetti futuri il discorso legato all’agenzia e tanti set da organizzare. «Cosa rappresenta per me la fotografia? É storia. Sia nella vita che nel lavoro, guardandole trovi il racconto della società, di come era e di come è».