GRANDE QUALITA’, RICERCA, IMPRENDITORIALITA’: QUESTO E’ IL FIL ROUGE DI UNA CASA VINICOLA IN COSTANTE CRESCITA CHE SI PONE FRA LE ECCELLENZE ISCHITANE DEL SETTORE.
Una bella storia di famiglia, di passioni condivise e tramandate, di ritorno alle radici con intelligenza e capacità imprenditoriale quella della casa vinicola La Pietra di Tommasone. Oltre dieci ettari coltivati a vigneto, una media di 100mila bottiglie prodotte per undici etichette, pensate per incontrare il gusto di chi ama il vino e insieme valorizzare i vitigni autoctoni e le peculiarità del suolo ischitano, interessanti progetti di espansione e un posto fra i più importanti produttori dell’isola per quest’azienda nata dal sogno – insieme visionario e solidamente legato alla sua terra – di Antonio Monti. Il suo è stato un percorso di successo professionale e personale ha un ristorante a Colonia, è sposato con Birgit e hanno due figlie Lucia e Barbara – che non gli ha fatto dimenticare le origini. Così negli anni ’90, quando eredita i vigneti in località Fango a Lacco Ameno, con la casa dove è nato e la cantina in cui il nonno e il padre Tommasone facevano il vino – decide di investire per creare una cantina attrezzata secondo le migliori tecniche enologiche (vasche in acciaio inox e impianto di raffreddamento, importante per i bianchi che devono fermentare a freddo per ottenere maggiori profumi, e per mantenere la giusta tempe-
ratura dei vini in estate) e di reimpiantare i terreni. La prima vendemmia nel 2004 e intanto trasmette la sua passione alla figlia Lucia, cresciuta in Germania, che diventa enologa attraverso un percorso di studi e di pratica presso aziende tedesche e friulane. Fino alla decisione più importante: trasferirsi nel 2009 definitivamente a Ischia e seguire da esperta, insieme al padre Antonio, La Pietra di Tommasone. Cordiale, idee chiare, innamorata di quest’isola, dove non è nata ma che ha scelto, Lucia Monti racconta le linee guida di un’azienda che miete successi, sia dal punto di vista commerciale che di riconoscimenti. Ultimo in ordine di tempo l’Oscar di Bere Bene 2016 con il DOC Ischia Biancolella 2014: si tratta di una guida del Gambero rosso che raccoglie tutti i finalisti per i famosi “Tre Bicchieri” che abbiano un costo in enoteca entro i 10 euro, e che automaticamente concorrono per l’Oscar Bere Bene, un riconoscimento che premia la capacità di garantire un buon rapporto qualità prezzo. I vigneti attualmente condotti dalla famiglia Monti si trovano, oltre che al Fango, a Forio in località Spadara e Chiena e al Calitto, che con quasi 6 ettari è il più grande dell’isola, e ancora a S. Angelo e a breve pianteranno un nuovo appezzamento a Fiaiano. Il biancolella il più prestigioso DOC isolano domina fra i vitigni, ma è presente anche il forastera. I due insieme si ritrovano nel Terra Dei che richiama molto gli agrumi, limone e arancia, ed è leggero di struttura rispetto al biancolella classico, com’è appunto quello dell’Ischia Biancolella, che fermenta a 12° e ha una lunga fase di batonnage, cioè affinamento sui lieviti, per essere chiarificato in gennaio, febbraio e imbottigliato a marzo: è un vino pulito, dai piacevolissimi profumi, che si abbina a pesce al forno, grigliate, molluschi, scampi, e pure a carni come coniglio e vitello. Ma si è scelto di dare spazio anche ai vitigni campani, in questo modo, spiega l’enologa “creiamo vini IGT che ci consentono di fare degli ‘esperimenti’ che vanno incontro alle esigenze del pubblico”. Così sono nati Pithecusa Bianco e Crazy Angels, quest’ultimo realizzato con falanghina, fiano e biancolella, con tappo a vite, un vino da aperitivo, è il più leggero dei bianchi, particolarmente adatto ai giovani, e in prospettiva destinato soprattutto all’estero. Tommasone, infatti, punta molto sul mercato internazionale, Germania, ma pure Stati Uniti, Giappone, Svizzera, Austria, Olanda, Belgio. Non a caso, unici a Ischia, producono un rosato, vino molto amato fuori dall’Italia. E’ il Rosa Monti: monovitigno di Aglianico, raccolto presto per conservare una maggiore acidità e minore grado alcolico e vinificato “in bianco”: l’uva viene trattata come si fa per i bianchi pressandola subito, senza macerazione del mosto nelle bucce, per cui si sentono gli aromi tipici del rosso come la fragola, ma è fresco, perfetto d’estate con crudità di mare, sushi, mozzarella di bufala, pizza e può ben figurare come aperitivo.
Fra i rossi, l’Ischia Per ‘e palummo è l’unico DOC, creato per seguire la
domanda del mercato campano: invecchia esclusivamente in acciaio, esce già a marzo nonostante sia un rosso ed è un vino fruttato che servito un grado più fresco si associa bene a pietanze di mare strutturate come la zuppa di pesce. Si differenzia, quindi, dagli altri rossi Tommasone che sono più invecchiati e corposi. Infatti, i due IGT Pigna Nera (aglianico, montepulciano) e Pithecusa rosso (che aggiunge una percentuale di per ‘e palummo a questi due vitigni) invecchiano in botti di rovere che si possono vedere nell’antica cantina del nonno Tommasone, piacevolmente ristrutturata rispettivamente 3 e 2 anni e si sposano con arrosti di carne, selvaggina, formaggi stagionati, ma il secondo accompagna anche il coniglio alla cacciatora.
text_ Cecilia D’Ambrosio | photo_Enzo Rando