Sobrio e misurato, mediatore per indole. Ma in prima linea, spesso. Oltre il suo ruolo istituzionale, che è quello di presidente di Confcommercio isola d’Ischia, Marco Bottiglieri è fondamentale ingranaggio di eventi e manifestazioni, pedina efficace anti-burocrazia, collettore di segnalazioni (e lamentele) contro l’amministrazione. Farebbe anche il gioielliere, ma a volte finisce con l’essere un dettaglio. S’interessa di politica (nell’accezione etimologica del termine, avendo a cuore le sorti della “polis”, e nella fattispecie dell’isola), ma non è un politico. Prima provocazione: perché? “Non fa per me – taglia corto – perché non so accettare le logiche della politica: scambi e favori, accordi sotto banco, la questua del voto. No, non sarei un buon politico: accetterei compromessi solo se fossero per il bene dell’isola che amministro”. Ecco, forse allora lo sarebbe, un buon politico. Seconda provocazione: dal commercio agli eventi, dall’Ischia Calcio ai trasporti, dalla depurazione al piano traffico, incanala tempo e risorse su più piani. Qualcuno direbbe troppi. “E’ vero. Il mio peggior difetto è che non so dire di no. E mi trovo a dover affrontare, e auspicabilmente risolvere, una miriade di problemi”. L’amicizia con Giosi Ferrandino, cui non ha voltato le spalle durante i lunghi mesi degli arresti domiciliari; il rapporto privilegiato con Pascal Vicedomini e il suo Global Fest; il filo diretto con Pietro Russo, presidente provinciale di Confcommercio; le amicizie sulla terraferma, che gli hanno creato una corsia preferenziale con Vincenzo De Luca, neo governatore della Campania: la geografia delle sue reti lo rendono pedina importante nello scacchiere dell’isola. Un politico che non scende in campo, però, malgrado qualche lusinga e le offerte esplicite degli ultimi tempi (il vice sindacato a Ischia, per esempio). Limite o risorsa, l’essere (ancora) poco propenso a gettarsi nella mischia? Dubbio irrisolto, per ora: molti amici, qualche nemico giurato, giornate irrimediabilmente corte, Bottiglieri è spesso più regista che cortigiano, benché in piazza si vociferi talvolta il contrario. Inconvenienti del ruolo, certo in vista.
Sicuramente, il tuo è un osservatorio privilegiato sul turismo dell’isola d’Ischia: cifre, tendenze, il polso di albergatori e commercianti, il feedback della politica, la vasta eco che giunge da Napoli, Roma, Los Angeles. Quanto basta per tracciare un bilancio dell’estate in corso. E ipotizzare alcune linee guida.
Io partirei da una considerazione. Ischia ha un nome e una tradizione. E per rinverdirli, l’uno e l’altra, non bisogna fare grandi rivoluzioni. Perché non è vero che si faccia poco, sull’isola. Il problema, spesso, è che non riusciamo a comunicarlo. Non siamo in grado di raccontare Ischia al mondo, con le sue risorse e le sue bellezze, ma anche con i suoi eventi, che abbracciano tutto l’anno.
Dovremmo dunque partire da quel che c’è già, prima di implementarlo?
Esatto. Un esempio su tutti: quando ho mostrato ad alcuni operatori turistici tedeschi la clip realizzata per raccontare il Natale a Ischia, mi aspettavo qualche consiglio, qualche suggerimento su cosa poter organizzare per renderlo più appetibile. Ebbene, hanno risposto entusiasti: “dal Presepe Vivente al mercato del pesce, dalle luci alla religione, fate già tantissimo. Dovete soltanto comunicarlo”. Insomma, siamo noi i primi a dover raccontare l’isola. Per farlo, dobbiamo coordinarci meglio, partendo dalla consapevolezza acquisita che ci sia, eccome, da raccontare al mondo. Ci sentiamo l’ombelico del mondo, poi però arriva una giornalista della RAI esperta di salute e benessere e fa spallucce di fronte al nome di Nitrodi: “Colpa vostra, non mia, se non lo conosco”.
Idee?
Una cabina di regia. E’ quello che manca, oggi, all’isola. Partendo dagli imprenditori, che possono e devono rimboccarsi le maniche: penso a un ufficio stampa e comunicazione che valorizzi gli eventi dell’isola, che spesso restano colpevolmente chiusi all’esterno. Con l’aiuto di Franco Cavallaro, la Festa di Sant’Anna – che è già una grande realtà del nostro territorio – fu ripresa da Rai International: ci chiamarono dal Canada e dal Venezuela, dagli Stati Uniti e dal Brasile, entusiasti di un evento così bello. Non sottovalutiamo manifestazioni come il corteo di Sant’Alessandro, che rischia di passare in secondo piano e che invece, adeguatamente pubblicizzata, può crescere eccome. Un’associazione, una realtà, che partendo dagli imprenditori provveda a promuovere il bello dell’isola: purtroppo vedo scettici ancora troppi operatori, che non hanno compreso il valore aggiunto di un investimento sulla comunicazione. Ma non ci fermeremo. Anzi, l’importante è partire. Non da zero, ma da quello che già facciamo. E non è poco.
Massa contro qualità: il turismo sembra fermo alla battaglia tra due strategie agli antipodi.
Io dico, intanto, che le presenze confermano che anche negli anni di crisi la gente ha continuato a scegliere l’isola. Abbiamo sostanzialmente retto. Poi, però, vorrei anche sottolineare come non serva contare 3 milioni e mezzo di presenze, se l’indotto non beneficia, il territorio soffre – tra traffico e inquinamento – e si genera soltanto caos. Bisogna avere il coraggio di fermarci. Ci sono strutture che alla quantità hanno preferito la qualità, rinunciando a fare grandi numeri. Con sacrifici. Con gli alberghi pieni, oggi, i commercianti si lamentano: l’indotto soffre, anche nei mesi clou dell’estate. E Ischia, come attestano i dati “Global Blue”, registra un decremento degli acquisti da parte del turismo internazionale assai consistente, intorno al 40%: è quello il dato sul quale riflettere. La gente continua a venire, ma la qualità si è abbassata enormemente.
Basta il crollo dei russi a spiegarlo?
Intanto diciamo che Ischia è colpevolmente incapace di diversificare i suoi target. Ha due mercati di riferimento, i tedeschi e i russi, che ha assecondato passivamente, senza essere in grado peraltro di rinnovare l’offerta, né di fare promozione. Quando, per motivi che non dipendono dalla nostra volontà, uno dei due viene meno, ecco il crollo.
E si arriva alla questione del low cost: il mercato si autoregolamenta o ci vogliono direttive precise?
Non si possono imporre i prezzi alle strutture alberghiere e alle catene, ma la qualità sì. I quattro stelle non possono derogare sugli standard di efficienza. E non sono tendenzialmente d’accordo, ad ogni modo, sull’abbassamento eccessivo dei prezzi, che dequalifica la località e abbassa i livelli qualitativi del target.
Ecco, appunto. Si parla spesso di turismo “cafonal”. Come lo si argina?
Con un decalogo per il decoro, adottato da tutti i Municipi, da comunicare preventivamente. Per far comprendere all’esterno che Ischia non accetta tutto, ma che è attenta a determinati comportamenti.
Destagionalizzazione. Ci credi?
Assolutamente sì. E alcune strutture hanno già ampliato, non senza un pizzico di coraggio, il periodo di apertura. Arrivando fino a dicembre. Sarebbe una boccata d’ossigeno anche per qualche boutique del corso: gli esercenti si lamentano da anni, l’autunno ischitano è morto. Ed è un peccato, soprattutto in considerazione dei numeri di presenze che Ischia, grazie alla spinta alcune amministrazioni, ha registrato negli ultimi anni nella finestra natalizia. Al punto che lo scorso anno abbiamo puntato (e investito) in un video presente in rete (http://youtu.be/JGFC_sDl3zY) che documentasse tutte le attività e gli eventi che in inverno, ed in particolare nel periodo natalizio, si possono condividere, dalle terme, allo sport, alla cultura, alla tradizione, agli incontri gastronomici e musicali. Video che tutte le strutture alberghiere che credono nella destagionalizzazione avrebbero dovuto lincare sul proprio sito. Inutile dirlo, pochissimi imprenditori hanno colto l’opportunità… Ed è davvero un peccato!
Tra i target dell’isola, mancano i giovani.
Vero. Siamo poco pronti. Gli imprenditori non rischiano, e certo i Comuni non hanno uffici in grado di agevolare le pratiche. Così, le mode – dall’aperitivo in spiaggia all’evento a tema – arrivano con anni di ritardo rispetto alle località potenzialmente concorrenti di Ischia.
Tornando alla necessità di “comunicare l’isola”, farlo, oggi, non vuol dire però risolvere i problemi reali.
Trasporti e depurazione, due su tutti. Temi cruciali, sui quali Confcommercio – con Federalberghi – è in prima linea, grazie anche alla sensibilità di Pietro Scaglione e Marco Laraspata. Non possiamo pensare a un’isola che funzioni, senza risolvere la questione dei trasporti terrestri, sulla quale ho in atto un’interlocuzione con il presidente della Regione De Luca, o senza completare il depuratore sulla collina di San Pietro, i cui lavori sono fermi dal 2011. Ci vuole un’altra marcia. Ischia deve fare fronte comune, individuando i responsabili di disagi e disservizi. E denunciandoli con forza, qualora non risolvano i problemi.