In 10 anni hanno portato le catacombe di S. Gennaro – pochissimi visitatori, all’interno di un quartiere a rischio, la Sanità – a essere il terzo sito più recensito nella città partenopea su Trip Advisor. Sono i ragazzi della cooperativa La Paranza, tutti del quartiere e dintorni, guidati dal carismatico e visionario don Antonio Loffredo. In questo intervento ricco di dati e spunti di riflessione, realizzato in occasione del convegno Cultura e sociale muovono il Sud, il professor Francesco Izzo, direttore del dipartimento di economia dell’università della Campania L. Vanvitelli, illustra il fenomeno Catacombe attraverso il suo valore economico che è sempre fortemente connesso a quello sociale, indicando un modello di gestione potenzialmente replicabile in tanti altri contesti.
L’obiettivo che mi pongo è provare a capire quale impatto economico ha generato la straordinaria esperienza della gestione delle Catacombe di S. Gennaro e voglio rassicurare Carlo Borgomeo, presidente della fondazione Con il Sud, che la loro scommessa come di tante altre associazioni, ha generato un grandissimo risultato: alla fine della relazione vi mostrerò un numero che può sembrare sorprendente e che sintetizza questo risultato.
Prima di illustrare quest’anno di lavoro in cui abbiamo intervistato quasi 800 persone che avevano visitato le catacombe, è importante definire un perimetro ed un tempo, perché il tempo in economia non è mai neutrale. Quindi va ricordato cosa era, fino a 10 anni fa, il rione Sanità: nelle antiche mappe si usava l’espressione hic sunt dracones (o leones) per definire un luogo dove era pericoloso addentrarsi, ed era questa la sensazione che si aveva quando si parlava di Sanità, un quartiere di Napoli, non più di 10 anni fa. Un luogo che conteneva bellezza – Sanità deriva il nome dalla sua collocazione perfetta – ma che a un certo punto per colpa di un ponte è diventato un’enclave, un ghetto, una periferia al centro della Città. Quindi, in primo luogo, ciò che è stato fatto in questo arco di tempo ha consentito di rimettere sulla mappa di Napoli il rione Sanità e di far diventare le catacombe di S. Gennaro il terzo sito cittadino più consigliato dai viaggiatori-recensori di Trip Advisor. E’ quindi chiaro che vantaggi ha portato in termini di percezione, di cancellazione del pregiudizio la riapertura delle Catacombe, realizzata grazie al lavoro della cooperativa La Paranza. Ma pensiamo anche a cosa è successo in questi 10 anni. Che in economia possono essere tanti e pochi. Nel 2009, era un’altra Napoli, un’altra Italia, un altro mondo forse e al rione Sanità accadde un episodio che mandò il quartiere su tutti i giornali. Fu uccisa una persona davanti a un bar. Venne, quindi, diffuso un video del delitto nel tentativo di avere informazioni utili alle indagini e si generarono commenti di questo tipo: “Io non vado a Bagdad, non vado nelle città colombiane, venezuelane o messicane e non vado a Napoli” e “Ognuno ha quel che si merita e se questa è l’Italia sono fiero di non essere italiano”. Questa era la Sanità nel 2009 e non dobbiamo dimenticarlo. Questi straordinari 10 anni sono densi e pieni di fatti, negli ultimi due, per esempio, è nata la casa editrice, la facoltà di Architettura ha conferito la laurea ad honorem ad Antonio Loffredo, il presidente Mattarella ha visitato il quartiere, la RAI ha realizzato il documentario di Luca Rosini.
Ma dedichiamoci ora ai numeri che danno concretezza a questa lettura. Le Catacombe hanno moltiplicato per 25 il numero dei visitatori in 10 anni, una cosa che non è accaduta in nessun altro luogo in Italia. Dal 2009, quando la cooperativa La Paranza le ha prese in gestione, l’ha moltiplicato per 11, l’arte ha creato valore e lavoro, si sono moltiplicate per 7 le persone che lavorano alle Catacombe. La variazione di crescita del numero dei visitatori ogni anno è stata a doppia cifra rispetto al precedente (+48%, +54%), negli ultimi 2 anni +30% e +25%. E se confrontiamo questo dato con altri siti importanti della Città, che nel suo complesso ha avuto un clamoroso boom di turismo culturale, ci accorgiamo che nell’ultimo anno le catacombe hanno superato anche il museo di Capodimonte. Rispetto a dieci anni fa in termini percentuali i visitatori delle Catacombe sono aumentati del 2500%, per fare un paragone se gli altri musei avessero avuto il medesimo tasso di crescita delle Catacombe il MANN per esempio avrebbe 1 milione e mezzo di visitatori, Capodimonte 430mila, oltre 500mila al museo di S. Martino. Valutare l’impatto economico di tutto questo significa provare a tradurre in un numero qualcosa che è assai complesso, facendo quindi molte semplificazioni, ma dobbiamo sicuramente ammettere che c’è stato quello che gli economisti chiamano shock da domanda. Quindi è giusto parlare di ricchezza invisibile delle Catacombe e faccio degli esempi per spiegare questo importante concetto. Cerchiamo di immaginare quale può essere il valore economico di una grandezza immateriale come formare le persone alla bellezza, persone che dopo aver visto le catacombe, viaggeranno ancora, visiteranno altri monumenti, acquisteranno libri, educheranno i figli al bello, all’arte, alla cultura, e qual è il valore economico del rafforzamento dei legami di comunità, quanto può valere diffondere il senso di appartenenza al quartiere, l’orgoglio, qual è il valore economico della reputazione, dell’integrazione sociale, della qualità della vita, qual è il valore economico “dello sdegno e del coraggio”, per citare S. Agostino. E poi ci sono i fiocchi di neve venduti dalla pasticceria Poppella, le pizze di Ciro Oliva, e qual è il valore economico di una ragazza che grazie all’esperienza come guida ha scelto di laurearsi in architettura, in archeologia… Ecco, questi valori non li abbiamo misurati. E ancora, ci sono conseguenze economiche di effetti non economici scaturiti dal lavoro di questo decennio, per esempio l’apertura dei B&B, il racconto delle esperienze che diventano libri (Ndr. Il riferimento è Vicolo esclamativo, scritto da Chiara Nocchetti, edito dalle edizioni S. Gennaro e dedicato alle storie dei ragazzi che fanno parte della cooperativa La Paranza), pasticcerie che invadono la città e che portano altre persone alla Sanità. Le quali magari non visitano neanche le catacombe ma sanno che la Sanità è tornata sulla mappa.
Abbiamo intervistato 765 persone e abbiamo voluto ancorare questo modello a un concetto, quello della memorabilità, perché le persone che hanno un’esperienza che merita di essere ricordata, tornate a casa parlano della visita, dei luoghi in cui sono state con parenti e amici e diventa un processo contagioso. Per cui, al di là dell’impatto economico, vale a dire “quanto hanno speso alla Sanità” (cosa che comunque abbiamo chiesto), ci interessava capire quante persone sono rimaste emozionate, colpite dalla visita. I visitatori sono più donne che uomini, in maggioranza fra 36 e 65 anni, il 41% viene da altre regioni italiane, il 25% sono stranieri (il 75% di essi europei, francesi, spagnoli, inglesi soprattutto, ma abbiamo intervistato visitatori da 36 nazioni). E’ interessante anche il dato secondo cui il 16% sono napoletani e per molti di loro era la prima volta che mettevano piede alla Sanità. Per l’88% degli intervistati era la prima volta che venivano alle Catacombe, per il 75% la prima volta alla Sanità. Per molti è stata un’esperienza di immersione e in questo le guide hanno un ruolo fondamentale nel legare la visita all’esperienza. Le persone hanno parole bellissime e dolcissime per le guide, la cui cortesia e la competenza sono messe al primo posto fra i fattori che rendono soddisfacente l’esperienza. Ed è proprio tale fattore a spiegare il successo delle Catacombe rispetto agli altri musei, dove non c’è una figura che renda partecipe di quel patrimonio il visitatore come fanno le guide della Sanità. Emozione, stupore, magia, esperienza mistica sono i termini usati per definire la visita. Valutazioni che abbiamo ritrovato anche nel migliaio di recensioni di Trip Advisor esaminate; nelle recensioni in lingua inglese prevale una valutazione di tipo emotivo, di reazione a qualcosa di inatteso, di sorprendente piuttosto che cognitiva. La condivisione viene sentita come fondamentale, queste persone dicono che consiglieranno Napoli e le Catacombe, torneranno in Città e alla Sanità. E ciò ha un valore economico perché significa che il passaparola o la narrazione di questi luoghi, di questa esperienza si tradurrà in flussi turistici. Oltre il 36% viene perché qualcuno gliene ha parlato; solo il 3% va via avendo visitato solo le Catacombe, il resto esplora il quartiere, per esempio il cimitero delle Fontanelle o le catacombe di S. Gaudioso. Trascorrono alla Sanità in maggioranza o 1-2 ore o mezza giornata, e questo significa consumare, acquistare nel rione e quindi avere un impatto economico. Dormono ancora poco alla Sanità (7%), ma la gran parte soggiorna nel centro storico (51%), e anche questo è un segnale che le cose stanno mutando. Il valore delle case alla Sanità è cresciuto del 50%, è un indicatore grezzo, ma ci dice quanto è cambiata la percezione rispetto al vivere qui e quali sono le aspettative di generazione di valore economico nei prossimi anni. Altro dato fondamentale è che molti turisti soggiornano più di 3 notti a Napoli e questo ha contato moltissimo nello stabilire il moltiplicatore economico che abbiamo adoperato per avere una stima finale dell’impatto. Per il 61% delle persone intervistate visitare le Catacombe costituiva una delle ragioni che hanno motivato la scelta di venire a Napoli; fra gli stranieri il 42% ha espresso un giudizio da 8 a 10, quando interrogati sull’importanza per loro di vedere le Catacombe.
Veniamo alle spese che servono a darci l’idea di cosa significano 130mila persone alle catacombe di S. Gennaro. La spesa media durante la permanenza alla Sanità è di 41 euro, che rapportati a quel 61% (o 42% se vogliamo fare una stima più prudente) di visitatori che ritenevano determinante nell’ambito del loro soggiorno venire alla Sanità fissano fra 2,2 e 3,3 milioni di euro il calcolo di quanto si spende alla Sanità grazie ai visitatori delle Catacombe.
A noi interessava anche capire cosa hanno comportato 130mila visitatori delle catacombe rispetto all’economia della Città: il numero dei visitatori non residenti si moltiplica per la spesa giornaliera individuale, per i giorni di permanenza, ma si pesa anche la motivazione, infatti se per il visitatore intervistato venire alla Sanità o visitare le Catacombe “non è importante” quella cifra economica si abbassa, si deprime. Un escursionista (persona che non dorme in città) vale circa 27 euro al giorno, un turista quasi 64 euro; abbiamo stimato 16mila escursionisti e 94mila turisti in un anno alle Catacombe, una media di 3.44 giorni di permanenza a Napoli e abbiamo un primo valore fondamentale, l’impatto economico da spesa diretta che è di 21 milioni di euro. Se aggiungiamo anche gli stipendi delle guide della cooperativa La Paranza, le spese in beni e servizi, la manutenzione, i canoni e altre spese commerciali e quanto deriva dall’investimento che istituzioni e fondazioni hanno fatto alla Sanità negli ultimi anni, si arriva a 22 milioni circa che vanno moltiplicati per un valore, un parametro che abbiamo scelto basso per essere cauti ed è quindi 1.5, per cui considerando gli impatti e gli effetti indotti possiamo arrivare a dire che 130mila persone venute in un anno a visitare le catacombe di S. Gennaro e la Sanità generano quasi 33 milioni di euro. E’ una cifra importante, che ci emoziona, ma soprattutto che ci dà il senso della scommessa che 10 anni fa è stata fatta in questo quartiere.
Sul sito delle catacombe di S. Gennaro è scritto questo versetto del Vangelo di Giovanni: “E’ nelle tenebre che inaspettatamente si rivela la luce”. Guardandolo in prospettiva economica quello che è successo mi ha ricordato il verso di una canzone di Leonard Cohen che dice che c’è una fessura, una crepa in ogni cosa ed è da lì che entra la luce. Il lavoro fatto alle Catacombe in questi anni ha aperto una breccia, e da lì sta entrando molta luce.
Photo_ Riccardo Sepe Visconti Slide_ Francesco Izzo, dipartimento di economia dell’università della Campania L. Vanvitelli
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