Interview e Photo_ Riccardo Sepe Visconti
Mi chiamo Giuseppe Schisano e ho 26 anni, in tante famiglie di luoghi come i quartieri Spagnoli accadono disgrazie ed è successo anche nella mia: ho perso da adolescente mio padre e ho dovuto arrangiarmi, facendo tanti mestieri, dal meccanico al muratore, dal barista al pasticciere. Così mi sono appassionato all’arte della caffetteria napoletana. Più grande ho fatto qualche viaggio sono stato a Barcellona, Copenhagen, Amsterdam, e lì mi si è aperto un mondo… Da 6 mesi ogni giorno lavoro con la mia caffetteria itinerante Don Cafè Street Art Coffe, mi sposto fra Toledo, piazza Carità, piazza Municipio, Monteoliveto e propongo un caffè preparato in infusione con la “napoletana” cioè la cocumella, quella che usava Eduardo De Filippo nelle sue commedie, da accompagnare con una minisfogliatella. La gente mi dà entusiasmo con i complimenti che mi fa, mi dicono “Sei un genio!”. Mettendomi anche in imbarazzo. Oggi riesco a guadagnare restando me stesso, nella mia città, pagando le tasse, i contributi previdenziali. Faccio una cosa che mi piace e riesco a fare felici quelli che incontro, si crea un flusso di energia con loro. Nei quartieri popolari ci sono opportunità di fare soldi facilmente con attività illegali, più che di ricevere proposte per un lavoro dignitoso. Allora, piuttosto che lavorare 8 ore per ricevere solo 30 euro, si entra nell’illegalità, rischiando il carcere e anche peggio. Per quanto mi riguarda, la scelta l’ho fatta già da tempo, ma ho sempre saputo che non sarei stato un dipendente, non volevo rimanere all’interno di un sistema che ti schiavizza. Adesso che sono libero con un lavoro che mi sono costruito da me, senza padroni, sento di aver vinto. Per questo, e lo dico anche ai ragazzi come me che hanno delle idee, bisogna lavorare in un ambito che piace. Ciò consente di vincere i problemi, lo sconforto, le resistenze degli altri. Prima ancora di avere il mio carretto, già immaginavo come sarebbe stato e ne ricevevo delle sensazioni belle, e questo mi ha fatto superare gli ostacoli, insieme a chi mi ha aiutato. Mi sono ispirato alle grandi aziende come Starbucks che propone anche la caffetteria su un triciclo; e poi ho guardato alle grandi capitali che sono avanti sul fronte dell’ecologia: ho visto le soluzioni che si potevano adottare, e la ditta che li produce ha personalizzato il carrello sulle mie esigenze. La mia è una bicicletta a pedalata assistita che mi consente di spostarmi a cui è agganciato il carretto, con un fornello omologato su cui preparo il caffè. E in prospettiva, voglio costruire un’azienda 100% ecologica. Il bello di questo lavoro è che ogni giorno non è uguale al precedente, incontri persone diverse, che ti danno magari un consiglio che oggi non ti interessa, ma magari domani sarà utile. Conta molto come cresci, verso cosa guardi, io vivo a colori. Mi è capitato che una coppia di giapponesi per due sfogliatelle e un caffè ciascuno mi abbia lasciato 50 euro; dopo 10 minuti 2 ragazzi che mi hanno detto non ho soldi, devo prendere lo stipendio, me li dai 2 caffè? Come fai a non darglieli, a non avere una coscienza?! Stando fra la gente si acquisisce più coscienza, più anima, più senso di responsabilità rispetto alle azioni che compi. Mi piace stare in contatto con le persone dalla più ignorante a quella che sa, senza sottovalutare nessuno, mi piace prendere il meglio da ciascuno e farne il mio bagaglio personale.
ICITY54