20/2008
Text: Emma Santo
Tutto il giorno in redazione e adesso… non ci vediamo più dalla fame! Ebbene sì. Quando il lavoro si fa duro i duri cominciano a mangiare. Tra i più quotati, soprattutto tra i ragazzi, c’è Mr. San Carlo, che ci corrompe con le sue pepite d’oro e di sale, un bottino formato famiglia che fa gola persino ai più salutisti come me che amano nascondersi dietro la frase di rito “vabbè, magari una”, tradotto dopo un paio di manciate in “magari una… alla volta”. Il break a base di patatine, pop corn, caramelle e Coca Cola riesce ancora ad ottenere rifiuti dall’emisfero femminile, anche se qualcuna tra noi, nonostante sia dichiaratamente a dieta, preferisce rinunciare ad una pizza che battere in ritirata davanti al ‘crunch crunch’ generale. Ma quando Lady Chocolate, regina di tutte le tentazioni, fa il suo ingresso in una stanza non c’è bocca che si storca, né schizzinoso che tenga. Davanti a lei non c’è il rimpianto di qualche etto acquistato che non valga la pena di essere vissuto, ci diciamo in coro mentre scartocciamo Lindt ripieni, Kinder maxi, Perugina fondente con percentuali variabili, Milka in tutte le sue versioni, al latte, bianca, con le nocciole, lufflè, pralinata… un delirio per chi soffre di carie! “Ragazzi vi ho portato i Ciocorì!”, esclama la nostra vicedirettrice mentre mi sono appena ripromessa di non rigirare il coltello nella piaga della mia colite impavida. Era dalle elementari che non li sentivo nominare, ed ora ecco che mi domando che fine abbiano fatto i loro amici Biancorì, mentre rispolvero lacrimucce di nostalgia sgranocchiando riso soffiato ricoperto di cioccolato al latte. E detto da una che ama il fondente, intuirete che persino quando il gusto personale ha qualche dubbio a riguardo, non è così difficile metterlo a tacere in un sol boccone. Ma da cosa dipenderà il bisogno di queste scorpacciate infarcite di cacao? Che l’energia in fase creativa sia un fattore determinante non è da sottovalutare come scusa. Tali attacchi di fame rimandano la memoria alle notti prima degli esami, ma anche ai giorni dopo, in cui non ci si siede davanti ad un libro senza sentire lo stomaco che si lamenta per improvvisi cali di zuccheri, nonostante abbiamo appena finito di pranzare. Lo stesso effetto suscita un monitor in cerca di idee, ti ci siedi davanti e ti vien fame. E se piove, non puoi non guardare fuori dalla finestra e sospirare, pensando che vorresti essere a casa di chi prepara Ciobar per tutti, il rimedio ideale per scaldare l’umore. Insomma è proprio il caso di dire che passa il Santo ma non la festa, dato che ogni scusa è buona, persino quando a riscaldarci ci pensa la primavera, per invadere le scrivanie di barrette di bianco e di nero vestite, farsi regalare dai colleghi gentiluomini Baci Perugina con il pretesto che ne collezioniamo le frasi – omettendo che oramai ce le abbiamo quasi tutte – e ringraziarli con una bella dose di Pocket Coffe, quando solo una ricarica al caffè può dar tregua alla stanchezza. Questa diffusissima voglia di cioccolato, per cui esiste anche un termine specifico, il cosiddetto craving, consola non poco quei piccoli tarli che ogni tanto si insinuano nella mente sperando di farci sentire in colpa, almeno un po’. Così come stilare una lista di motivi validi per potersi regalare il piacere senza il peccato, come ribadisce lo spot dei Togo, non fa che avvalorare la tesi che concedersi uno strappo alla regola non è poi così grave. Almeno finché a strapparsi non sono i nostri pantaloni. Fa bene al cuore, aumenta la serotonina, ormone del buonumore, ed il livello di magnesio che migliora le reazioni dell’organismo. E poi sopperisce alla mancanza d’affetto, un punto a sfavore di chi non ha carenze del genere e non sa più che altro inventarsi. Anche perché la scusa di esser stati rapiti da Willy Wonka, il famigerato proprietario della “Fabbrica di Cioccolato” (recentemente riadattato al grande schermo da Tim Burton) risulta poco credibile. Soprattutto se non assomigli ad un Umpa Lumpa.