Friday, November 22, 2024

29/2011

Text: Marco Migliaccio

 

Quando il diaframma tra bene e male è così sottile e a volte indistinguibile… Il Bene e il Male. Due concetti contrari, inequivocabili, inavvicinabili. Il Bene: tutto ciò che dev’essere fatto. Il Male: tutto ciò che non va fatto. Ma siamo davvero sicuri che sia così? Esiste un vero bene? E un male assoluto? E noi giovani, intendiamo cosa voglia dire bene o male? Sono del parere che esista un bene assoluto o un male assoluto, celato però dalle contaminazioni della cultura, e quindi i concetti di bene e di male sono spesso relativi a secondo dell’epoca e dell’educazione ricevuta. Ciò che in una determinata cultura può apparire bene, da un’altra può essere visto come male, a noi può sembrare strano che una donna si copra interamente con il Burqa o addirittura sbagliato, ma nella cultura araba è un fatto normale e, spesso, accettato, se non anche voluto dalle donne stesse, quindi com’è possibile che un concetto come il male sia conoscibile se è così facilmente mutabile? La nostra conoscenza del male o del bene dipende dal freno morale, che impedisce ad ogni uomo di compiere determinate azioni delle quali risentirà interiormente: a questo freno è spesso dato il nome di coscienza. Penso che ogni uomo, indipendentemente dalla cultura o dall’epoca in cui vive, creda che far del male ad una persona che ha fatto del bene sia qualcosa di sbagliato, tradire un amico o far soffrire chi ci ama, ogni uomo considera questo male, quindi il male ed il bene assoluto esistono. La cosa difficile è comprenderli e distaccarli da ogni contagio della cultura. Ma è possibile che gli stessi concetti entrino i simbiosi tra di loro e il male sia una causa necessaria per giungere al bene o che il bene arrechi del male? Questo problema riguarda soprattutto noi giovani, per esempio rispetto all’uso di droga: ho sentito più e più volte dotti psicologi attribuire il problema della droga all’insicurezza dei ragazzi o alle famiglie, oppure alla società, ma non ho mai sentito nessuno di loro parlare del piacere che questa può dare. Nessuno si drogherebbe se quest’atto producesse solo sensazioni negative e danni fisici, tranne un masochista o un autolesionista. La droga dà piacere, ed è assodato questo; eppure fa del male, rovina il corpo, rovina la mente, rende asociali, apatici, in poche parole: distrugge l’anima somministrandole dosi troppo alte di piacere. Questo ci dimostra come il piacere, cioè il bene, possa essere anche causa di sofferenza e di distruzione del corpo; ma non solo, per giungere ad un piacere intenso come quello dato dalle droghe, è necessario intaccare irrimediabilmente il corpo ed il cervello e quindi passare per il male – lo ripeto, è una fase necessaria per raggiungere il bene, ovvero il piacere. Il male può anche portare al bene. Anche il bene può portare al male, ma solo nel caso in cui questo sia un bene egoistico, un bene finalizzato solamente al proprio benessere, e quindi nocivo per gli altri, ai quali abbiamo dovuto causare del dolore per trarne del bene. La stessa azione, infatti, può risultare benefica per me e dannosa per un altro. Bene e Male hanno lo stesso padre, ma due diverse nutrici. Noi giovani spesso non conosciamo il male ed il bene, per il semplice motivo che non c’interroghiamo spesso su questi, accettiamo passivamente ciò che ci viene proposto dalla cultura senza aprire la mente e quindi diventiamo egoisti ed intolleranti. Di conseguenza, il male che noi giovani, o che qualunque essere umano può arrecare, non è dovuto solo alla volontà, ma spesso anche all’ignoranza. Come diceva Socrate: non si può fare il male se si è a conoscenza del bene. Ma Socrate ha ragione solo a metà, poiché non considera la volontà. La volontà è lo strumento più potente che abbiamo, può sottomettere anche il freno morale: basti pensare ad Hitler ed ai nazisti. Hitler grazie al suo carisma è riuscito a far fare ad un popolo intero cose che ogni uomo giudicherebbe follie orripilanti, quindi le SS e i nazisti in generale, seguendo la volontà del Führer, hanno sottomesso il loro freno morale. In definitiva, la conoscenza del bene e del male costituisce un freno morale, che a sua volta è qualcosa d’instabile, come ho appena dimostrato, se ne conclude che per conoscere questi due concetti è necessario conservare il freno morale. Senza questa conoscenza non saremmo altro che bestie.