16/2007
Photo: Marco Albanelli
Text: Pietro Di Meglio
Paradiso di gioventù
Ischia è ancora quel paradiso di gioventù di cui parlava Totò nella sua famosa canzone, o è un luogo che ormai non attira più un turismo che viva appieno anche la notte? Storia, tradizione, arte dell’accoglienza sono ancora qualità atte ad attrarre le nuove generazioni? Un dato è certo: oggi le notti seguono dettami rigidi da cui è difficile sfuggire, vittime delle mode e delle tendenze. Di sicuro, non è facile proporre delle novità prima di tutto perché la novità piace ma poi, come per uno scherzo di cattivo gusto, si ritorna all’abitudine. Dipende dagli usi e costumi dei ‘nottambuli’, legati indissolubilmente all’Isola. Dalla seguente indagine si evince che il by night è regredito; si è passati da una situazione di assoluto privilegio ad una di assoluta incertezza. Le cause sono molteplici e variopinte, proprio come il popolo della notte e gli interrogativi restano tali. Ischia è stata una delle località più ambite, c’era mondanità, voglia di vivere un divertimento puro. Nei night club degli anni ’60-’70 e sulle mitiche piste da ballo degli anni ’70-’80 (il Rangio Fellone, La Lampara poi Bambo, la Pinetella poi Mamunia, il Castillo de Aragona, lo Scotch poi Jane, la Mela, il Ciao Mare, il Valentino, il Charly, il Negombo, il Virus, il Marecoco, il Pink Panter, Luca e Daniele, l’Ok e tanti altri ancora) ballavano oltre 10.000 persone ogni sera e per tutta l’estate.
Le atmosfere della notte negli anni d’oro
“Rispetto ad allora è cambiato tutto, totalmente” ci conferma Tonino Baiocco, il gestore di night club per eccellenza qui sull’isola, “negli anni ’60 eravamo il luogo più alla moda e i locali che nascevano erano quelli giusti al momento giusto. Non troppo sofisticati: una ‘pagliarella’, una luce, la presenza esclusiva di grandi personaggi e l’atmosfera che si creava era unica e particolare”. I night club erano all’aperto e si potevano ascoltare piccole orchestre, la musica raggiungeva addirittura le abitazioni in collina; Luciano Bondavalli, ‘boss’ della movida isolana ricorda positivamente: “abitavo al Crostolo e da lì sentivo la musica della Lampara, del Bikini e dello Scotch, era piacevole e nessuno si lamentava…”. Il turismo era in continua evoluzione e così, sul finire degli anni ’70, cavalcando l’onda della tendenza è scoppiata la disco mania. “Entusiasmo ed equilibri semplici permettevano di allestire grossi eventi” aggiunge Tonino Baiocco “col ‘Mamunia’ si creavano situazioni attraenti invitando i migliori artisti del momento”.
Oscar Mattera, ‘Castillo de Aragona’, ci racconta nostalgico che “i night hanno vissuto un vero e proprio boom nel decennio che va dal ’78 all’ ’88: si apriva il 15 giugno e si chiudeva il 15 settembre; sulle spiagge si aspettava il barchino o l’aereo che allettava tutti ad andare a ballare la sera. Quelle ambientazioni facevano vivere l’estate come un momento magico. La discoteca era un luogo che proponeva, accomunava e amalgamava sensazioni che la gente recepiva dalla musica, dal ritmo, dalle parole, dal movimento. Poi gli orari di uscita erano diversi: alle 11.00 in spiaggia, alle 15.00 rientro per il riposino, alle 19.00 passeggiata per il Corso, poi cena e disco. Quest’ultima apriva alle 22.00 con il prezzo del biglietto irrisorio; alle 23.00 si riempiva e alle 3.00 chiudeva per lasciare spazio al panino dei primi pub dell’isola”. Non ha dubbi il dj di quelle estati, Pietro Di Meglio – in arte Pierre – per tutti ‘il Francesino’: “la discoteca era più ‘vivibile’, nel senso che si ballavano i lenti e la disco-music era più ascoltabile, andava bene sia per il giovanotto sia per la persona adulta. Il ruolo del dj era di studiarsi il tipo di gente che c’era nel locale e doveva essere bravo a far ballare tutti; si facevano cose che oggi sono impensabili: una volta presi una radio e misi lo stesso pezzo che passavo in pista, formai un trenino con tutta la gente del locale e uscimmo fuori coinvolgendo le persone che erano per strada”.
Le nuove tendenze
Oggi è aumentato il prezzo del biglietto, dovendo i gestori far fronte a costi di SIAE, security, dj, vj, vocalist, piano-show, pierre. È mutato il modo stesso di vivere la notte: si va a ballare dalle 2.00 alle 5.00, bevendo super cocktail e non spumantini come una volta e poi fuori fino alle 6.00 per il rito del cornetto al cioccolato e del latte freddo. Dulcis in fundo, la musica da strumentale è diventata elettronica attirando solo un pubblico che va dai 18 ai 24 anni e allontanando il trentenne. Si è creato uno stile di vita nuovo e “il ballo non ha più quella valenza aggregativa di un tempo” rimarca Bruno De Georgio, gestore del Friends “è più cool trascorre serate in bar all’aperto o in spiaggia dove c’è della buona musica d’ascolto e si può bere un buon cocktail”. Dello stesso parere è Gaspare Mattera del Baraonda: “si è alla ricerca di un’uscita più semplice, i giovani preferiscono ‘drinkettare’ in compagnia, non c’è più la moda di comprarsi il vestito e le scarpe adatte per le serate”. Il cambiamento più evidente è il rapporto uomo-donna inteso come luoghi, tempi e modi di corteggiamento, il locale notturno non è più quel luogo ideale per incontrare, conoscere e…’acchiappare’.
La fine di un’epoca
Il tempo delle discoteche è veramente finito? “L’epoca in cui il divertimento notturno era solo discoteca non esiste più” contesta Bondavalli “ma questo non significa la loro fine; restano le più importanti, affiancate da disco bar, cocktail bar, american bar e pub. Il vero problema è che Ischia non è più mondana, non vengono più le grandi personalità e di conseguenza non ci sono innovazioni. La colpa di tutto questo è nostra, perché non ci siamo accorti che le cose cambiavano e così ci ritroviamo con infrastrutture inadeguate ad ospitare i giovani e le nuove tendenze. Ci vuole anche la mentalità politica che imponga delle scelte, non ci sono più gli habituè e una clientela di qualità che nel mio caso mi permetteva di mantenere aperto un posto piccolo come il vecchio Valentino. In questi ultimi anni il turismo mondano è tutto concentrato nel fine-settimana e noi per sopravvivere dobbiamo ingrandirci per attirare il maggior numero di persone possibile”.
La crisi del by night è dovuta in primis all’immagine che Ischia offre sul mercato turistico attuale: oasi di tranquillità e benessere. “I nostri alberghi non sono attrezzati per un turismo giovanile: le colazioni sono possibili dalle 7.00 alle 10.00, la cena dalle 19.30 alle 21.00, un bagno in piscina alle 3.00 di notte non è consentito”. Questo è il pratico pensiero di Luciano Bondavalli, il quale sottolinea che anche le spiagge non hanno attrezzature adatte “a parte Cava dell’Isola, che da semplice spiaggia libera si trasformata spontaneamente in arenile del divertimento giovanile; sui nostri lidi non si può giocare a pallone, a racchettoni, non si può fare surf, non si può fare niente, così ci ritroviamo i Maronti vuoti e deserti, acque da mal di stomaco e ragazzi poco invogliati”. “Un primo passo” aggiunge Marcello Bondavalli, fratello di Big Luciano “sarebbe investire in pubblicità, invitare personaggi famosi, che richiamino un certo trend di turismo. Noi questo prima lo avevamo ora lo abbiamo perso”. Da queste parole risalta che i giovani non amano più venire da noi preferendo località più attrezzate alla notte.
“Le nostre difficoltà vengono anche da un turismo come quello termale, che non ci favorisce” fa notare Tonino Baiocco, “ma questo non spiega completamente la ‘crisi’, perché esiste comunque un giro di ragazzi del posto su cui si può creare un ‘movimento notturno’. Negli anni scorsi abbiamo solo raccolto e mai seminato, quindi bisogna rimboccarsi le maniche e valorizzare le nostre qualità”. Sarebbe giusto concordare una programmazione seria, scegliere una politica che rivaluti i locali dell’isola, lavorare molto con la comunicazione e con l’immagine e poi offrire dei servizi che siano efficienti e invoglino i turisti a ritornare: personale qualificato, prezzi più bassi, perché siamo fuori mercato e facilità negli spostamenti. Lanciare ‘atmosfere’ da mare, far rivivere le spiagge, magari con locali all’aperto sugli arenili, che diventino principali ed originali attrattive per un turismo votato anche al divertimento e alla spensieratezza. Gli albergatori saranno d’accordo con questo pensiero, visto che continuano a pubblicizzare l’isola solo come un luogo in cui si prova ‘un’immediata sensazione di benessere’? “Ma questo non influisce del tutto perché già c’è un giro di ragazzi del posto su cui si può creare un movimento notturno.
Nota del Direttore
Leggo in anteprima il testo dell’indagine sulle ‘notti ischitane’ che ho affidato a Pietro Di Meglio e trovo umoristiche e sorprendenti certe affermazioni grondanti bonomia auto-commiserativa da tutti gli artigli. Non se ne abbiano a male i miei amici Luciano e Marcello Bondavalli e Tonino Baiocco ma, a parer mio, se le notti isolane si sono ‘indementite’ e spente la responsabilità è sostanzialmente loro, sono appunto i big che piuttosto che approfittarsene di una situazione di assoluto monopolio avrebbero dovuto investire in qualità e ammodernamento delle offerte. Ad Ischia non esiste da anni un ritrovo all’aperto, ed oggi lo sappiamo il night funziona solo con questa formula, così come ad Ischia non c’è traccia di educazione musicale (i pochi dj sono costretti a suonare gratis o sottopagati in piccoli baretti di ripiego). Ho sentito per mesi all’Extasy suonare e cantare uno dei pestatasti più stonati che le mie orecchie abbiano avuto la sfortuna di intercettare. Da anni assisto alla programmazione più demenziale e sciatta di improbabili “eventi della notte”. Carissimi vecchi amici gestori di piano bar e night mettetevelo bene in testa: la vostra tirchieria vi condanna. Se non decidete di investire sarete destinati a sparire e quel che è peggio finirete di distruggere con voi le notti isolane, il divertimento dei giovani e con esso castigherete l’isola ad essere solo una meta di veterani del termalismo della terza età. Parlate di investimenti mancati eppure io non ricordo che quest’anno abbiate speso neppure un nichelino per fare comunicazione sul mio magazine che, al contrario di voi, lavora per l’immagine dell’isola e per il rilancio delle nuove idee.
Non mi aspetto da voi atti eroici, ma un po’ di maggiore attaccamento alle sorti di quest’isola, sì. Ciò che facciamo io dal mio ruolo di direttore di Ischiacity e voi da quello di operatori della notte, è sotto gli occhi di tutti e la gente può giudicarci: io credo di aver superato gli esami, voi potreste davvero sperare di non essere bocciati?
Riccardo Sepe Visconti