Friday, November 22, 2024

n.01/2005

Photo: Salvatore Basile
Text: Ciro De Angelis

 

Nata a Napoli nel 1964, Raffaella Bacarelli, per gli amici Ella, si è diplomata all´Istituto d´Arte, ha studiato all´Accademia di Roma. Ha lavorato per più di 15 anni come grafica pubblicitaria, illustratrice, e poi come art director in varie agenzie pubblicitarie, continuando sempre a dipingere per se stessa. Pochi anni fa ha lasciato la grafica per dedicarsi a tempo pieno alla pittura e di lì a breve anche la decisione di trasferirsi sulla nostra isola verde. Da qui segue un breve escursus delle prolusioni ad alcune delle mostre a cui ha partecipato R. B., per spiegare le sue opere attraverso le persone – addetti ai lavori, giornalisti e amici – che la conoscono e che possono dar voce al suo mondo pittorico. Al 1999 risalgono le prime mostre della pittrice nel suo luogo di nascita: “Casa d´Ascia” e “Vibes”. Di lì a poco nel catalogo che usciva a monte della personale allestita all´ex carcere di Punta Molino nel 2000, Paola Balestrieri Spadavecchia scrive che “lavora su supporti diversi (carta, tela, garza) usa tecnica mista (spatole, pastelli, garze, stucco, pettini) con prevalenza di acrilico. La sua pittura pseudo-astratta cela un figurativismo immediato che esplode divenendo la chiave di lettura della sua opera, la forma si mette a nudo nella sua immagine più primordiale attraverso il sottile velo di colore che la rende evanescente con la sua forza mediterranea e solare”. Nella stessa occasione Francesco Scalfati le rivolge in forma intimistica una lettera con dicendo che “la tua immagine – anche pittorica – si realizza nell´apertura d´ali dell´aquila e non certo nel volo degli sparvieri e riflette il mondo interiore non ciò che è di moda tra certi artisti che ammalati di protagonismo vivono l´arte come competizione”. Nello stesso anno anche la mostra all´Hotel Sirene a Capri e la collettiva “Inanime” a Villa Arbusto mentre quella alla Torre di Michelangelo, intitolata “Arte per Africa” è allestita fino al 2001. Arriviamo così al dicembre 2001, quando nella presentazione della mostra alla Galleria del Monte in Forio d´Ischia, come si legge dall´opuscolo, a mo´ di chiosa dell´opera della Bacarelli si legge “I dipinti dell´artista denotano un uso scaltrito della tecnica pittorica, oltre ad un gusto accentuato per accostamenti cromatici giocati su contrasti netti e di forte impatto, nello stesso tempo sono il risultato di una sensibilità viscerale, che fa del supporto una sorta di zona franca dove poter dare voce, in assoluta libertà, alle proprie immagini interiori”. I soggetti giocati sul fondo tematico di elementi naturali (l´acqua, il sole) “costituiscono dei dittici nei quali le immagini risultano in un rapporto positivo/negativo […] Il colore – per lo più blu oltremare e giallo arancione – gioca costantemente sul piano della dialettica caldo/freddo, solido/liquido, luce/oscurità, dove però le distinzioni finiscono per perdersi e dove i confini tendono ad annullarsi” (estratti dalla presentazione di Patrizia Di Meglio). Il linguaggio della comunicazione visiva allora prende spunto da quello sonoro primordiale: la binarietà dei colori riflette la semplicità dell´evocazione (il sogno di una bambina) o del ricordo (la corsa di una fanciulla) o un punto eventuale (lo scoppio dl vulcano) in cui si manifesta il segreto, sicchè nel contorno tra i colori netti si traccia il border-line del segreto intimo mai detto ma comunicato figurativamente. Da allora la sua opera ha assunto uno spessore nazionale: le sue opere recensite sui quotidiani rimandano alle mostre a Porto Sant´Elpidio (AP), al Castello Estense di Ferrara, a Cremona per premio Coppa Italart (2004), alla biennale di Venezia (2004); ed internazionale: Modra Bratislava nella Repubblica Slovacca e sarà presente nel prossimo anno a Barcellona. Per Raffaella Bacarelli dipingere, come scrive Anna Barattoni a prolusione dell´ultimo catalogo della pittrice, consiste “nella cattura di flash luminosi racchiusi nell´inconscio che, come fuochi d´artificio dell´Es, dopo il fragore degli scoppi, riporta sulla tela come fossero piccoli frammenti di cristallo antropomorfizzati” e non è un caso che le opere da lei presentate siano quadri astratti che “non devono avere titolo, e non vanno decifrati… vanno sentiti, in essi vibra tutto ciò che si prova nel guardarli”(ndr.). Scrive ancora la Barattoni “il figurativismo dei suoi quadri è raffinato, morbido nell´essenza, contempla sovrapposizioni di piani di luce e narra la visione singolare di un mondo intimo in cui lo sguardo si smarrisce. L´aprirsi di interstizi e interferenze fabulatorie, insieme al sentimento onirico dell´infanzia…”. E nell´artista si può riconoscere sempre quel tratto fanciullesco: il suo sorriso è il dono che ci dà della sua innata ingenuità. Ultimamente è stata invita dall´Istituto di credito, Banca Antonveneta al Corso V. Colonna per un´esposizione personale e in quest´occasione Malaspina, artista isolano, presentando la sua opera, ha scritto che la Bacarelli “in pittura osa e sfida i canoni classici rischiando tutto sulla sua pelle, portando avanti sempre di più la sua intima ricerca. Il temperamento, l´aggressività e lo spessore artistico sono rappresentati e confluiscono sulle sue tele in un´esplosione di colori travolgenti e coinvolgenti”.