Text_ Gianluca Castagna Photoretouching & Special Effects_ Miro Iacono
Un’invasione di dinosauri nel porto di Ischia; blatte preistoriche e incendiarie che mettono a ferro e fuoco il Castello Aragonese; sigari d’argento e corazzate stellari di ogni forma e colore volteggiano sui paesaggi dell’isola Verde. Non temete, sono solo foto. Immagini meticce, fotogrammi bastardi, scatti che scivolano in rete facendo surfing sulle onde scivolose delle nostre fantasie, dei nostri timori o dei nostri desideri. Anche quelli più apocalittici.
Miro Iacono è un nome ben noto nel campo dell’editor fotografico ‘fai da te’: a lui si devono bizzarre e talvolta geniali invenzioni come distese di ghiaccio artico nelle baie più belle dell’isola, divi e divine intrappolati nel turismo di massa come nella più minacciosa delle sit-com, battaglie furiose a metà strada tra Tolkien e Star Wars, pupazzi extralarge in versione horror scaraventati nel presepe buono delle feste natalizie. Fotomontaggi, chiaro, ma soprattutto transfert surreali meravigliosamente in bilico tra creatività e tecnologia. Frame fortemente narrativi perché in una sola immagine concentrano e suggeriscono una o più storie possibili. Non sempre allarmanti. Qualche volta prende il sopravvento l’Eden d’altre latitudini, anche solo per lasciare indietro la paura generata dal mondo così com’è oggi e cercare rifugio in una realtà parallela e riappacificata.
«Il senso di tutto è che la realtà non mi basta» ammette Iacono. «Ogni cosa che vedo in giro non è mai abbastanza, vorrei un mondo più fantastico, un surplus di creatività che, grazie ai miei trucchi, compensi il calo di immaginazione generale. In giro c’è poca vivacità». Davanti all’homo videns, Miro si diverte a far coincidere (e scontrare) il già visto e il mai visto. Una collisione tra l’immaginario, accumulato sulle retine di spettatori onnivori quali siamo diventati, e l’inimmaginabile del reale, situazioni della vita (politica, sociale, turistica) che nemmeno il visionario più spregiudicato potrebbe concepire e che non vorremmo mai vedere. Ma ciò che spesso è il fuoco d’artificio di una retorica spinta all’eccesso diventa d’un tratto profezia perfetta, esercizio acuto d’attenzione e sensibilità (pre)veggenti.
Gli alieni non scendono dal cielo solo per conquistare il pianeta e folgorarci con armi ultragalattiche, ma anche per ammonirci dei rischi che corriamo a causa della nostra stupidità. O del caos creato nell’ambiente dall’intervento distruttore dell’uomo (altro che lucertoloni giganti). Per esempio, la voragine ciclopica nell’area della Siena, all’ingresso di Ischia Ponte, oggetto di trasformazione in parcheggio interrato o la cicatrice arrugginita con cui è stata sfregiata Cava dell’Isola, a Forio, una delle nostre spiagge più belle e amate. Di fronte a queste forzature, Miro Iacono rifiuta la narratività del reale per rifarsi a uno scenario completamente reinventato in chiave immaginifica. Collirio rinfrescante per i nostri poveri occhi offesi da un bombardamento urticante di soluzioni, anche urbanistiche, irrimediabilmente nonsense.
Che i capisaldi dei monster movies invadano pure i gloriosi lidi! Le foto rapinose, paradossali di Miro si riprendono, in un solo colpo, la piazza reale, virtuale e mediatica. Le immagini che il Potere pretende di dare di sé, forse generate in un War Cabinet assai simile a un Castello kafkiano, vengono neutralizzate dalla magnifica libertà dell’immaginazione. Come dire: ora siamo pari. Certi fotogrammi, pur suggestivi, poco si adattano ad allungare le file questuanti dei commercialisti dell’immagine. Anche quelli più lirici e notturni che cantano alla luna. C’è sempre qualche dettaglio insolito a suggerire lo sberleffo («mai volgare o aggressivo», precisa Miro Iacono quasi rammaricandosene).
Le odissee dei pendolari (o dei vacanzieri) sui galeoni del Seicento? Lo sguardo attonito di una geisha alla ricerca di un giardino zen nelle epifanie del cemento? Creature mitologiche o provenienti dall’oscuro spazio profondo pronte a colonizzarci? E che sarà mai? Non c’è bisogno di una sospensione dell’incredulità particolarmente impegnativa: sono le tonnellate di immondizia la vera presenza aliena (altro che l’extraterrestre doc). La prossima sfida? «Passare a qualcosa di più dinamico. I video, ad esempio. Mi piace evolvermi e tentare cose nuove. Lavorare sul suono, ad esempio. E misurare la mia fantasia sull’immagine in movimento». Un nuovo dispositivo di svelamento della realtà e dell’apparenza. Coming soon.