31/2011
Photo: Oliver Cervera
Text: Joan Anton Cararach
Special Thanks: Beatriz Gimeno Non è difficile sentirsi rilassato nell’Albergo della Regina Isabella, ad Ischia. Così appare Stefano Bollani durante l’intervista, dopo il pranzo in un ristorante che ha scoperto quando è stato nell’isola l’anno scorso, invitato da Chick Corea per suonare in duetto. Un ristorante dove il migliore modo di arrivare è sicuramente via mare… Ischia way of life! Bollani è molto contento di essere il protagonista di Piano & Jazz 2011, i cui concerti si tengono a Villa Arbusto, a Lacco Ameno, non molto lontano dal giardino dove siamo seduti adesso a chiacchierare (Ndr. L’intervista è stata resa il 25 agosto 2011). Riconosce che è “un sogno” riuscire a suonare per tre serate di seguito con gruppi diversi, riuscendo così a mostrare al pubblico, in un colpo solo, tre facce della sua molto versatile personalità. “Non voglio dire che sia una ‘tragedia’, ma è vero che quando sei in tour con un gruppo ci sono momenti in cui pensi che un po’ di varietà non sarebbe male, e l’opportunità che ho qui a Ischia è unica: sono con me due dei gruppi con i quali ho un rapporto stabile (il quintetto I Visionari e il terzetto danese) e il mandolinista brasiliano Hamilton de Holanda, e ciascuna delle tre sere suono con uno di loro. E’ l’ideale, e Piano & Jazz è una delle poche situazioni che ti consentono di fare questo. Per il pubblico penso – e spero – sarà molto divertente. Il pianista milanese, ma toscano di adozione, riconosce che il pubblico è sicuramente una delle sue forze motrici, e pone come esempio un episodio del suo rapporto con George Gershwin, Riccardo Chailly e la Gewandhaus di Lipsia (il disco che hanno registrato insieme è stato pubblicato in Italia nel 2010 e l’anno successivo nel resto del mondo): “C’è un passaggio del ‘Concerto in fa per piano e orchestra’ che non mi riusciva in nessuno modo, né facendo le prove da solo né con l’orchestra. Era un dramma, mi vergognavo davanti a tanti musicisti di primo livello come gli orchestrali della Gewandhaus di Lipsia. Ma quando ci esibimmo in diretta, col pubblico, ho eseguito il passaggio senza problemi: in quel momento mi sono reso conto che ho assolutamente bisogno della scarica di adrenalina che mi può dare esclusivamente il pubblico, senza di esso non avrei mai suonato bene quel pezzo”. Allora, Ischia è il posto ideale: tanti appassionati approfittano dei tre giorni di Piano & Jazz per vivere “l’effetto Bollani” coniugato con l’atmosfera dell’isola. E, in realtà, lo fa anche lui, per quanto dopo Ischia lo aspetta un altro incontro con Riccardo Chailly e la Gewandhaus di Lipsia, per registrare un nuovo disco, dedicato, questa volta, a Maurice Ravel. “ Mi piace molto la combinazione fra il pubblico e il luogo che si crea qui”, dichiara Bollani, che si sente pronto per la sua nuova incursione nella musica classica. “Mi ha convinto Riccardo, e sono molto curioso di sapere cosa posso aggiungere io a Ravel, perché dopo incisioni come quelle di Martha Argerich, Arturo Benedetti Michelangeli e Krystian Zimerman (tra i tanti) potrebbe sembrare che non ci sia necessità di una nuova registrazione”. Tuttavia, riconosce che “forse” potrebbe aggiungere “un punto di vista jazzistico ad un brano (il concerto in sol maggiore) che ha molto di jazz, nel movimento lento c’è addirittura un po’ delle ballate di Billy Strayhorn. Ecco, penso che Riccardo voglia che lo aiuti proprio in questo: a esplorare l’aspetto jazzistico di Ravel”. “Esplorare” è un verbo che Bollani usa spesso, come quando parla del suo rapporto con la musica brasiliana, che ha conosciuto attraverso Barbara Casini: “Lei mi ha fatto conoscere tutto sul Brasile. Mi piace quel paese e l’idea che hanno dei generi musicali, con delle frontiere molto vaghe, anzi la divisione della musica per generi li fa ridere. Un sambista sa chi sia Heitor Villa-Lobos, un musicista con un’impostazione classica prende la chitarra e esegue una canzone, Chico Buarque fa samba ma è un intellettuale… Invece, secondo me in Europa, o almeno in Italia, non è così: qui una figura di cantautore come Gilberto Gil non è possibile: colto, aperto, ecumenico. Forse è un problema religioso” – continua – “nel senso che io amo il sincretismo piuttosto che la religione cattolica”. Comunque, chiarisce Bollani, scherzando: “Quello che faccio io è rubare. Ascolto i musicisti che m’interessano e provo ad imparare o a prendere qualcosa da ciascuno di loro”. Finisce la nostra conversazione. Nella sua prima serata, Bollani suona a Villa Arbusto con Jesper Bodilsen e Morten Lund, con i quali forma il terzetto danese (“un altro esempio di ‘esplorazione’: grazie a loro mi sono interessato alle canzoni popolari scandinave, diversamente, non mi sarei mai avvicinato a quel repertorio e non ci sarebbe stata un’esperienza da cui è nato anche un disco, ‘Gleda’ ”), Dopo i concerti ischitani, oltre alla registrazione di Ravel, Bollani affronta una nuova sfida, un programma televisivo in diretta per RAI3, “Sostiene Bollani” (Ndr. il primo appuntamento è andato in onda il 18 settembre), nel quale naturalmente tutti i generi si mischieranno. “Da bambino mi raccontavano che la musica classica era quella seria mentre le altre non valevano niente. Dopo scoprii il jazz e mi dissero che era musica banale ma c’erano anche amici che, invece, affermavano che era musica per intellettuali: e io non ci capivo niente!”. Qual è la conclusione? “Vogliamo fare musica, non spaventare”, sorride. * Direttore Artistico del Festival Internacional de Jazz de Barcelona http://www.ischiacitynetwork.info/video.asp?id=377