Friday, November 22, 2024

29/2011

Photo: Enzo Rando
Text: Riccardo Fioretti

 

Incontro Igor Monti al Baraonda Cocktail Bar, il locale della Riva Destra dove ‘passa i dischi’ tutte le sere. Nel variopinto panorama musicale dell’intrattenimento notturno isolano, Igor rappresenta una particolare e piacevole eccezione sia per la scelta delle proposte musicali che per essere un dj davvero ‘sui generis’. Com’è nata la tua passione per la musica? All’età di 13 anni andavo alle feste dei miei amici, la musica erano le ‘cassettine’ e ricordo che chi le portava a quelle feste godeva sempre di un’attenzione particolare da parte delle ragazze… All’epoca non ero a conoscenza dell’esistenza di qualcosa di simile ad un mixer audio, la mia idea quindi era quella di provare a mixare le cassettine con due mangianastri o qualcosa di simile… In breve tempo, però, mi resi conto che per raggiungere il mio scopo avrei dovuto acquistare una consolle. Avvicinarsi a questo fantastico mondo da subito fu possibile grazie alla conoscenza di un grande dj del tempo: Pierre Di Meglio. La sua disponibilità mi consentì di apprendere le tecniche basi di missaggio, tecniche che in seguito ho sviluppato e migliorato con l’amicizia del dj Marco Conte. Fu allora che cominciò il vostro sodalizio? Esatto, di lì a poco Marco ed io approdammo al Mister X, a Forio. L’esperienza durò fino a quando mi spostai al Dolce Vita per le serate del sabato: mi avvicendavo alla consolle con Marco e con Ivano Veccia. In seguito, ci spostammo al Jane. Nell’estate del 2005 ho avuto la mia prima esperienza da dj resident al Baraonda Cocktail Bar, sulla Riva Destra, tornando in inverno al Jane… In seguito, ebbi l’occasione di suonare il venerdì nel più rinomato locale dell’isola, il Valentino. Nell’estate 2008 lavorai al Life Night Bar, sempre alla Riva Destra, dove grazie all’opportunità offertami dal direttore Egidio Pinto ho definitivamente cominciato a suonare la “mia musica” ed a crearmi una cerchia di sostenitori, cominciando pian piano a superare la mia innata introversione. L’archetipo del dj non prescinde dall’avere una grossa dose di comunicatività ed empatia, quindi un carattere come il tuo non aiuta in questo mestiere. Come hai vissuto e come vivi il rapporto tra te ed il pubblico che sta dall’altra parte della consolle? Non c’è dubbio che la gavetta che ho alle spalle sia servita a farmi conoscere al pubblico giovane che, devo dire, oggi è molto più esigente che in passato in materia musicale. Credo che le difficoltà maggiori che ho incontrato in passato nel rapportarmi con il pubblico, però, siano da ascrivere al mio carattere: inizialmente ero molto introverso, ma durante i miei “set” mi capitava di percepire un feeling particolare, sopratutto quando mi rapportavo con persone più grandi. Per scelta personale sono sempre rimasto un po’ fuori dal filone della musica minimal e tech House, prediligendo la musica revival anni ‘70/’80/’90. A Ischia il dj è costretto a seguire le mode, non è riconosciuto per la sua personale selezione musicale Questo è un grave limite, sono convinto che la normalità dovrebbe essere il contrario: la gente che viene nei locali ad ascoltare le proposte musicali del dj, lasciarsi accompagnare dalla sua musica attraverso un’esperienza sensoriale sempre nuova, a prescindere dalle tendenze del momento. Credi che la mancanza di una buona cultura musicale sia da attribuire esclusivamente ai giovani? Anzi! Grazie ad internet e ai social network, i ragazzi di oggi sono molto più informati: lo scambio di files multimediali e musicali tramite piattaforme come twitter, beatport ecc creano catene di interesse attorno a brani, produttori e dj, permettendo una diffusione rapida e capillare della loro musica… Le possibilità di ricerca sono molto più semplici: oggi se pubblico su facebook un link di un brano che mi piace do la possibilità ai miei contatti di commentarlo, posso a mia volta esprimere un parere ed approfondirne la conoscenza linkandomi alle pagine youtube di origine e trovando immediatamente artisti e generi simili. Molto spesso, però, questa “conoscenza” può rivelarsi un’arma a doppio taglio perché i ragazzi sono molto più esigenti e quando si è in consolle bisogna stare molto attenti a non deluderli. Restando in tema di tecnologia, come hai vissuto il passaggio alla musica digitale? Sei un nostalgico o ami l’innovazione? Ho avuto grossi problemi con l’avvento della musica digitale e con le nuove soluzioni messe a disposizione dei dj: pensa che non ho neppure il pc a casa! A tutti i miei colleghi che preferiscono affidarsi a tecnologie di missaggio digitale, dico che forse dovrebbero ragionare bene sulla loro effettiva affidabilità: quando comincio una serata ho sempre con me qualche puntina di riserva per i giradischi, suonando con un mixer digitale o con un pc portatile avrei sempre la preoccupazione che possa capitarmi un inconveniente tecnico e a quel punto non saprei proprio come fare. Piuttosto che nostalgico mi definirei prudente.

« 1 di 2 »