Friday, November 22, 2024

n.04/2005

Text: Annamaria Rossi

 

Le calde serate ischitane non sarebbero magiche se non fossero accompagnate dalle note e dalle voci degli chansonniers. Tra tutte la più amata è certamente quella di Vito Colella, maestro indiscusso del piano bar, gran seduttore, travolgente animatore del mondo notturno.

Un terrazzo che affaccia sul porto nell´ora del tramonto, un caffè, un bicchiere d´acqua fresca e davanti a me un´icona delle notti ischitane, quelle recenti e quelle di un tempo. Ascoltare un mito che si racconta e coglierne l´essenza è un compito non da poco anche perché il personaggio in questione è un fiume in piena: mi investe con le storie di quarant´anni di musica e notti fino all´alba, di tipi da jet-set, di locali alla moda, eleganza, divertimento. È soprattutto un istrione Vito Colella, decano della vita notturna sulla nostra isola, un artista che ha vissuto da protagonista il suo mestiere. Figlio di un maestro di musica, inizia prestissimo a suonare così come i suoi fratelli. Poi, unico fra loro, fa di questo una professione, cominciando con il primo complessino da adolescente ed in seguito, all´inizio degli anni Sessanta, con il notissimo “Franco d´Ischia” , cantante con complesso al seguito che spopola nei primissimi locali notturni che a Ischia iniziano a nascere come funghi (antesignano fu “Il Fiasco” a Forio). Il gruppo di Franco d´Ischia riscuote grande successo anche in Germania, dove resta anche lunghi periodi, quindi una costola si stacca dando origine a “Gli Snobs” nel 1967, formazione iniziale Vito Colella, Gegè Colella, Ninotto Di Maio, Salvatore Cucinotta, cui si aggiungono nel tempo altri componenti in ausilio o in sostituzione (Mario Pero, Gianni Strudel, Gino Piscopo, Lino Saviano). E qui comincia il vero divertimento: feste private, feste in grandi alberghi, e soprattutto i locali maggiormente in voga, “La Lampara” alla Riva Destra e lo “Scotch” attuale “Jane”. Racconta Vito che da lì sono passati veramente tutti. Il mondo dorato dello spettacolo e dell´industria, la clientela elegante del boom economico, gli yacht più lussuosi, erano di casa ad Ischia e non c´era artista in voga al momento che non venisse ad esibirsi nei due locali sopra citati. “Gli Snobs” erano il gruppo di base per la serata, poi si alternavano le guest come Wess, Dino, I Pooh e tanti altri, talmente tanti e talmente famosi che nella confusione non me li ricordo. Con il passare del tempo, come spesso avviene, le strade si dividono e Vito Colella diventa un solista. Apre un locale a Forio, il “Coricò”. È piccolo, semplice ed elegante, raffinato e soprattutto sempre strapieno e molto ben frequentato. Qui si fa il vero piano-bar. Quello dove le persone ti ascoltano, partecipano, cantano in coro, socializzano, si divertono, bevono e fanno l´alba. E la vena istrionica di Vito ha completo sfogo, tanto che , per l´inverno e per la serie “esageriamo“, apre un altro locale a Firenze, macinando serate di successo una in fila all´altra. Poi si cambia fase, cambia la gente, cominciano a cambiare le abitudini, comincia a cambiare anche il modo di fare musica e il piano-bar inizia la sua discesa (o ascesa?) verso quello che è oggi, qualcosa di completamente diverso. D´altra parte, come recita una vecchia canzone interpretata dal grande Gigi Proietti: “Ma che ne sai, se non hai fatto il piano bar?”: la mole di esperienza acquisita da Vito nel suo percorso artistico lo porta al decennio d´oro de “La Meridiana” a S. Francesco, ed è questa una collaborazione assai fruttuosa tanto da identificare il locale con l´artista. Anche qui grandi serate, bella clientela, pubblico attento che ritorna di anno in anno per ascoltare Vito Colella il trascinatore. Poi l´ “Ecstasy”, il “Dolce Vita”, il “Valentino”, dove c´è Vito c´è divertimento, allegria, casino. Gli ingredienti sono quelli di un vero entertainment: consumata esperienza, capacità di coinvolgere, buona carica di simpatia e, ribadisco, alto senso di protagonismo, che fa sentire protagonista anche chi ascolta. E ora? Il piano-bar non c´è più. Niente più “one man-one piano”. Dice Vito che oggi basta un buon tecnico con un discreto orecchio e un pò di voce per fare una serata. Tra groove, loop, riff ed altre amenità varie, il cambiamento si è completato e la tecnologia ha sostituito gli artigiani come Vito che sapevano costruire una seratona anche con un pianoforte non perfettamente accordato. Sicuramente è giusto così, nessuno lo discute, si può essere professionisti seri anche con la tecnologia e diversi artisti lo hanno dimostrato. Però non chiamatelo più piano-bar. E in Vito c´è un pò di nostalgia: per il modo di lavorare di allora, per la gente di un certo tipo che a Ischia non viene più, per l´incapacità delle persone di ascoltare e saper fare la differenza in mancanza di un minimo di cultura musicale. E soprattutto nostalgia per quell´atmosfera di convivialità e di grande socializzazione attraverso il divertimento che si creava durante le serate fino a qualche tempo fa, un modo di stringere amicizie facendo quattro chiacchiere con un bicchiere in mano, cantando con il pianista, magari anche “ acchiappare” e fare mattino. Per celebrare i venticinque anni dalla nascita de “ Gli Snobs”, qualche anno fa è stata organizzata una grande festa a Forio, al Soccorso, durante la quale tutti i “ragazzi” che hanno fatto parte del gruppo sono stati festeggiati e premiati ed è stata per tutti una bella soddisfazione. A me piacerebbe, e ho esposto anche a Vito questo desiderio che covo da parecchio tempo, scegliere una serata, magari d´inverno, a metà settimana, durante la quale riunire tutti gli artisti di piano-bar dell´isola, vecchie e nuove leve per creare un happening, giusto due canzoni ciascuno con, volendo, una jam session finale. Metterli tutti insieme un paio d´ore e vedere cosa succede. Secondo Vito non potrà mai accadere perché gli artisti hanno poca propensione per queste commistioni. Io lancerei l´idea a chi è del mestiere, vediamo chi se la sente. Fatemi sapere. Intanto Vito Colella, corteggiatissimo da almeno tre o quattro locali cui fino ad ora si è negato, dopo la scorsa estate al Mezzatorre, quest´anno si esibisce al Continental di Ischia, pubblico da Hotel, forse un poco d´antan, ma di gusti decisamente raffinati. Le serate sono relativamente tranquille e gli permettono di spaziare in un repertorio molto vasto, dal classico al jazz al moderno divertente senza dimenticare mai la canzone napoletana. Ormai disincantato, un pò blasè, certo non appassito, fà il suo mestiere quasi sornione. Il suo sogno (perché anche passati i cinquanta si sogna ancora, ve lo garantisco) resta un locale simpatico, che possa essere frequentato da un pubblico scelto, e perché no, preparato. Sullo stile dell´arboriano “meno siamo, meglio stiamo”. Al centro: One man-One piano, sicuramente a coda, magari bianco, possibilmente accordato a dovere, e intorno tante orecchie che ascoltano. Candele accese, un bicchiere pieno, due commenti sottovoce, sguardi, atmosfera. Un ritorno al passato o un presente più chiaro?