Thursday, November 21, 2024

Text: Riccardo Sepe Visconti

Probabilmente in tanti fra quanti leggeranno queste righe e conoscono Riccardo Sepe Visconti, il direttore di Ischiacity, lo hanno visto in giro per l’isola come al solito (anche se con molti chili in meno!) e qualcuno avrà pensato che stesse lavorando per il prossimo numero del magazine.
E invece non era così. Marco Albanelli, Umberto Arcamone, Carolina Castellaccio, Mimmo Esposito, Riccardo Fioretti, Roberta Levato, Emma Santo, Romolo Tavani, Lucia Elena Vuoso (rigorosamente in ordine alfabetico) e la sottoscritta (cui si aggiungono alcune preziose collaborazioni esterne: il fotografo Claudio Iacono, Ciro De Angelis e Raffaella Di Meglio, la truccatrice Nancy Tortora e il parrucchiere Peppe Cirino, la modella Sabrina Schneider) firmano il numero 20 di Ischiacity che è stato interamente (con l’eccezione del servizio fotografico dedicato a Irina Sinicina e che è opera di Riccardo Sepe Visconti) pensato e realizzato dallo staff che lavora per il giornale, ma senza il suo direttore, che lo sfoglierà quasi come un normale lettore.
Quando Riccardo mi ha domandato, circa un mese e mezzo fa, se ritenessi di poter fare un numero insieme alla redazione ma senza che ci fosse lui a indirizzare e coordinare il lavoro, ho risposto di sì. E garantisco che solitamente sono una persona prudente, anche troppo prudente. Eppure ho subito pensato che la redazione tutta fosse pronta a una tale prova.
L’Ischiacity che avete fra le mani è il risultato di questa sorta di esperimento, durante il quale alcuni maggiormente – in primo luogo io che ho sempre fatto il vicedirettore, e vi assicuro che si tratta di un incarico assai diverso da quello di direttore – altri in maniera più sfumata, ma tutti hanno dovuto modificare il proprio ruolo, assumersi compiti che prima non erano i loro, garantire una disponibilità più ampia, e non solo in senso di tempo, ma innanzitutto di contributo di pensiero all’elaborazione del progetto. La redazione al completo, infatti, ha scelto gli argomenti e ha discusso lo spazio da attribuire a ciascuno, ha dato indispensabili apporti alla ricerca delle location in cui effettuare i servizi, come alla scelta della modella per la cover (che ha costituito, come si può ben immaginare, un passaggio fondamentale).
Abbiamo chiesto al fotografo Marco Albanelli di scattare negli orari più assurdi, al mattino prestissimo come la sera tardi, in qualsiasi giorno della settimana, di realizzare foto complesse (una parte delle quali non apparirà in questo numero e spero potrete vederle nei successivi). Ho chiesto alla redazione che lavora ai testi un grande sforzo, di velocità, efficienza, qualità (e anche per quanto riguarda loro, questo numero ospita, per ragioni di spazio, solo una parte degli articoli realizzati). Chiedere uno sforzo ulteriore di creatività ai ragazzi del reparto grafica non è stato necessario: unicamente a loro (in particolare a Umberto Arcamone) si deve, infatti, l’ideazione del bellissimo (consentitemi di dirlo, anche se sono coinvolta in prima persona, ma è veramente delizioso) servizio di copertina, un omaggio ideale alla primavera che sta arrivando, e insieme alla grazia e alla gioia di vivere. A Riccardo Fioretti e Mimmo Esposito si deve l’introduzione di servizi più dinamici, come quelli dedicati agli sport estremi, e anzi, in quell’occasione abbiamo scoperto un grande talento di Fioretti che, per sua riservatezza, nessuno di noi conosceva.
Mi auguro che i lettori ritrovino lo spirito di Ischiacity, fatto di attenzione per le cose belle, di cura per i particolari, della convinzione che se non si è soddisfatti di quanto ottenuto bisogna insistere ancora per avere un risultato migliore. Proprio questa è stata una delle regole che mi ha guidato in questo mese (e l’ho sicuramente imparata da Riccardo Sepe Visconti). E ha guidato l’assistente Roberta Levato e i ragazzi che nella fase operativa ho visto muoversi con professionalità. E tuttavia, mi farebbe piacere se riuscisse ad emergere anche l’originalità di una parte dei servizi, che è frutto della loro fantasia e del loro lavoro.
Messa così, potrebbe sembrare che sia stato tutto “rose e fiori”. Assolutamente no. Quindi voglio dedicare un piccolo spazio a quello che è stato il mio ruolo di direttore. Ritengo che la cosa che ho fatto di più in queste settimane sia stata – paradossalmente, ma forse neanche tanto – imparare. Mi rendo conto che suona un po’ retorico (non sapete quanto la retorica non mi appartenga) ma è proprio la verità. Ho dovuto affrontare e cercare di risolvere problemi diversi da quelli che mi vedono solitamente impegnata: ci sono riuscita alcune volte, tal altre ho dovuto arrendermi e cambiare strada, ho preso decisioni che riprenderei, mentre certe temo che le cambierei subito, se potessi. Un’altra cosa che ho fatto in queste settimane (molto di più e più approfonditamente del solito) è stato conoscere. Conoscere tante persone, ischitani e non, che abbiamo contattato, nelle cui case e vite siamo entrati per raccontarveli: li ringrazio tutti per quanto sono stati gentili e disponibili. E soprattutto conoscere il gruppo con cui ho lavorato. Sì, perché mi sono trovata a guardarli da un’angolatura diversa e dunque a scoprire aspetti della loro personalità che non conoscevo, pregi e difetti, potenzialità che non sospettavo e limiti. E naturalmente per loro è stato lo stesso nei miei confronti.

Silvia Buchner